di Andrea Momoitio*
Leda and the Swan | Pintura erotica attribuida a Francois Boucher | 1703 – 1770 |
In questi giorni sta girando molto sulle reti sociali
un articolo di Pilar Aguilar pubblicato dalla rivista Tribuna Feminista, che ha
come titolo “ Addolcire il patriarcato chiamandolo eteropatriarcato?” in cui la
compagna critica l’uso del termine etero - patriarcato in quanto, a suo avviso,
con il suo utilizzo si “ignorano, diluiscono e si sfocano i volti della
selvaggia sottomissione che il patriarcato pratica sulle donne”.
Lei allude nel suo argomentare che, le oppressioni
sofferte dalle donne e dalle bambine di tutto il mondo vanno ben oltre, che non
si hanno “ solamente nella sfera sessuale e non solo ci obbligano a essere
etero-sessuali”. Questo è innegabile, ma per me ci sono due argomenti che mi
fanno scontrare con l’impianto di Aguilar. Da un lato, il femminismo deve
imparare ad adattarsi a ogni contesto. Le comunicatrici femministe sanno (sappiamo)
che non sempre è utile parlare di “patriarcato”, perché un requisito
indispensabile per la comunicazione è saper adattare il messaggio alle persone
che devono riceverlo. Il pensiero femminista come ogni ideologia con la quale
vogliamo influenzare il pensiero della società, deve sapersi adattare ai
diversi contesti nella sua lingua. Naturalmente non possiamo predicare come Butler.
Questo, tuttavia, non può essere la ragione per cui il femminismo continui a
dimenticare come l'eterosessualità influenza direttamente le violenze che noi
donne subiamo. Una cosa è che non sempre sia utile parlare di etero-patriarcato
e, altra cosa, è non riconoscere che sia un termine più preciso e completo.
In secondo luogo, e questo è per me il punto principale,
parliamo di etero-patriarcato, perché l’etero-sessualità è lo strumento
principale che il patriarcato possiede per perpetuarsi. Brucia, ovviamente, perché
significa che, forse, dobbiamo additare gli uomini della nostra cerchia come i
colpevoli delle violenze che subiamo, però, l’etero-patriarcato s’incarna in
mio padre, in mio fratello e in tutti i vostri mariti. Questi sono nell’ingranaggio,
nel meccanismo. Possono esserlo, anche perché,li vogliamo.
Se non siamo riusciti a rovesciare il patriarcato, è
anche perché si basa sui legami più intimi. Si tratta di una struttura sociale,
ovvio, ma i suoi pilastri si stabiliscono in casa. Se fossero solamente
disuguaglianze a livello politico, economico e sociale, saremmo più vicini a
rovesciarlo. Se continua a rimanere impiantato nella nostra vita, è perché
questa disuguaglianza nasce e scorre nella nostra vita più personale. E siamo
fottute, molto fottute, perché quelli che ci uccidono, ci aggrediscono, ci
ignorano o ci rendono invisibili, sono gli uomini del nostro ambiente più
vicino. Alcune scopano con il nemico. Le disuguaglianze salariali rimangono
essendo pane quotidiano perché, con la premessa dell’etero-sessualità, il
salario della donna resta il salario secondario.
Continuiamo a non stare in prima linea nellapolitica e negli
affari, perché sotto la logica eterosessuale non siamo educate a fare carriera
ma a formare le famiglie; migliaia di donne sono ancora vittime di ablazione
per preservare una purezza che, culturalmente, le vuole, destinate a loro; il
dibattito sulla maternità surrogata è sul tavolo, perché uno dei principali
mandati del patriarcato, che s’incarna particolarmente nell’eterosessualità, è
ancora formare una famiglia. L’autonomia delle donne e la nostra liberazione è
incompatibile con l’eterosessualità. Solo quando siamo completamente
indipendenti dagli uomini a livello emotivo, smetteranno di ammazzarci e non mi
riferisco al raggiungimento di un’autonomia individuale ma come classe.
Il prefisso etero del patriarcato non solo prova ciò ma
rende palpabile che l'eterosessualità è uno dei motivi principali per cui il
sistema patriarcale rimane indenne. Indenne perché c’è un carceriere in ogni
casa, un carceriere per ogni donna. Trovo incredibile che dal movimento
femminista in cui abbiamo sempre detto che ciò che non si nomina non esiste,
ora si neghi l’importanza di sfumare questo concetto, di puntare non soltanto
il sistema ma anche gli strumenti che lo sostentano. Parlare di etero-patriarcato
sottolinea la struttura e lo strumento.
E’ un concetto, inoltre, poliedrico che facilita il
fatto che si possa parlare delle oppressioni che subiamo. Oppressioni che sono
mediate dalla logica eterosessuale.
La lesbofobia è una brutta bestia perché le lesbiche hanno osato mettere in discussione lo strumento con cui il patriarcato pretende di sottometterci. Sottolineare che è importante parlare di etero patriarcato, dimostra che un certo settore del femminismo continua a non riconoscere i contributi del femminismo lesbico e il valore sovversivo e politico di non scoparsi il nemico e, soprattutto, portare il pensiero femminista a tutte le aree della nostra vita, senza sfumature, dalla più pura rabbia e radicalità.
La lesbofobia è una brutta bestia perché le lesbiche hanno osato mettere in discussione lo strumento con cui il patriarcato pretende di sottometterci. Sottolineare che è importante parlare di etero patriarcato, dimostra che un certo settore del femminismo continua a non riconoscere i contributi del femminismo lesbico e il valore sovversivo e politico di non scoparsi il nemico e, soprattutto, portare il pensiero femminista a tutte le aree della nostra vita, senza sfumature, dalla più pura rabbia e radicalità.
Froci, frocie e trans, da diversi punti di vista e in
diversi momenti storici abbiamo messo in dubbio le nostre identità e desideri
per seguire, articolandolo, il pensiero femminista. Abbiamo assunto che il
nostro modo di scopare e la maniera in cui ci siamo istruite socialmente,
risponde a una tema che trascende il mero orientamento sessuale. E’ tempo,
compagne eterosessuali, che facciate lo stesso.
La eterosessualità è anche un regime politico.
La eterosessualità è anche un regime politico.
*giornalista, collaboratrice della rivista Pikara Magazine.
(traduzione di Lia Di Peri)
andrea momoitio
(traduzione di Lia Di Peri)
andrea momoitio