domenica 28 agosto 2016

Epistemicidio: Così la modernità sopprime forme marginali di conoscenza.




Andy Philipps Zeballos






Non è un concetto facile da definire. Per spiegare di cosa si tratti e quale conseguenza l’epistemicidio abbia dovremmo iniziare cercando di spiegare cosa significa 'episteme'. Esso indica l’insieme delle conoscenze costruite sotto un paradigma metodologico che condizionano i modi di comprendere e interpretare il mondo in un determinato spazio-tempo. Inoltre, l’episteme tende a differenziarsi dalle credenze e opinioni.
Adesso, forse, il concetto di “epistemicidio”, può diventare un po’ più facile da capire. E’ la liquidazione di alcune forme dell’apprendere, creare e trasmettere, conoscenze – saperi comunitari, ancestrali o proprie di certe culture di vera natura in particolare dopo la nascita e l'uso del metodo scientifico come unico valido delle classi dominanti, trasformandosi quella in una sorta di garante della obiettività che ci protegge dalla soggettività dell'irrazionale.

Per Boaventura de Sousa Santos si tratta semplicemente della distruzione dei saperi propri dei popoli causata dal colonialismo europeo e nordamericano (europei sfollati).
Questa liquidazione può essere realizzata in diversi modi: la più evidente, forse, è l'annientamento fisico degli esseri umani di una certa comunità o cultura; poi ci sarà l’assimilazione culturale, l’imposizione - ricatto con cui lo Stato fornirà alcuni servizi, se queste comunità abbandoneranno determinate pratiche per altre (“ se frequenti una scuola in cui si parla la lingua ufficiale di Stato, ti daremo cibo in cambio"). Questa pratica è anche legata alle politiche di "sbiancamento" che si attuavano soprattutto nei paesi del Sud America. Un altro modo è lo sfollamento dei popoli e il conseguente "sradicamento". È per questo che alcuni studiosi come Boaventura de Sousa Santos sostiene che non è possibile la giustizia sociale globale senza giustizia cognitiva globale, e che la conoscenza scientifica della modernità sia un grande epistemicidio nello aver costretto alla marginalità le conoscenze altre. Egli differenzia cinque modi di produzione della delegittimazione razionale e dalle scienze sociali:

 La monocultura del sapere e del rigore che scredita le conoscenze alternative.
 La monocultura del tempo lineare e l'idea che la storia abbia il significato di progresso, di sviluppo al quale devono aspirare gli altri popoli non europei.
La monocultura della naturalizzazione delle differenze che occultano le gerarchie.
La monocultura della scala dominante dove il globale è egemonico e il particolare locale non conta.
La monocultura della produttività capitalista che si applica sia al lavoro sia alla natura ed elimina un’altra logica produttiva.
Occorre ricordare che non deve confondersi episteme né epistemicidio con l'epistemologia, che è comunemente definita come la branca della filosofia che studia il metodo scientifico.

L’epistemicidio andino

In un'intervista alla filosofa boliviana Silvia Rivera Cusicanqui si afferma che gli studenti universitari che provengono da zone rurali la trasmissione della cultura e della conoscenza avviene principalmente in maniera orle e attraverso mamme e nonne. Un modo di apprendimento e di valutazione più efficace per loro è quando si realizzano le dinamiche di classe e, gli esami orali, dove invece di scrivere e leggere in silenzio, si ascolta e si legge a voce alta. Gli studenti hanno risultati migliori, in generale, con gli esami orali invece di quelli scritti.

Questo ha a che fare non solo con il modo in cui è stata trasmessa la conoscenza (racconti, miti, storie, aneddoti, ecc), generazione dopo generazione, ma con una cultura "verbale", che può essere materializzata in canti e musica. Un buon esempio può essere visto nel film “Il seno impaurito” (La Teta asustada”) ", dove la protagonista conosce la (terribile) storia di sua madre attraverso canti armoniosi e tranquilli che le cantava in lingua quechua.
Quindi, una volta raggiunto questo punto è molto complicato non notare che il modo occidentale di creare conoscenza (scienza / metodo scientifico), anche se dominante, è uno tra il mare di possibilità e modi che ci sono per conoscere, osservare e trasmette il sapere: sapere non occidentale.  Insieme con il genocidio avvenuto sia direttamente (omicidi e torture sistematiche) e indirettamente (diffusione di malattie infettive) dopo la "conquista dell'America", l'evangelizzazione forzata o il divieto dei riti/pratiche pagane (come ad esempio parlare in lingue non romanze) tra gli altri nel Indio- America Latina si è commesso e si continua a commettere da parte degli stati-nazione ereditati dall'ultima fase di riorganizzazione della elite vicereale, uno dei maggiori epistemicidi di tutti i tempi. Questo, per esempio, è stato ben illustrato dagli incroci o dallo sbiancamento, una politica ufficiale in alcuni paesi della America “ Latina” fondata sullo oblio facendo credere che la idea della memoria minacci la pace mentale del meticcio, che non vuole più essere un indio. Queste ferite non si sono rimarginate nella memoria delle popolazioni indigene e persino un neo-conservatore come S. Huntington riconosce che "L'Occidente non ha vinto la guerra per la superiorità delle sue idee o valori o la religione, ma dalla superiorità nella capacità di applicare la violenza più organizzata ".
La ristretta gamma di epistemi è conseguenza anche della assenza di risposte sia nella dimensione filosofica sia tecnica.. Oggi, nessuno può negare la profonda e sorprendente conoscenza che i Maya possedevano degli astri e la misurazione (un esempio è la significativa influenza nella modificazione dal calendario giuliano a quello gregoriano) o la conoscenza che avevano gli Inca dell’architettura e agricoltura. Anche oggi, in un momento in cui si cercano forme alternative di coesistenza tra gli esseri umani e il pianeta terra, non sono per nulla disprezzabili alcune delle lezioni che i popoli indigeni hanno condiviso e, tuttora, condividono sui diversi modi di coesistenza con l’ambiente, facendo conoscere a tutti noi che la vita umana è compatibile (e anche armonizzabile) con la "Pachamama".
Il successo del sistema mondiale moderno/coloniale, come sostiene Ramon Grosfoguel, nel suo libro “La decolonizzazione della economia politica e gli studi postcoloniali “ consiste nel "far sì che soggetti socialmente ubicati nel lato oppresso della differenza coloniale, possano pensare in modo sistematico come quelli che chi si trova in una posizione dominante. Le prospettive epistemiche subalterne sono la conoscenza che proviene dal basso e produce una prospettiva critica del sapere egemonico nelle relazioni di potere coinvolte ".

Speriamo che non sia troppo tardi

Non siamo i primi a lamentare questo tragico evento, la perdita di ricchezza intellettuale, culturale ed epistemica.
In letteratura questa idea della scomparsa della alterità, l'imposizione del pensiero Unico e la egemonia culturale dell'occidente nei cinque continenti angosciava lo stesso Levi-Strauss, che scriveva durante il suo viaggio per le foreste occidentali del Brasile: " quanto minori erano le possibilità delle culture umane di comunicare tra di loro, meno capaci erano i loro emissari di percepire la ricchezza e il significato di questa diversità. " (Tristi Tropici, 1955).
Anche se forse dove meglio è catturato questo senso di vuoto e di apatia è la scena successiva di "Cent'anni di solitudine", quando uno dei figli illegittimi del colonnello Buendia chiede alla bisnonna Úrsula se la storia che raccontano gli anziani sugli ‘esotici’ oggetti portati dagli zingari (soprattutto Melquiades) a Macondo fosse vera oppure no:

"Stupito, chiese a Ursula se tutto questo fosse vero, e lei rispose di sì, che molto tempo prima gli zingari portarono a Macondo meravigliose lampade e tappeti volanti.
Quello che accade – sospirò - è che il mondo va finendo poco a poco e non arrivano più queste cose”.


traduzione di Lia Di Peri

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