giovedì 30 giugno 2016

Il feroce porno

La misoginia come spettacolo

Gabriel Núñez Hervás 


Nel porno del XXI secolo, il sesso è solo un alibi per la violenza [1].

Riparato dietro un arsenale di argomenti fallaci, vittimista fino al parossismo, la pornografia espande il suo campo di battaglia, mentre riduce la condizione umana delle donne e polverizza la sua dignità [2].

Spinto da una insaziabile ansia di offrire “sempre di più”, il porno è diventato una macchina universale di propaganda misogina. La debolezza dei suoi detrattori (e la capacità del mondo porno di squalificarli) ha portato a una situazione paradossale, in cui il porno è presentato e accettato come sostenitore e fautore del sesso, quando il sesso, come abbiamo detto, non è altro che un alibi per esercitare (senza penalità) e promulgare (tra gli applausi) un modello machista brutale ed estremo. Questo discorso contro il porno, contro la aberrante evoluzione che ha subito la rappresentazione ed esibizione di scene sessuali, contro la proposta di un sistema unico di relazioni sessuali basato (e con compiacenza) sul comportamento violento e atteggiamento sprezzante contro le donne, è una riflessione disordinata e confusa, agitata e dolorosa, che si scontra, soprattutto, con il silenzio che la società mantiene su questo argomento.

PROLOGO ('Blow Job')

La prima volta che sono andato a vedere un film porno (Educating Mandy)
con alcuni amici, mi sono reso conto che, in effetti, “avrebbe potuto ferire la mia sensibilità”: com’era possibile trattare così le donne? Come si poteva essere così rozzi e machista? E, soprattutto, come si poteva piantare una cosa così, filmarla ed esporla? Com’era possibile? Come poteva avere un pubblico? Lasciai la sala scioccato... e anche tremendamente eccitato. Di ritorno a casa, dissi convinto che mai più sarei andato a vedere simili barbarie, un approccio condiviso anche dai miei compagni di avventura, ma poche settimane dopo, tutti ci agganciammo irrimediabilmente al porno.

Visto oggi, quel film sembra una sciocchezza in confronto con le brutalità solite che caratterizzano la produzione pornografica corrente. Dal principio alla fine, in quelle eiaculazioni, ci sono dei tizi disgustosi e maleducati, che trattano con disprezzo e senza rispetto diverse ragazze giovani e bellissime. Se fosse stato girato oggi, Traci Lords, Christy Canyon e compagne, oltre a tutti i tipi di insulti, avrebbero preso diversi sputacchi in bocca e sugli occhi, molti colpi, le avrebbero aperto il culo fino allo estremo e sarebbero state costrette a vomitare dopo essere state soffocate dai cazzi dei loro colleghi di cast, che sarebbero finiti con il fare pipì su di esse. Alla fine, tutto normale. Sì, normale: questo è ciò che accade nella stragrande maggioranza del porno del XXI secolo, annunciando ed emettendo tutti i giorni Digital Plus e televisioni locali, ricevendo premi e applausi, creando star dello spettacolo come Rocco Siffredi e Nacho Vidal.
Questo è il porno che è imposto sui nostri schermi, nelle nostre case, nelle nostre coscienze.



INTRODUZIONE

La pornografia è diventata un tabù, non inconfessabile ma intoccabile. Nessuno ne parla contro, qualcosa di veramente sospetto, né segnali di preoccupazione o di protesta di fronte alla evidenza che la pornografia è uno strumento universale e molto efficace di misoginia, un apparato reazionario e fascista che ha ridotto, reso caricaturale e sequestrato il sesso, uno strumento che pubblicizza e vende un modello basato sul disprezzo per le donne. E’ qualcosa di evidente, palpabile ma nessuno alza la voce contro questa arma di distruzione machista [3]. Eppure, si continua a considerare la pornografia come vincolata alla libertà sessuale per quanto si mostri e dimostri essere un meccanismo di disuguaglianza, discriminazione e aggressione.
La pornografia del XXI secolo ha seguito un processo di espansione, legittimazione, normalizzazione e radicalizzazione. Si è verificata la pornificazione della società: la pornografia è entrata massicciamente nelle case attraverso la televisione e in particolare Internet ed è penetrata con forza nelle coscienze e nei costumi. Il porno si normalizza (diventa normale) e contemporaneamente normalizza (impone regole) un modello di relazioni sessuali fondato sulla celebrazione della sottomissione della donna, la sua riduzione a oggetto di piacere e fonte di soddisfazione sessuale.
La pornografia è immune alle critiche, grazie alla sua capacità di inserire questeultime (e così squalificarle) insieme a compagni di viaggio così indesiderabili come gli estremisti di destra e i fondamentalisti religiosi. Anche insieme alle femministe il cui indispensabile lavoro è stato ridicolizzato brutalmente e costantemente. Tuttavia le teorie e gli argomenti delle femministe degli anni Settanta [4] sono più rilevanti e sono necessarie adesso più che mai. La pornografia è oggi un paradiso fiscale della criminalità del sesso e alimenta direttamente gravi problemi sociali come la violenza domestica, la prostituzione, il traffico, la pedofilia e la deplorevole educazione sessuale di intere generazioni. Se la pornografia pone chi la critica con i fanatici religiosi e politici, i suoi difensori si collocano a lato dei torturatori, stupratori, carnefici e filo-nazisti del sesso.
Questa è la pornografia del XXI secolo[5]. Questo è il porno, questo modo così familiare e amichevole di nominare la pornografia. Il porno ha sequestrato valori come la libertà sessuale, la diversità sessuale fino alla libertà di espressione. Il sequestro opera in due modi: proclamarsi come un campione fondamentale di questi valori, per poi ritirarli dallo spazio pubblico. Questo lavoro, apparentemente contraddittorio ha tuttavia, una spiegazione molto coerente: il porno elimina quei valori, perché, in realtà, vanno contro la sua essenza (reazionaria, riduttrice e assolutista) anche se li incarna demagogicamente per ragioni di legittimità e di marketing. La truffa, ovviamente, è efficace e così si costata quotidianamente nella propaganda che il porno fa di se stesso e nel grande e crescente progetto acritico, che il suo messaggio ha nella società.  Ciò che ha sequestrato il porno si può dire, infine, è lo stesso sesso, sostituendo la sua ricchezza con una normativa rigida e unidirezionale di intendere le relazioni sessuali.
Il mondo allora è già pornografico. La vita è pornografica. Il sesso è porno. Solo porno. Il porno non è più una rappresentazione dell'atto sessuale. E’ l’atto sessuale. E per atto sessuale si intende qualsiasi cosa che produca piacere all’uomo. All’uomo. Qualunque cosa. Tutto ciò che eccita l'uomo (l’uomo) è pornografico e come tale, acquisisce il visto concesso dal sesso e impedisce la possibilità di essere analizzato e criticato.
Nella deformata celebrazione della libertà di espressione e nel manipolato desiderio della libertà sessuale, si commettono costanti reati che compongono una propaganda universale circa il modo di intendere (e praticare) sesso.  Si commettono delitti che sono registrati, si esibiscono e sono venduti con questo alibi sessuale, con questa patente da corso di sesso, con questa protezione garantita dalla immunità della pornografia.

RADICALIZZAZIONE ('SESSO ESTREMO')

Si può parlare di radicalizzazione porno quando nel giugno del 1978, la rivista Hustler pubblicò la sua famosa copertina di una donna schiacciata da un tritacarne [6]? Purtroppo, la risposta è sì. Non solo perché questa idea è stata ripresa e moltiplicata per decine di web porno (Meatholes sarebbe l'esempio più vicino), ma perché il suo messaggio è passato dallo scherzo alla realtà, dal montaggio al fatto, dalla finzione alla esecuzione.
Il porno si costruisce e radicalizza sulla prova che le donne sono ancora in una situazione di inferiorità universale [7] ed è, per definizione, abusivo, imbroglione e minaccioso. La descrizione che fa il documentarista Stephen Walker del suo incontro con il magnate Max Hardcore è davvero raccapricciante, e definisce  perfettamente come guadagnano in business. [8]
La radicalizzazione del porno abbonda nel suo approccio come caccia,tortura e punizione...  In ultima analisi,si fa una sola ossessiva domanda : che cosa si può fare di più a questa tizia? O, che è lo stesso : come si può degradare e umiliare di più una puttana? Il disgusto generato dalle proprie limitazioni della rappresentazione sessuale , segue solamente questa via compulsiva: più e più forte, più e più duro,più e più estremo. Potrebbero prendere in considerazioni altri modi, ma no: la corsa, la lotta, la ossessione è avanzare nella distruzione della donna e si celebrano e applaudono (e sono redditizi) alla idea di trattare le donne come orinatoi (Human Toilets), farle vomitare (Gag On My Cock), schiaffeggiarle (Slapp Happy), eiaculare dentro i loro occhi (Pink In The Eye), asfissiarle, sputarle, scorreggiare nelle loro bocche e innumerevoli forme di abuso che sono pubblicizzate e offerte come audaci innovative o anche divertenti.
Non c'è posto per una buona vicenda o affetto o semplicemente umanità, si postula la complicità misogina e il cameratismo macho, si adorano gli attributi virili e si distruggono quelli femminili e il linguaggio è così limitato come lo insulto. La pornografia ha più violenza che sesso. In più, se una scena di sesso non contiene una certa quantità di violenza (verbale, fisica, attitudinale ...), difficilmente sarà considerata pornografica.
Da molto tempo e sempre di più il porno non è la rappresentazione di scene di sesso, ma la registrazione e l'esposizione pubblica di tali atti e tanto più crudi e violento sono, più sono apprezzati.  Non c'è più posto per la rappresentazione, così che il porno si fa generico e più vicino alle registrazioni casarecce e alle percosse, umiliazioni e atti criminali registrati sul cellulare per la posteriore esibizione (sul cellulare ma soprattutto, su Internet , spazio libero, senza legge, amorale, come principale schermata)[9].
Il porno crea, ri-crea e trasforma lo spettatore attraverso la distruzione dell'oggetto sessuale. La legge della pornografia crea e trasforma (l'uomo,lo spettatore) mentre distrugge (la donna, l'oggetto). La formula ideale richiede che l’oggetto distrutto sia bello, ma se si deve scegliere tra bellezza e distruzione, il porno favorisce la seconda: è preferibile che l'oggetto sia meno bello sempre che sia più distrutto [10].
La radicalizzazione del porno influisce anche sullo stato delle sue protagoniste. Per molti anni si fece credere alla bufala che le vere star fossero le donne; si celebravano quelle donne che capivano il loro ruolo rispetto all’uomo: fare tutto ciò che piacesse a lui e quando piaceva (sempre). Il trucco passò tra le attrici e tra gli spettatori più confortevoli, perché, in effetti, erano le stelle dello spettacolo: guadagnavano di più, avevano fan club, assistevano a premiazioni, feste e festival, uscivano sulle copertine dei video e delle riviste. Questa farsa sembra che non abbia più bisogno di nascondersi. Ora le stelle del business sono gli attori, quelli più aggressivi, che non hanno limiti nel degradare le loro colleghe attrici. Essi hanno ora nomi e sono i grandi capoccia. Non si cercano più film di Zara Whites o Ginger Lynn, ma di Rocco Siffredi, Roberto Malone, Christophe Clark, Nacho Vidal, Max Hardcore... loro sono quelli che sanno come si devono trattare le tipe.  Ci sono sempre meno attrici il cui nome (artistico o reale) appaia nelle produzioni. La maggior parte si rivolge a un nome noto, senza che quasi mai si identifichi un viso. Perché, cosa importa, sono solo tipe, sono solo puttane, ce ne sono a milioni; tuttavia, gli insegnanti di sesso, i veri maestri come Rocco e compari si contano sulle dita di una mano. Molte delle attrici di oggi provengono dai paesi dell'Europa dell’Est. In questi si trovano ottime materie prime e la migliore delle disposizioni, visti i consueti meccanismi di sottosviluppo, di apertura del libero mercato e la urgente necessità economica. Esse sono , le molte, Tanya, Ursula, Veronika e chi se ne frega , per fortuna ci sono migliaia di ragazze alle quali offrire un biglietto alla fama, all’Europa, al capitalismo e, subito dopo, sputarle e romperle il culo. Ogni giorno migliaia di ragazze cercano e trovano l'unico modo che hanno di sognare con le offerte e le imposizioni di qualche magnaccia, ruffiani,schiavisti o produttori di pornografia, che incrociano sulla loro strada. Ciò che differenzia queste quattro specie nominate è che solo gli ultimi sono legali. O, per meglio dire, a-legali, perché agiscono ai margini della legalità e sanno che esiste un mercato legale che comprerà a prezzi eccellenti i loro prodotti e che un vastissimo, rilassato e civile pubblico mai si chiederà cosa sia accaduto nelle rispettive vite di quelle migliaia di donne con le quali si fecero una sega, mentre guardavano come le pestavano, insultavano e degradavano un pugno di uomini civili, ricchi e famosi. E poi cosa importa, come dicono gli stessi attori: non erano altro che puttane. Già, a chi può interessare ciò che accade a una puttana. Perché questo è il processo che, da anni, si segue nella stragrande maggioranza dei film porno, questo è il messaggio costante e ridondante, per quanto ripugnante e irrazionale.  Tutte queste tipe sono puttane. Alcune lo sanno e si comportano da puttane
e, pertanto, sono trattate come puttane, cioè, senza rispetto o considerazione, e da una posizione superiore, fisica, morale e sociale. Altre non lo sanno e hanno bisogno di un uomo che glielo faccia sapere. Quando si verifica la rivelazione, la donna che si riconosce già come puttana ringrazia l’uomo per il suo insegnamento e si comporta come tale e, pertanto merita di essere trattata come tale: una puttana. Niente di più. Infine, ci sono le più reticenti, le più capricciose, le più ottuse, quelle che non sanno che nel fondo sono puttane, come tutte le altre, ma che resistono all’uomo che vuole dimostrarglielo. A queste bisogna solo obbligarle. Sono ricattate, minacciate o aggredite fino a che non ammettano di essere puttane. A questo punto possono essere trattate come meritano: Il guanto nero, andato in onda qualche anno fa, sul Canale Satellitare è un premiato film di Christophe Clark, che terminava con un branco di tipi che sputavano su una ragazza dell’est, apostrofandola: “Non sei niente, ti faremo un sacco di male, non sei niente, sei una merda, sei una puttana, sei una troia, non sei niente”. Tali valutazioni sono sempre più frequenti, accompagnate da ordini, percosse, frustate e sputi.
Una delle nuove richieste di vendita di film porno sono le salivazioni. Non basta più eiaculare come un rubinetto, occorre far credere che il porno si fermi alla metafora, si sputi in faccia direttamente o si orini sul volto della ragazza dopo lo sperma e gli sputi o metterla a odorare merda di maiale, come nel celeberrimo, Rocco il perverso o metterle la testa nel water (metafora e realtà) e tirare ripetute volte la catenella (come quando nel water c’è merda).
I titoli del porno sono molto rivelatori e non sfuggono, tanto meno a questo inarrestabile processo di radicalizzazione. La oggettivazione della donna è iniziata con termini come bionde, rosse, mulatte o tettone, fino a considerazioni di carattere immediato: puttane, troie, scrofe, scrofette, troiette. La stessa evoluzione hanno subito i verbi : da sedotte e incantate si è passati a molestate, perseguitate, intrappolate, per finire con lacerate,trapanate, stuprate o spappolate. Una puttana è materiale di scherno, scherzo, insulto, di vendetta[11] e umiliazione. Perché, dopo tutto una puttana è niente. Se una va fuori dal mercato e accede ad altri ambiti (cinema, televisione) è ridicolizzata, condannato, stigmatizzata e non si prede occasione di ricordarle il suo passato.
La radicalizzazione del porno invade, naturalmente, il regno delle fantasie. Se si è così ingenui da credere che nulla di ciò che mostra il porno è reale, che tutto è finzione o, semplicemente, che non si possa dimostrare che lo è, sorgono nuove domande: E 'questa l'unica fantasia possibile? Cosa c'è dietro un pubblico ogni volta in aumento, che legittima questa fantasia e questo modello come qualcosa di valido e plausibile? È il sesso che offre il porno è l’unico possibile, l'unica fantasia sessuale valida, il sesso ideale?
Infine, l’umorismo porno, così celebrato e diffuso, pone la donna in un ruolo che hanno subito prima di altri gruppi discriminati (neri, omosessuali, disabili): è derisa, ingannata, motivo di risata dell’uomo. Continuando con l’inganno sono molto significative in questa direzione le pagine dedicate ai colloqui di lavoro. A volti reali a volte fittizi riflettono l'esperienza di giovani ragazze che cercano lavoro e si trovano in una chiara posizione di inferiorità davanti al boss che le deve scegliere : il risultato, naturalmente, è che devono accedere alle prescrizioni richiesti dal capo. Questa "fantasia"non si ferma sempre alla sola rappresentazione: quando il lavoro che si deve ottenere ha relazione con il sesso (foto erotiche, per esempio, spogliarelliste, cameriere in topless) la finzione diventa realtà e il comportamento della richiedente è nuovamente legittimata ancora una volta, perché è ovvio che queste ragazze sono puttane , così che si potrà già fare con loro ciò che si vuole. I siti web raccolgono centinaia di esempi in cui questi casting registrati con telecamere nascoste mostrano giovani che arrivano in città per cercare un lavoro e si ritrovano picchiate, stuprate e ricattate. Ciò che dovrebbe costituire prova del crimine diventa un'arma contro la vittima. Il problema, oltre a enormi profitti,è motivo di risate. Gli autori si vantano dei loro trofei e della innocenza delle ingannate, buttate fuori a pedata dagli uffici, accoppiate con giovinastri ridendo di esse. Questo schema cresce in brutalità se la vittima è un attrice porno, una donna che si presenta a un casting porno deve essere preparata al peggio, perché ancora una volta la sua condizione (attrice porno) legittima di essere trattata come tale. Sono frequenti commenti di questo tipo: “ Questa fottuta puttana, pensa che sia venuta per fare un paio di pippe e una doppia penetrazione e invece guarda quello che ha trovato”. Quello “che ha trovato” di solito è un catalogo infinito di brutali stupri,
abusi, torture, pestaggi e insulti. L'ultimo passo di questa scala macabra sono ovviamente le prostitute. Se la protagonista di una scena è una prostituta,c’è via libera. Se si contatta una prostituta per scopare, la si scopa, le si fa ciò che si vuole (non uno: i tipi del porno sono grandi codardi e spesso agiscono in branco), la si registra (ovviamente senza il suo consenso, che bisogno c’è del consenso di una puttana?) poi la si strapazza e la si minaccia, “perché è una puttana”. Il web è pieno di questi esempi: forse il metodo più brutale e diffuso è quello di raccogliere una prostituta sulla strada, farla salire su un furgone, violentarla e filmarla, mentre il furgone si allontana dalla città. A lavoro terminato, la tirano fuori dal furgone sulle spalle, ridendo e in trionfo.

Qualche bugia ('FETISH')

"Il porno difende la libertà sessuale". Questa libertà sessuale è quindi intesa come la libertà dell'uomo di soddisfare tutte le sue fantasie sessuali. L'uomo è libero di disporre delle donne a suo piacimento e capriccio. La donna, nel porno (non solo nel porno)
non ha la libertà, ha degli obblighi, riceve ordini, deve soddisfare tutte le richieste dell’uomo. L'uomo è libero, assoluto e capriccioso. La donna è una schiava.

"Il porno difende la diversità sessuale." Contro l'accusa di ridurre la donna a un oggetto (con prestazioni e caratteristiche standard), il porno proclama il suo desiderio di varietà. E sì, è vero, il porno è molto vario: non c’è davvero, nessun capriccio o perversione che l'uomo voglia vedere (perché vorrebbe con tanto interesse e tanta crudeltà vedere queste cose?) che non sia riportata nella inesauribile offerta pornografica. Cioè, la varietà è stata posta al servizio del cliente – uomo, allora in assoluto il porno è un riflesso della diversità sessuale in generale, ma di una parte esclusiva della popolazione: gli uomini. In generale il porno offre tizie buone disposte a fare tutto ciò che il maschio desidera (di qualsiasi tipo: ben dotato, muscoloso, magro, impotente, grasso, peloso, storpio, drogato ... qui non contano tanto gli attributi). Così come ci sono uomini che preferiscono le grasse, le pelose, le incinte,le rapate, le cinesi, le negre, quelle dalla clitoride gigante, dalle tette di tutte le misure, ecc., il porno offre di tutto e di più. E se il cliente vuole gli uomini il porno glieli offre pure (anche se porno gay è molto più delicato, in generale). Un chiaro esempio del trucco della diversità sessuale del porno lo incontriamo nel bestialismo.  Questa categoria non offre prodotti in cui uomini e ragazzi penetrano capre, pecore e galline. Ciò che offre la zoofilia porno sono donne esposte all’azione sessuale di animali: donne scopate da cani e cavalli, donne che devono succhiarlo ad asini e maiali, donne terrorizzate da ratti, topi e serpenti, che attraversano i loro corpi, donne penetrate dalle anguille. La donna è obbligata al rischio ed esposta come qualcosa di meno di un animale,
meno di un cane, meno che un puledro, meno di un maiale (qualsiasi spettacolo basato sul trattare gli animali come si trattano le donne sarebbe oggetto di immediata denuncia). Di solito, le donne costrette a tali brutalità mostrano chiaramente le caratteristiche della eroina e la miseria sui loro volti e corpi. Sono puttane. Sono puttane con clienti a quattro zampe. Un altro esempio illustrativo è il sadomasochismo. Sono quasi sempre le donne che appaiono legate, bruciate, torturate, picchiate e abusate. La varietà è una altra delle grandi menzogne ​​del porno.

“ Il porno si situa nel regno della fantasia”. Il porno realizza anche uno strano e perverso viaggio avanti e indietro, dalla realtà alla fantasia : si basa sulla fantasia per legittimare le sue rappresentazioni, le quali non sono più tali, perché sono invece realtà. Il reale è condizione sine qua, non per l'attuazione e l'efficacia delle condizioni della fantasia. La fantasia dello spettatore deve depositarsi su eventi reali, filmati, esibiti e contemplati. La verità è che nel porno nulla è fantasia, tutto è reale, se dieci tipi eiaculano in bocca a una ragazza,le dieci eiaculazioni sono reali, la ragazza le ingoia, vomita, le entrano negli occhi e, tutto, è reale.


"Il porno svolge un importante lavoro educativo." Spesso si loda la funzione pedagogica del porno: insegna come bisogna farlo. Quello che insegna davvero il porno è come trattare le donne: bisogna insultarle, disprezzarle, umiliarle, punirle, spaventarle, frustarle, aggredirle, soffocarle, distruggerle e vincerle. La seduzione è, naturalmente, qualcosa passata di moda. Eppure, è nella seduzione il principio giustificante di molti comportamenti (o insegnamenti) successivi. Sedurre è qualcosa di simile a ingannare: le donne bisogna sedurle, cioè, ingannarle. Una volta ingannate, si può fare con loro ciò che si vuole. Lo inganno è una trappola e la donna è la preda che ci casca. Una volta preda,il cacciatore è il suo padrone. In qualche modo l’abilità nel cacciarla legittima l’utilizzazione successiva: si può addomesticarla, mangiarla o tagliarle la testa ed esibirla come trofeo nel soggiorno. In questo senso è comune per gli attori porno più brutali essere indicati come "cavalieri" [12], una rozza maschera che non solo risponde ad un punto di vista antiquato, ma nasconde anche lo stratagemma del cacciatore: la galanteria come esca affinché si sposti l’attenzione della vittima. Chiaramente, molte volte, il porno salta questi ostacoli e va direttamente al punto: la violenta e basta. E se resiste, meglio: il piacere della resistenza è continuamente espresso nel porno. Così, un sito web dice: "Che cosa c’è di meglio di una tizia che vuole succhiarti il cazzo? Una che non vuole succhiartelo e deve farlo a forza.” La pedagogia non è limitata alla stanza da letto: fuori da essa si insegna come trattarle: impartendole ordini. Perché alle donne c’è da insegnare come devono comportarsi: sempre obbedienti, sempre sottomesse, sempre accomodanti, disposte a tutto,necessariamente predisposta ai rapporti lesbici per la soddisfazione del macho, spettatore e padrone, grata e sorridente se la sputano, grata e sorridente se la insudiciano, grata e sorridente se le danno due cazzi. Impura, docile. Vinta. Inerte.

SILENZIO E PAURA ('BONDAGE')
Criticare il porno sembrerebbe qualcosa di inconcepibile,perché si è diffusa l'idea che il porno piace, il porno è fresco, il porno è il migliore [13].  Il porno si è installato nella nostra società  e ha raggiunto la legittimità con una autorità sorprendente, anche tra coloro che non lo consumano. Chi sa davvero come sta la questione, cercherà la complicità dell’appassionato coglione che conduce inevitabilmente alla celebre "Sono tutte puttane". E’ sorprendente la resistenza degli ignoranti e la sfacciataggine degli intenditori. La sorpresa però svanisce se si tiene conto delle molte potenti strategie che ha seguito il porno per ottenere questa vittoria.
Quando il programma '21 giorni' sulla Cuatro, dedicò un reportage alla industria del porno e nonostante che in questo enunciato, non ci fosse nulla che indicasse che la presentatrice , Samanta Villar, interpretasse scene porno, la giornalista e il canale ricevettero una valanga di insulti e squalifiche per non essere “21 giorni  succhiando cazzi",come richiesto da molti commenti degli spettatori che si sentivano "delusi, ingannati e truffati." Se qualcosa si poteva criticare al programma  era la sua complicità con questa industria, il suo approccio e l'assoluta assenza di critica (al di là di un paio di volte, quando, Villar ha arricciato il naso). Proprio Villar dichiarava "La squadra ed io stessa volevamo dare una immagine del porno lontano dai temi di sordidezza, vizio o droghe.” Cioè, che si partisse da un pregiudizio positivo verso il genere. Qualcosa di sempre più comune e, allo stesso tempo, contro le solite idee della programmazione televisiva: è almeno curioso che quando in tutte le questioni cerchiamo di trovare il lato nascosto, nel porno si cerca di mostrare il lato positivo [14] .
Questa cautela, questa paura di disturbare la pornografia per dissentire dal discorso dominante (la pornografia piace) infine, è molto diffusa. Le teorie femministe sono ridicolizzate, anonimizzate e squalificate se sono contro il porno e ricevono consensi se sono a favore. I giornali cedono con piacere il loro spazio a opinioni così ridicole e dannose come quelle di Enrique Lynch [15] e Vicente Verdú [16], alfieri di questa estesa codardia e vergognosa società di uomini piagnoni che segnalano spaventati la perdita dei loro antichi privilegi.
Inoltre, al porno non interessa la coscienza, squalifica i penitenti, schernisce i pentiti [17] fino ad analisi brillanti come quelle di  Andrés Barba e Javier Montes ne “ La cerimonia del porno” mantengono una prudente e codarda tattica : sanno che addentrarsi in giudizi morali non vende, quindi la loro analisi semiologica e semiotica ovvia a tutto ciò che ci sta dietro, decodificando gli elementi estetici e simbolici delle esecuzioni, dimenticandosi volutamente del destino delle vittime.
Tutto questo costituisce un panorama di umanità positiva, in cui qualunque critica è sospetta , un ottimo terreno di coltura di ciò che potremmo chiamare reazionarismo inverso.

Normalizzazione ('PORNO CHIC')

Da Haro Tecglen [18] a Vicente Verdú,da Román Gubern a Salman Rushdie, da García Berlanga a Valentino Rossi[19], un nutrito elenco di scrittori, analisti e celebrità ha espresso la sua ammirazione e rispetto per il porno. La rivista Interviu pubblicò anni fa una vasta collezione di film porno accompagnato da alcune ristampe in cui, insieme ad alcuni dati tecnici, incluse dubbie analisi che abbondavano negli aspetti artistici del caso e nelle loro argomentazioni, colonne scritte da nomi celebri (attori e cantanti) in cui esponevano i loro punti di vista sul genere,
(tutti positivi se non giubilante), contribuendo così in modo ripetitivo a questa normalizzazione del porno,rafforzando l'impressione che il porno è divertente,sano (sano!), geniale e consacrando la sua introduzione nella vita di tutti i giorni. Qualcosa rafforzato anche dalla stragrande maggioranza dei media (alcuni più di altri: il lavoro del Gruppo Zeta e Prisa, incoraggiati dai vantaggi economici che lo sfruttamento di questo materiale ha fornito, è stato infaticabile), in cui la presenza di annunci di prostituzione non smette di crescere.  Così la griglia di Digital Plus si è andata riempiendo di spazi dedicati al porno e i loro incassi hanno visto crescere i canali dedicati al porno a scapito del cinema di prima visione,strategia comune a innumerevoli canali locali e generalisti. I film di Digital Plus comprendono sempre una sinossi recitata in termini “simpatici” con queste risorse puerili come la rima facile. Va bene tutto per rilassare il soggetto, per presentarlo come qualcosa di innocuo, e sembra che la cosa funzioni, che le persone si divertano con queste cose. L’emittente SER ha festeggiato 20 anni di porno di Plus in un tono davvero festaiolo e pieno di risate. Non so il motivo perché faccia così ridere il porno ma ho paura che siano risate nervose, almeno finiscono per sembrarlo. Anche se per Digital Plus rimane imbarazzante la questione di non mandare materiale porno durante la settimana santa (solo al botteghino).
 El País Semanal ha esaminato la questione in prima pagina, senza sollevare critiche, senza porre domande elementari e si è sforzato di offrire al grande pubblico una immagine sana, normale e appetibile della industria. L’unica denuncia è la pederastia, anche se si permettono e si celebrano i costanti riferimenti pedofili nei film per adulti,
dove il riferimento a bambini e adolescenti è travolgente, dove si sfrutta l’immagine e i comportamenti infantili, dove si applaudono le produzioni con giovani che hanno appena compiuto diciotto anni, dove si gioca con le ambiguità della età: il pene adolescente noto anche come  barely legal (a mala pena legale), attrici o modelle  porno molto giovani dall’aspetto quasi infantile.
Anche coloro che osano metterlo in dubbio finiscono per cadere nelle sue trappole. Nel suo ultimo romanzo, Snuff, Chuck Palahniuk perde una buona occasione per scuotere i miti del porno. Lo scrittore ha scelto lo squallore e l'escatologia, piuttosto che andare a fondo della questione, perdendo forza e tempo nel confezionare un inutile catalogo di titoli presumibilmente simpatici in cui si ricorre per l’ennesima volta alla parodia di film di successo [20]. Una delle protagoniste, la rappresentante di un attrice porno dice: "Non importa che una donna è una concubina o una damigella di redimere,non c’è qualcosa più gratificante di un oggetto per un uomo”. Quella che sembra una critica include l’accettazione che l’uomo abbia bisogno di fare ciò che vuole fare con le donne. Ha bisogno di sputarle, frustarle, umiliarle, insultarle.
Naturalmente i protagonisti del business difendono il loro sistema. Il produttore pornografico Larry Flynt afferma che la pornografia è vitale per la libertà e che una società libera e civile debba essere giudicata per la sua disponibilità ad accettare la pornografia.
Il noto Max Hardcore spiega che ha iniziato a fare porno, perché nella esistente pornografia non c’era quello che lui voleva che ci fosse e si diverte a raccontare come le ragazze che vengono a casa sua non hanno idea di che cosa ne sarà di loro.  La sorpresa, la menzogna,il ricatto, la minaccia sono le sue armi. "Il segreto è di polverizzare la loro volontà ridurle a pezzi e, quando sono così ridotte, schiacciarle ancora di più”, afferma tra le risate. Si potrebbe pensare che il caso di Max Hardcore rappresenti il peggio di questo business, in realtà ci sono colleghi che negano le loro pratiche perché sembrano estreme e perché danno una cattiva immagine del genere, ma la verità è che le loro prodezze bevono dal porno  tedesco e giapponese e hanno fatto scuola tra i produttori statunitensi ed europei. I loro modi e mezzi diventano sempre più comuni  nelle produzioni commerciali, vecchie star come Rocco o Vidal vanno oltre, per non essere da meno (gli sputi, il vomito, le frustate,gli insulti sono marchi in entrambi i casi) e grande parte del porno emergente si sente ispirata e legittimata da questi maestri.
Quando Rocco è intervistato sulla violenza dei suoi film [21] si difende così: "La violenza è semplicemente il mio modo di vivere la mia sessualità, e molte donne lo capiscono".
Alcune attrici riconoscono di essere state maltrattate e terrorizzate da quelli, però lo dicono a denti stretti, per non mettere a rischio la loro posizione e tendono a non dare importanza alla questione.
Neppure gli analisti sfuggono a questa normalizzazione. Gabriela Wiener è una scrittrice peruviana diventata famosa per “essere andata in Spagna, aver scopato Nacho Vidal e de-scriverlo”.  Il fatto non è esattamente vero: se a qualcuno preoccupa leggere la sua Sexografías, prova che tale affermazione è lontana dalla realtà : dopo aver definito tranquillamente (irresponsabilmente) Vidal come “"lo stupratore che ogni donna vorrebbe incontrare sul suo cammino quando è annoiata di fare l’amore”,Wiener racconta di un incontro nel quale Vidal le chiede di indicarli i peli pubici e si masturba schizzando sulle sue scarpe. Tale atto è qualificato da Wiener, incomprensibilmente, come la sua vendetta personale a nome di tutte le donne che hanno subito abusi da Vidal. Il pericolo delle sue tesi disperatamente provocatorie fu evidente in una tavola rotonda del primo festival Eñe chiamato "Pornófilos" quando Wiener rifiutò di psicanalizzare il suo debole per il porno, "Mi farebbe apparire come una nazista, scoprirei che sono razzista e questo non mi piace”. Infine, un critico sopra  ogni sospetto come Jordi Costa afferma: “ Pensare che i film classificati X sono altamente orientate a soddisfare le esigenze degli uomini umiliando un po' le donne è uno dei pregiudizi che di solito circondano il porno e con il quale dissento. Il porno deve essere visto come fantasia. È una finzione, per così dire, si svolge in un universo di passioni eccessive, che non sono rette dalle stesse regole morali della nostra vita. D'altra parte, ci sono molte donne che dirigono film porno e ciò che fanno, non può dirsi proprio amabile. Il porno più blando e paternalista spesso lo fanno gli uomini che credono che dietro ogni donna ci sia una Heidi che preferisca una carezza ad un morso appassionato ". E aggiunge: "Il porno piace perché è la sublimazione delle nostre fantasie più intime come un grande spettacolo."  Esatto: lo spettacolo di aggressione contro le donne [22].
L'ispirazione è uno dei grandi effetti di questa normalizzazione del porno. La televisione, il mondo del pop, i videoclip,  i film, la pubblicità [23]sono sempre più influenzati dalla  estetica ed etica pornografica.

Effetti e le conseguenze (‘CUMSHOTS & BUKKAKES’).

Possiamo trovare teorie circa gli effetti della pornografia completamente opposte. I suoi sostenitori lodano le sue "virtù pedagogiche" o insistono sulla impossibilità di collegare comportamenti o atti violenti alla pornografia, mentre i suoi detrattori ricordano che una delle motivazioni fondamentali del consumo di pornografia è di acquisire nuove idee e proposte per poi metterle in pratica.
Alcuni studiosi dimostrano che almeno la pornografia lascia l'impressione agli spettatori che il sesso irresponsabile non ha conseguenze negative.  Altri espongono numerosi cambiamenti nel comportamento sessuale dopo l'esposizione alla pornografia, includendo la banalizzazione dello stupro. Alcuni definiscono la pornografia come una squalifica della sessualità che interiorizza idee distruttive in associazione con la stessa. E 'qualcosa di molto vicino alla nostra tesi del sequestro del sesso.
Tuttavia, la cosa peggiore è che il porno è impunito. Chi voglia guadagnare una fortuna maltrattando le donne può farlo senza paura. Nessuno gli darà fastidio né lo criticherà: diventerà ricco e sarà applaudito. I fan di questo genere potranno affermarlo orgogliosamente. Si dichiarano misogini senza problema e saranno celebrati e ammirati.
Non si tratta di salvare il porno (da parte mia può andare a farsi fottere!) però si possono aumentare i suoi limiti. Né si tratta di ricorrere alla censura, inefficace e perché provocherebbe il solito fallace argomento della libertà di espressione. Si tratta di controllare come si crea il prodotto, di lottare contro l’esaltazione del terrorismo di genere. C'è un modo semplice per farlo: conformarsi ai diritti umani. Andrés Barba e Javier Montes ricordano nel loro citato saggio che Potter Stewart, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti ha posto le basi della giurisprudenza in questa materia, affermando che "non saprei definire la pornografia, ma sarei capace di riconoscerla”. Allo stesso modo, se qualcuno non sa come definire questi limiti, saprebbe però riconoscerli. E se  ha qualche dubbio, può risolverlo con un esercizio molto semplice: mettersi per un momento al posto di queste donne.
Capirà, allora, immediatamente quel che è il porno: semplicemente la celebrazione di un crimine.



traduzione di Lia Di Peri

NOTE


El estado mental