domenica 6 aprile 2014

Donne e violenza

Leggendo questo articolo, la maggior parte delle persone penserà alla violenza che subiscono le donne, che è molta.  Tuttavia, io voglio riferirmi alla violenza che esse esercitano o, meglio, eserciterebbero per difendersi, una violenza quasi inesistente,organizzata, in gruppo o individuale. La domanda che mi faccio quasi sempre, è : Perché le donne non esercitano quasi mai nessuna violenza contro il sistema patriarcale che è così violento contro di esse?

Beatriz Gimeno, lesbica, femminista, scrittrice.




Assistiamo costantemente a scene di violenza contro le donne: reali e romanzate. Abbiamo visto  video o  immagini di fustigazioni, lapidazioni, abusi fisici e abbiamo visto le donne camminare per le strade in alcuni paesi sotto un burka. Ogni pochi giorni, in questo paese, una donna è uccisa da un uomo e spesso vediamo donne reali con ematomi veri. Vediamo anche molte immagini romanzate di stupro, pestaggi e omicidi, in film o telefilm. Nella nostra cultura globale il maltrattamento delle donne è molto comune ed è completamente esteso. La violenza contro le donne non può sorprenderci, conviviamo con essa, è un'immagine quotidiana e reale; ci accompagna costantemente. Nonostante ciò, questa campagna mi ha colpito, mi ha impressionato, mi ha fatto male. E mi ha fatto, ancora una volta, sorgere una domanda che mi faccio spesso: Perché le donne non si sono mai organizzate violentemente per difendersi dalla violenza perpetrata contro di loro? E perché non si difendono violentemente contro i loro aggressori? Perché ci sono così pochi omicidi per legittima difesa?
Sì, sappiamo che le donne siamo state educate alla non violenza fisica e che non siamo state storicamente parte di eserciti o istituzioni che fanno uso della forza; che da bambine non giocavamo a giochi che implicavano violenza, che siamo state educate alla cura e sopportazione, per non rispondere alla violenza con la violenza, ma con le lacrime e le suppliche. Tutto questo è un enorme freno fisico e psicologico contro la possibilità di utilizzare la violenza in alcune circostanze ma, tuttavia, sono numerose le occasioni in cui le donne hanno saltato questa barriera.
Le donne spesso prendono le armi; le donne partecipano e hanno sempre partecipato a sommosse, guerre o rivoluzioni. Le donne oggi sono militari, terroriste o guerrigliere; mettono bombe, dirottano gli aerei, partecipano negli eserciti con naturalezza. Meno che gli uomini, sì, perché i ruoli di genere li pongono a lato di essi in guerra, ancora questa barriera non è stata infranta. Le donne hanno preso le armi per difendere le loro famiglie, i loro paesi, le loro divinità o le loro idee. Le donne muoiono e combattono contro il capitalismo, contro l'invasione, contro il colonialismo, il razzismo, la povertà, contro il comunismo o contro l'influenza straniera. E, tuttavia, non hanno mai preso le armi per difendersi dal patriarcato. Le donne muoiono e uccidono, ma mai per se stesse. Se è il caso contro il patriarcato, si uccidono. Perché? Perché l'idea ci suona completamente folle? Mi riferisco ai patriarcati più barbari; mi riferisco all'obbligo di chiusura sotto un burqa, il divieto di uscire da casa, i matrimoni forzati, lapidazioni  stupri, il divieto di studiare ... E mi riferisco specificamente quando queste circostanze sono “nuove” cioè, quando si danno dopo periodi di patriarcati " normalizzati "; il caso dell’Afghanistan è il più noto, nonostante non sia l’unico. La domanda che mi faccio sempre è: Perché donne che hanno studiato all'università, che si sono sposate con chi hanno voluto, che siano state imprenditrici o lavoratrici, che hanno viaggiato e camminato per le strade normalmente, non si siano organizzate in gruppo armato prima dell'arrivo dei talebani? Perché per noi è molto più facile scegliere il suicidio, che l’aggressione agli altri anche in circostanze come quelle menzionate? E anche conoscendo le risposte che spesso si danno a questa domanda, per me non valgono; conosco le barriere, i freni psicologici … ma, mai? Nemmeno in questi casi?


Se ci riferiamo alla possibilità di esercitare violenza individuale per rispondere alla violenza individuale, gli stessi dubbi mi assalgono. Recentemente ho discusso con qualcuno sul fatto che il patriarcato è stato istituito a causa della maggiore forza fisica degli uomini. Sebbene qualsiasi sistema di dominio usi la forza come strumento, questa non è indispensabile. Il nucleo del potere consolidato è sempre simbolico e s’infiltra nella costruzione personale, perché viceversa, la resistenza crescerebbe subito. Per esempio, ci sono e ci sono stati – gruppi umani nei quali il potere era in mano agli anziani che sono fisicamente più deboli.
Inoltre, l'intelligenza, l'organizzazione o le armi possono anche supplire la forza fisica. La forza fisica non è fondamentale quando si può prendere un’arma, e vi sono paesi in cui le armi sono a disposizione in modo uguale di uomini e donne. La forza proviene dal potere simbolico e questo stesso potere serve anche per togliere potere. Nel caso del patriarcato, la forza fisica si riferisce al potere simbolico genderizzato che fa che tutti gli uomini siano rivestiti con molta più forza fisica che tutte le donne, anche se questo non è così in molti casi specifici o non sempre è così. E che il potere simbolico si converte in forza reale, di potere, mentre indebolisce le donne e le sommerge nell’assoluta impotenza fisica e psicologica.
Per combattere la violenza maschile, le femministe usano la forza simbolica e reale, della legge. E 'vero che se la legge condannasse e perseguisse in modo adeguato questa violenza, se si utilizzassero le risorse per l'educazione contro la stessa, se la condanna sociale fosse assoluta, lentamente saremmo andati avanti. Tuttavia, nel caso del dominio patriarcale, la legge è solo uno degli strumenti ma non l'unico, perché anche se persegue e  punisce la violenza contro le donne, se lasciamo il sistema di dominio simbolico intatto, ci sarà sempre violenza, anche se è punita e perseguita. Questo sistema è perversamente perfetto: mentre castiga da un lato, incoraggia la violenza simbolica dall’altro. Mentre legifera a favore dell’uguaglianza, si approvano, si promuovono o semplicemente si mantengono comportamenti abitudini, rappresentazioni, leggi o istituzioni chiaramente ineguali.
Così, la lotta contro la violenza di genere passa dalle leggi, attraverso la parità d’istruzione, ma anche per qualcosa di molto più complicato, come lo è il simbolico, il culturale. Nell'ambito culturale, l'emancipazione delle donne deve essere anche fisica, perché le ragazzine sono istruiti nella convinzione che tutti gli uomini siano più forti di loro e che agli attacchi non possono che avere il ruolo di vittime. Tutti i giochi femminili, l’esercizio fisico che (non) fanno, l’abbigliamento, le calzature, i movimenti, il linguaggio del corpo e persino il vocabolario che usiamo, tutto è nel senso di togliere potere fisico alle donne. I ragazzi, però, non sono stati educati nel timore dei ragazzi più forti, ma nella coscienza di uguaglianza. Le donne possono anche essere forti, ma, soprattutto, possono sentirsi anche fisicamente, uguali. Non si tratta di promuovere l’uso della violenza, ma di non sentire barriere, blocchi, paure o sentimenti d’impotenza per altre presenze fisiche e anche riguardo al proprio corpo.
In questa direzione vi racconto qualcosa del mio particolare rapporto con la forza fisica. Quando sono stata colpita dalla poliomelite, la mia famiglia decise che fosse molto importante, che fortificassi il resto del mio corpo, per compensare. Mi hanno fatto fare ginnastica dall’età di tre o quattro anni. Ho fatto ginnastica per rafforzare il corpo in generale, particolarmente i muscoli delle braccia, tutti i giorni della mia infanzia e adolescenza. Ogni pomeriggio dopo la scuola, trascorrevo due ore con un’allenatrice facendo le parallele, arrampicandomi per la corda, facendo addominali e sollevamento pesi. A causa di ciò, ero una ragazza molto forte, insolitamente forte per quello che di solito sono le ragazze e, anche, i ragazzi. Ero in realtà, la piccolina più forte della mia classe e ciò mi ha fatto avere un rapporto diverso con il mio corpo da quello che solitamente hanno le ragazze. Se c’era da arrampicarsi su un albero, scalare una parete o trasportare qualcosa, chiamavano me. Se giocavamo a qualcosa in cui contava la forza, tutti mi volevano in squadra.  I bambini a volte combattono, si spingono, hanno rapporti mediati dal fisico, senza che debba finire per forza in lotta. Queste relazioni sono state per me una forma di linguaggio naturale e tutto ciò ha avuto conseguenze, ha determinato il mio inserimento nel gruppo dei bambini e non delle bambine. Non si comparava se fossi più forte o più debole dei più o dei pochi. La cosa più importante non era la concreta forza misurabile, ma l’uso che facevo del mio corpo, della mia forza fisica, la sensazione di essere uguale ad altri bambini.
Gli uomini che picchiano le donne non lo fanno perché sono più forti e sono sicuri di vincere la lotta. Picchiano, perché sanno che in nessun caso, la vittima reagirà. Ricordiamoci che la violenza machista nella coppia, è una scalata che comincia con un insulto o uno schiaffo cui lei non risponde mai. Sia chiaro che non voglio banalizzare assolutamente la violenza machista né suggerire che la risposta alla stessa sia rendere i colpi. Credo, però, che molti degli uomini che picchiano le loro mogli non siano particolarmente forti, né coraggiosi, né avrebbe colpito chiunque se pensassero che questo qualcuno reagirebbe. Colpiscono una donna, perché sanno che possono, perché lei è totalmente de-potenziata, anche fisicamente.
Conosco bene i meccanismi psicologici che portano a molte di queste donne non lasciare i loro aguzzini, a non denunciare, a non rendere i colpi; so che cosa fa l’amore romantico, la dipendenza affettiva, materiale, ecc. Capisco che parliamo di un sistema naturalizzato, che si fa invisibile, che si manifesta nel simbolico, psicologico, nell’auto-costruzione personale, che spesso non percepiamo come un sistema di oppressione; che si manifesta in molti piccoli atti quotidiani, contro di cui è difficile ribellarsi, che coinvolgono la famiglia, le persone care, i figli e le figlie. Comprendo che la repressione che si esercita sulle donne che rispondono alle aggressioni è stata storicamente terribile, ed è ancora oggi, orribile in molte parti del mondo. E il femminismo fa molto per combattere tutto questo. Affermo soltanto che, come parte della nostra lotta femminista, dobbiamo imparare a metterci nel mondo con una corporalità potenziata, forte, coraggiosa e consapevole, che questo contribuirà – solo contribuirà - a cambiare alcune cose.
E, comunque, tornando alla domanda dell’inizio: di là della particolare violenza machista, per quale motivo le donne, mai si sono organizzate e prese le armi, per difendersi, almeno in situazioni di emergenza ? Questa domanda mi frulla in testa, senza trovare risposta.. Mai?



Pikaramagazine.com

(traduz. Lia Di Peri)