sabato 14 gennaio 2012

Discriminate ed invisibili : la salute lavorativa delle donne in Europa

L'Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) e l'Istituto Sindacale Europeo ( ETUI) concordano nell'incorporare la prospettiva di genere nelle ricerche sanitarie sul lavoro, nelle valutazioni dei rischi e nelle politiche preventive. L'ETUI rileva inoltre l'esistenza di un modello discriminatorio nel riconoscimento delle malattie professionali.

L'occupazione femminile nell'Unione Europea è arrivata nel 2010 al 58% delle donne tra i 15 e i 64 anni contro il 70% tra gli uomini - secondo Eurostat. Siamo di fronte ad un meracato del lavoro chiaramente discriminatorio. La segregazione lavorativa per settori è un fatto: nel 2008 il 61% delle donne lavorava in sei settori (sanità, pubblica amministrazione, commercio al dettaglio,servizi alle imprese,istruzione e alberghi-ristorazione). la discriminazione salariale-guadagnare meno svolgendo lo stesso lavoro degli uomini- colpisce il 18% di queste donne. E la divisione dei compiti domestici  è altrettanto discriminatoria: in tutti i paesi europei, le donne dedicano più tempo al lavoro domestico non retribuito.Il pregiudizio di genere nel lavoro domestico è così importante che anche se gli uomini lavorano più ore fuori casa, se sommiamo il lavoro retribuito e quello non retribuito, le donne europee lavorano in media,30 minuti in più al giorno, rispetto agli uomini.

Esposizione a rischi

Ma in quali condizioni lavorano le donne e come sono colpite nella salute? La risposta non è facile, dato che né le valutazioni dei rischi né le statistiche ufficiali incorporano un'analisi  differenziata per sesso;tuttavia ci sono dei dati per affermare che esistono esposizioni che necessitano un trattamento differenziato.
Per esempio, quando EU-OSHA esamina gli infortuni sul lavoro con una prospettiva di genere, osserva che seguono modelli differenti: mentre negli uomini gli infortuni sono più numerosi, ma diminuiscono con l'età, nelle donne si mantengono stabili nelle differenti fasce di età. EU-OSHA raccoglie uno studio esplorativo di Eurostat che rileva che gli infortuni più comuni tra le donne sono gli scivoloni, le inciampate e cadute (29%) e si rammarica che Eurostat non calcola gli infortuni lavorativi verificatisi nella pubblica amministrazione, nell'istruzione e nel settore salute, perché in questi settori si concentra più del 45% delle donne occupate in Europa.
In quanto all'esposizione a rischi  ergonomici, sia l'EU-OSHA che l'ETUI sollevano la necessità di incorporare nuovi criteri di valutazione, che permettano di riflettere problematiche tipicamente femminili come l'esposizione a vibrazioni nell'industria manufatturiera che colpisce il 30% delle donne occupate, la realizzazione di movimenti ripetitivi o del sollevamento di persone (attività di cura e di assistenza sanitaria). Per esempio, nel caso del sollevamento di carichi, molto più uomini ( 43%) che donne ( 25%) debbono spostare carichi pesanti nel lavoro. Tuttavia, quando si tratta di sollevare o spostare persone, la prevalenza del rischio è molto più elevata nelle donne (11%) che negli uomini ( 5,8%).
La diseguale distribuzione per sesso delle malattie professionaliriconosciute,incluse nel rapporto dell'ETUI,indica la necessità di politiche di prevenzione con una prospettiva di genere.Per esempio,il tunnel carpiano è fondamentalmente una lesione femminile: il 67% delle persone che ne soffrono sono donne,la tendinite del gomito e la tenosinovite della mano e del polso - un'infiammazione del tendine e del tessuto che lo ricopre - sono inoltre prevalenti più nelle donne che negli uomini.

Nell'esposizione al rumore, secondo l'EU-OSHA,si dovrebbero rivedere i criteri di valutazione. Anche se l'esposizione al rumore nell'industria colpisce massicciamente gli uomini,in occupazioni come l'insegnamento, la ristorazione, i call center o i reparti del pronto soccorso,le donne sono esposte ad elevati livelli i rumore che provocano ronzio alle orecchie e disturbi nella voce per la necessità di aumentarla. Livelli di rumore medio ed alto sono legati alle malattie circolatorie e allo stress lavorativo.

In termini di esposizione ai rischi psico-sociali,i rapporti provenienti da diversi paesi situano le donne come un gruppo particolarmente esposto. Per esempio, uno studio realizzato in Germania ha dimostrato che le donne sono più esposte (67,4%)degli uomini (59,2%) ad alte esigenze psicologiche come quello di fare due lavori contemporaneamente. D'altra parte, un recente rapporto dell'ISTAS, con un campione rappresentativo della popolazione attiva impiegata in Spagna,dimostra che le donne sono in una situazione peggiore rispetto agli uomini -tra i 7 e i 5 punti percentuali di differenza - nell'esposizione alle alte esigenze cognitive (attività complesse) e basse possibilità di sviluppo. Lo stesso lavoro ha dimostrato un pregiudizio di genere in quanto alla necessità di nascondere le emozioni: il 44% delle donne sono costrette a nascondere le proprie emozioni sul lavoro rispetto al 36,7% degli uomini.

EU- OSHA ritiene che l'esposizione delle donne a sostanze pericolose continua ad essere uno dei campi che richiedono uno sforzo maggiore di visibilità dei rischi: " Sappiamo che le donne sono la maggioranza  nei settori che sono in contatto  con sostanze infettive e chimiche nocive per la salute,ma queste esposizioni sono state spesso trascurate".
Il rapporto EU-OSHA raccoglie una tabella completa che collega  sostanze pericolose  con settori, circostanze di esposizione e attività. Ci sono settori dove la maggior parte dei lavoratori sono donne, che sono particolarmente esposte a rischi chimici come l'industria del lavaggio,tintoria,industria ortoprotesica, arti grafiche, laboratori, parrucchierie, sanità o manifattura tessile. Esistono anche studi che indicano che la metabolizzazione delle sostanze chimiche sia differente negli uomini e nelle donne e quest'ultime siano più colpite a basse dosi di esposizione.

Meno segnalazioni e minor riconoscimento.

Sul riconoscimento delle malattie professionali continua una visione chiaramente maschile, viene constatato tanto dal rapporto dell'EU-OSHA quanto dalla ricerca realizzata dall'ETUI dei diversi paesi. Nel 2007, tra le malattie lavorative riconosciute in Europa, un 38% colpivano la donna e un 62% l'uomo,il che sugnifica che c'è una differenza tra i sessi di 24 punti percentuali secondo l'Eurostat. Si tratta di un problema di segnalazioni o di riconoscimento? Dal rapporto dell'ETUI si evince che si tratta di entrambi le cose, ma con diversi modelli nei differenti paesi.

Davanti all'impossibilità di disporre di dati aggregati per l'Europa che permettano di comparare segnalazioni e riconoscimento delle malattie professionali, la relazione di Daniela Tieves per l'ETUI ricorre alle nalisi dei diversi paesi.

In Germania, per esempio,si osservano grandi differenze tra le malattie professionali segnalate per gli uomini e le malattie professionali segnalate per le donne, sempre a favore degli uomini. In Danimarca succede il contrario: le donne segnalano più malattie che gli uomini. Tuttavia,in entrambi i paesi le malattie segnalate dagli uomini sono più riconosciute rispetto a quelle segnalate dalle donne.

Tra i paesi presi in esame vi è uno solo che riconosce in egual misura le malattie segnalate dagli uomini e quelle segnalate dalle donne, ed è l'Italia, dove ad entrambi i sessi viene riconosciuta circa il 30% delle malattie segnalate, ma in questo caso le differenze nella segnalazione sono più notevoli: gli uomini segnalano tre volte più delle donne.

Un'analisi più dettagliata di queste differenze suggerisce che il problema del riconoscimento ha a che fare con il tipo di malattie che si segnalano: per esempio, le perdite dell'udito, segnalate più dagli uomini vengono riconosciute di più che le malattie della pelle segnalate dalle donne.
Secondo ETUI,ciò che sta accadendoè che il sistema di riconoscimento e compensazione delle malattie è stato concepito in un epoca nella quale la partecipazione dei sessi nel mercato del lavoro era molto diseguale e si tratta di un sistema malfunzionante per entrambi i sessi - si riconoscono molto meno malattie di quelle segnalate - ma in misura maggiore per le donne.

amecopress.net

(traduzione di Lia Di Peri)







venerdì 13 gennaio 2012

" E' il momento ideale per il femminismo islamico"

Garazi Mugertza

Intervista a Asma Lambaret

 Asma Lamrabet è nata a Rabat ( Marocco) dove risiede attualmente e lavora presso l'Ospedale universitario Ibn Sina. Medico ematologa è autora di diversi libri e articoli ed è una rappresentante di spicco del femminismo islamico. Inoltre è anche presidente del GIERFI ( Gruppo Internazionale di Studio e Riflessione sulla Donna nell'Islam) e direttora del Centro Studi Femminili nell'Islam.


In piena rivoluzione araba, Asma Lambaret ha girato vari luoghi per parlare sul femminismo islamico,un movimento sempre più esteso tra le donne mussulmane. Nell'intervista concessa alla rivista GARA, smantella il discorso dell'Occidente sulle donne e l'Islam.

 - Su quali concezioni si basa il femminismo islamico?
Il femminismo islamico è il femminismo come lo conosciamo nel resto del mondo, con principi universali, che rivendicano libertà, emancipazione e dignità per la donna. E' islamico perché si riferisce ad uno dei principi propri della nostra cultura in relazione al messaggio spirituale che contiene l'Islam. A questo proposito vorrei chiarire due cose. La gente quando sente i termini femminismo e islam insieme,rimane imbarazzata e si chiede il perché del femminismo e l'islam, dal momento che l'islam è visto come una religione discriminatoria nei confronti della donna. Ciò che voglio chiarire è che quando parliamo di religione,parliamo di un sistema, di un'ideologia religiosa e di un'istituzione religiosa, però dentro tutte le religioni c'è un messaggio spirituale. Ciò che ha portato alla discriminazione della donna sono le istituzioni religiose e il sistema religioso, non il messaggio. Noi vogliamo rivendicare i diritti a partire da questo messaggio spirituale e lottare contro le istituzioni religiose, che sono quelle che hanno fatto una lettura patriarcale del messaggio spirituale.

Alla domanda del perché femminismo islamico e non semplicemente femminismo, devo sottolineare che esistono diverse correnti femministe. Non venitemi a dire che il femminismo occidentale è un femminismo monolitico, che c'è  un solo  femminismo, unico, perché non è vero. Dentro il femminismo ci sono differen ti modelli e anche principi universali che tutti condividiamo. Bisogna saper distinguere tra modelli e principi. I principi universali sono la lotta per l'emancipazione della donna, per la dignità e per l'uguaglianza. Ecco perché come esiste il femminismo radicale, il femminismo degli Stati Uniti o il femminismo nero, esiste anche il femminismo islamico. L'Islam e la donna mussulmana sono così stereotipati, che è difficile capire come una donna mussulmana rivendichi i suoi diritti a partire dalla sua tra virgolette, religione.

- Come nasce il femminismo islamico?
Come movimento è relativamente nuovo e plurale, non c'è un unico femminismo islamico, in quanto esistono diverse correnti. Così, per esempio, vi sono correnti femministe islamiche che non vogliono chioamarlo " femminismo" perché ha una connotazione negativa occidentale. Quando sono in Europa, dichiaro che rivendico il mio femminismo, perché so che la gente capisce questo, ma quando sono nel mondo arabo lo dico in altro modo per non scontrarsi o traumatizzare. E' una questione di concetto,non di principi e ciò deve essere rispettato.
Questo movimento è nato negli anni '90, ma non è un movimento nato in una sola parte del mondo. E' nato in Egitto, ma anche in Iran, Marocco, Tunisia, senza dimenticare i paesi più grandi del mondo mussulmano: Indonesia e Malesia, dove c'è un movimento molto importante del femminismo islamico. Ha anche preso corpo nelle comunità islamiche di altri paesi come, per esempio,  negli Stati Uniti, dove le donne hanno  istruzione superiore.
Sebbene è nato negli anni '90, non ha fatto nulla: è la continuazione del femminismo nazionalista che ebbe molta importanza tra gli anni '40 e '50 nel quale le donne combatterono fianco a fianco con gli uomini per la decolonizzazione. ma dopo l'indipendenza, furono emarginate e il femminismo nazionalista rimase assente. negli anni '50 nacque il femminismo laico che non aveva nulla a che fare con la religione, perché era l'epoca del marxismo e della sinistra radicale. Il femminismo laico non diede frutti perché il popolo arabo è un popolo che fonda le sue radici nell'islam, che costituisce una memoria, una storia, una secolare esperienza che la gente non vuole abbandonare. La generazione più giovane che ha continuato e avuto accesso allo studio dell'islam, ha visto che tutto quello che dicevano le femministe laiche non era del tutto vero,che la lettura che le istituzioni hanno fatto dei testi sacri,tutti controllati dagli uomini sono responsabili della marginalizzazione della donna.

Qual è la situazione attuale?
Le donne hanno cominciato a rileggere i testi sacri e si sono resi conto che  è presente un messaggio spirituale, che, contrariamente a quanto si dice, è liberatorio e liberato le donne. E 'liberatorio ed emancipatorio. Ecco perché ora le donne hanno argomenti religiosi per contrastare i mullah e imam che sostengono il contrario.


 - Cosa pensa il movimento femminista islamico della sharia ?
Quando si parla della sharia, la gente  si spaventa e pensa a un codice penale per tagliare le mani e lapidare le donne. Ma la Sharia non esiste nel testo sacro. Il Corano parla della sharia come regola, come guida. Letteralmente, la sharia parola significa "via". Il messaggio spirituale del Corano dice: "Ti offro una via ." La via è un percorso, un'etica da seguire e non c'è nulla nel Corano che si  chiami sharia che si riferisca alla punizione corporale. Solo il 3% del Corano parla esclusivamente di punizione, ma deve essere letto bene. Nel Corano appaiono solo taglio della mano del ladro e frustare l'uomo o la donna sorpresa in adulterio, la lapidazione non esiste è  pre-islamica, una tradizione giudaica. Ma, come ho detto, è necessario leggere bene, poiché per tagliare la mano del ladro dovremmo essere in una società ideale in cui non ci siano poveri che hanno  bisogno di rubare. Cioè, è una metafora piuttosto che una punizione vera e propria. Inoltre, tenete a mente che prima esistevano solo punizioni corporali, senza prigioni o qualcosa di simile, e questo versetto dovrebbe essere analizzato tenendo conto di questa situazione. In breve, lo scopo di questo versetto è che laddove c'è giustizia, non ci sono poveri che abbisognano di rubare. Per quanto riguarda la flagellazione, la cosa importante è dire che  per frustare l'uomo o la donna  c'è bisogno di quattro testimoni che hanno assistito all'atto sessuale. Cosa significa questo? Che è impossibile dimostrare l'adulterio. Questo, nel Corano,ha svolto una funzione  pedagogia per educare il popolo arabo, che era un popolo  primario-tribale a rispettare l'intimità altrui. Però si è fatta lettura patriarcale  e le  istituzioni hanno deciso che in tutto il Coranosia questa il 3%. Ciò deriva dalla cultura wahabita, che è un'ideologia dell'Arabia Saudita. Tutta ideologia estremista radicale religiosa proviene da questo paese. L'imam e i mullah parlano dell'Islam e il popolo arabo musulmano, che è di solito molto analfabeta, credono a quello che dicono perché quelli  hanno i mezzi e il denaro per diffondere il loro messaggio: sono come il papa. Questo è il grande problema. Naturalmente, non riconoscono il femminismo islamico e ci accusano di essere traditrici e occidentaliste.


 - Come le rivolte arabe interessano il movimento?

Penso che sia il momento ideale per il femminismo islamico. Sono molto contenta perché abbiamo visto le donne che non erano riconosciute, che avevano trascorso anni di lavoro per la rivoluzione. Il fatto che il premio Nobel è stato dato ad una  rivoluzionaria yemenita, giornalista, sconosciuta, povera, madre di tre figli ... che è scesa in strada a parlare in un microfono, chiamando gli uomini e le donne a combattere.

Sono molto felice di dare dei premi a giovani donne come lei che ne hanno bisogno (...) O in Egitto, quando la prima donna ha scritto in un blog chiamando uomini e donne a uscire in strada continuando a farlo tutti i giorni.

Sono felice di vedere queste donne che escono. E ci sono milioni di donne come esse. Sono ottimista sulla rivoluzione araba perché sono uomini e donne che non hanno nessuna ideologia. Si tratta di un movimento spontaneo il cui unico obiettivo è la libertà, l'onore e la dignità. Questi sono i tre slogan che abbiamo visto in tutti i paesi.

- E la tendenza islamista alle elezioni, dopo le rivolte?

Il problema è che quando i giovani hanno vinto, arrivano le elezioni e la maggior parte dei partiti  che si presentano sono stabiliti dallo Stato despota. Gli unici che erano lì, che avevano una qualche verginità politica, perché sono sempre stati all'opposizione od oppressi  sono gli islamisti e così la gente non aveva scelta, non volendo votare sempre per gli stessi ha votato per gli islamisti. Questa è una ragione, ma non l'unica, perché non dobbiamo dimenticare che l'Islam è ancora un riferimento indispensabile. La domanda è: quale sarà il progetto di questi partiti islamici. Non credo che abbiano  un particolare progetto sociale,hanno fatto opposizione per opposizione, ma non hanno un discorso moralizzatore,non  hanno un progetto di riforma, porre le  fondamenta reali della democrazia. Posso sbagliarmi, il futuro lo dirà.

"Il velo è una questione tra Dio e me"

 - In Occidente si tende a mostrare il velo come un esempio di oppressione della donna nella religione islamica. Qual è la sua opinione su questa valutazione?

Il velo non è culturale, o politico o ideologico, né significa una sottomissione agli uomini. E 'una convinzione personale che è legata alla fede. Il velo è menzionato nel Corano una sola  volta e in modo sottile, come una semplice raccomandazione nel comportamento etico di decenza e si riferisce a uomini e donne. Il problema è che un discorso islamico sessista e patriarcale  ha fatto di questo unico versetto il principio fondamentale di come deve essere una musulmana. Io come persona indipendente, libera e musulmana ho il diritto di decidere quello che voglio indossare e tutti devono avere questo diritto. Il velo è qualcosa tra Dio e me. Ma l'Occidente vive questa molto male e non è stato in grado di comprendere tutte queste diversità. Il divieto del velo va contro il diritto della donna sul loro corpo. Io critico allo stesso modo coloro che usano il corpo nudo della donna per la pubblicità, che i radicali musulmani che vogliono che  la donna vada coperta da cima a fondo e lasciarla invisibile.

 - Quali sono le priorità della vostra lotta?

La nostra lotta è focalizzata verso il raggiungimento della parità tra uomini e donne in tutte le sfere della vita politica, sociale e legale. Ci sono stati personali un po 'ovunque nel mondo arabo musulmano nei la donna è ancora minorenne, a livello legale con contraddizioni enormi. Per esempio, in Arabia Saudita, una  donna può essere direttora di una società finanziaria, ha tutti i media che vuole, ma, tuttavia, non ha permesso di viaggiare senza il marito, e se non ha marito non può viaggiare senza  suo figlio, anche se è minore di 14 anni. Né ha il diritto di guidare. D'altra parte, le riforme attuate in Tunisia sono molto positive quantunque non sufficienti se a sua volta non si riforma l'istruzione, perché il popolo la interpreta come antislamica. Bisogna cambiare  le mentalità e l'educazione.

(traduzione di Lia Di Peri)


giovedì 12 gennaio 2012

Simone, 104 anni di femminismo

da Marianny Sánchez

" Non si nasce donna,lo si diventa" dichiarò nel 1949 nella sua opera più importante : Il secondo sesso. Precursora del cosiddetto femminismo della seconda ondata, la filosofa francese Simone de Beauvoir aveva compreso giovanissima  la necessità di liberarsi dei conservatori valori borghesi perché l'autonomia delle donne si realizzasse.

A 104 anni dalla sua nascita - il 9 gennaio 1908 - l'impegno politico e di genere che ha guidato sia il suo lavoro che la sua vita, continua. Ancora oggi la sottile efficacia del sistema patriarcale rappresenta un ostacolo per la pari oppoertunità tra i sessi.

Le cifre lo dimostrano. Secondo i dati forniti dall'Organizzazione delle Naxzioni Unite, il 70% fri poveri del mondo sono donne e i due terzi dell'analfabetismo mondiale ha il nome di donna.

Allo stesso modo, le donne rappresentano un terzo della forza lavoro del pianeta,e rappresentano i quattro quinti del lavoro informale.Tuttavia, solo il 10% accedono ai conti (economici)globali  e meno dell'1% alle poprietà

Fedele seguace del patrimonio filosofico di Friedrich Engels, l'opera della Beauvoir ritorna e allo stesso tempo denuncia i limiti  di una delle idee esposte da questo  rivoluzionario tedesco: " La prima e fondamentale forma di lotta di classe è l'antagonismo tra i generi"
Lo scopo di dimostrare l'artificiosità di questo antagonismo tra uomini e donne per raggiugere la giustizia, fu il motivo che. per anni, alimentò la scrittura di uno dei saggi più importanti del XX secolo e testo fondante del femminismo contemporaneo, Il Secondo Sesso.

In esso, l'autora contrasta l'argomento dominante dell'epoca, secondo il quale, citando Sigmund Freud - la biologia è destino.

Con precisione investigativa e argomentativa, la Beauvoir distrugge ogni concetto di immanenza biologica che determina la femminilità o la mascolinità.  
E' l'esperienza vissuta,il patrimonio storico - afferma - che struttura le conoscenze degli uomini e delle donne e, quindi, il differente modo di sperimentare il mondo.
Il sesso - come concetto latente di genere - non è per l'autora il marchio differenziale che la natura inscrive nei corpi mediante la genitalità: è l'insieme delle caratteristiche economiche, politiche, sociali e argomentative che attraversano l'esistenza delle donne - e deifferentemente - degli uomini - la cui interiorizzazione le relega ad occupare il secondo posto del tessuto sociale.

" (...) Ciò che esiste concretamente non è il corpo - oggetto descritto dagli scienziati, ma il corpo vissuto per il soggetto. La femmina è una donna nella misura in cui si vive come tale" afferma la filosofa.
La sottomissione delle donne da parte degli uomini costituisce, poi,un fenomeno non naturale e non quantitativo che è stato giustificato come conseguenza della razionalizzazione delle differenze fisiologiche tra i sessi.

Che cos'è una donna? e inoltre, è davvero inferiore la donna? sono due delle domande alle quali aspira dare risposte Simone de Beavoir nella sua opera. Per questo ricorre ad Hegel e al suo concetto dinamico dell'essere " è fatto così come lo vediamo manifestarsi" Così in quanto dinamico e storico, l'essere è malleabile e mutevole secondo le possibilità esistenziali che offre la realtà.

Il presunto carattere di sesso inferiore della donna non si deve allora al suo essere, ma alla limitazione delle possibilità imposte dal sistema ideologico, sociale, economico e politico dominante, che frena la sua capacità di trascendenza, la tiene prigioniera.

Al momento della pubblicazione del saggio, la lotta femminista aveva perso molto della sua forza. Il periodo tra le due guerre mondiali aveva significato il declino del femminismo: era in un certo senso morto di successo, avendo conquistato il  diritto al voto e l'istruzione superiore, molte donne avevano abbandonato la militanza o più semplicemente avevano sottomesso la causa femminsta ad una battaglia riformista del sistema economico. Ritornava allora alla domesticità obbligatoria, propria del nazismo, i cui danni si replicavano anche dopo la caduta del regime.

Il Secondo sesso ossigenò il femminismo del dopoguerra,offrendo con un discorso di rigorosità analitica, filosofica, e scientifica, che ha permesso, partendo da lì di costruire la Teoria di Genere, ramo accademico che ha reso possibile non solo la messa in discussione delle iniquità tra uomini e donne, ma anche il disegno di politiche pubbliche con l'integrazione di genere e l'applicazione delle cosiddette " azioni positive",  misure elaborate dagli Stati per garantire la partecipazione delle donne agli spazi di potere e governabilità.

La militanza politica di sinistra con la quale si impegnò Simone de Beauvoir non fu che un conseguenza logica del suo impegno come intelletuale e rappresentante di un femminismo che non era arrivato ad dichiararsi fino al 1962.

Mantenne  sempre comunicazione costante con i movimenti socialisti e comunisti internazionali ed sottolineò la necessità di superare il modo di produzione capitalista per liberare le donne dal giogo economico che le teneva legate agli uomini con rapporti dispotici.

Come militante riconobbe la necessità di rendere l'esplicito il disagio delle donne e aprire il dibattito sul sistema patriarcale nella sfera pubblica,non di elite illuminata, ma di massa. Per questo nel 1977 fondò e assunse la direzione della rivista Questions Féministe ( Questioni Femministe), pubblicazione pioniera in materia e una delle più importanti ancora oggi.

Nella sua veste di romanziera è stata sempre presente una critica alla società borghese e una messa in discussione dell'idea egemonica della femminilità. L'ospite, I Mandarini, Tutti gli uomini sono mortali, La donna spezzata sono alcuni dei titoli che sottolineano questa tematica.

Come saggista ha pubblicato anche i testi " Il pensiero politico di destra, L'esistenzialismo e la morale del popolo, Per una morale dell'ambiguità, La vecchiaia, ecc.

Il pensiero della Beauvoir ha alimentato le elaborazioni teoriche di autore significative come Monique Wittig e, più recentemente, di Judith Buttler.

Simone de Beauvoir morì a Parigi, il 14 aprile del 1986. Sulla  sua tomba si trovano lettere delle femministe di tutto il mondo che la riconoscono come mentore e guida nella lotta al sistema capitalista e patriarcale, che iscrive  ancora oggi a lettere di fuoco, la sua sceneggiatura sui corpi delle donne.


traduzione di Lia Di Peri