sabato 12 marzo 2016

Non si può resistere all'oppressione se altri non lo fanno con te

Intervista a Silvia Federici





Dove sono le donne nella lotta di classe? Per Silvia Federici la chiave di questa risposta sta nella divisione del lavoro e nel “ grande territorio di sfruttamento”, che è il lavoro domestico. “Il capitalismo si è appropriato del lavoro non pagato, si è costruito sulla degradazione del lavoro di riproduzione e di cura. Non è, però, un lavoro marginale ma il più importante, perché produce  soprattutto la capacità delle persone di lavorare “.

Il suo lavoro principale è intitolato Calibano e la Strega. Donne, corpo e accumulazione primitiva, pubblicato nel 2004. In quest’opera ha realizzato uno studio storico della "caccia alle streghe" datata dal XV secolo, quando l'Europa, alle origini del capitalismo, frazionò le terre comunali in porzioni di proprietà individuali, che sono state consegnate all’uomo. In quel momento, in cui il raccolto per il sostentamento si separò dal raccolto per il mercato, mettendo le donne in secondo piano, sui loro corpi si scatenarono le battaglie che portarono molte di loro – soprattutto le vecchie depositarie dei saperi e cultura – al rogo.


- C'è una spiegazione storica per l'aumento della violenza contro la donna?
Silvia Federici  - 
E’ importante riconoscere che la violenza è sempre stata presente in forma potenziale nel rapporto tra gli uomini e le donne in questa società. Molte donne sono picchiate se non preparano da mangiare; a molte donne si dice che non devono uscire, che devono rimanere in casa per prendersi cura dei figli, come parte dell’ordinamento del lavoro domestico. Io penso però che ci siano molte ragioni per l’aumento di questa violenza. La prima è la ricerca di autonomia, di fronte al rifiuto di adempiere i servizi che, tradizionalmente, hanno offerto agli uomini. La ricerca dell’indipendenza espone le donne al pericolo. Per esempio, con l'immigrazione: le espone alla violenza con le autorità alla frontiera e sul lavoro nella casa di persone che non conoscono, che le maltrattano. Questo non significa che le donne dovrebbero stare in casa ma denunciare una situazione di alto rischio in materia di occupazione per raggiungere l'indipendenza economica. In secondo luogo, credo che le donne sono state e sono coinvolte in molte lotte che la violenza arriva non solo dai singoli uomini ma anche dallo Stato e dai paramilitari (Federici si sofferma su questo punto che ritiene non marginale)
    Le donne hanno difeso l'uso non commerciale della ricchezza naturale, perché hanno una diversa concezione di ciò che è prezioso. Chi le dà la sicurezza? Non hanno fiducia nel denaro, ma nella sicurezza di avere animali, mucche, alberi. C'è violenza contro di loro perché sono le protagoniste di molte lotte.


-  Puoi tracciare un ponte tra le violenze del Medioevo e quelle attuali?

 Credo sia importante sottolineare un altro problema: ci hanno fatto il lavaggio di cervello su questi temi; ci hanno convinti che la produzione è un fine in sé, che nulla le equivale in termini di valore, che è giusto sottomettere la vita umana alla produzione.  E’ uno dei principi fondamentali del capitalismo e per lui tutto è legittimo: l’omicidio, la rapina, la guerra. Però anche tutto questo è penetrato nella nostra personalità: lo abbiamo interiorizzato.
E’ da molti anni che sento che il mostro è dentro di noi. Ad esempio, si tende a ridurre il tempo necessario per l'amicizia, per l'amore, per l’incontro. 
Raúl Zibechi mi diceva che il tempo condiviso è una delle chiavi nelle comunità zapatiste. Mi sembrava fondamentale ma al tempo stesso così difficile, perché dobbiamo cambiare noi stessi, convincerci che una delle ricchezze più grandi sono i rapporti con gli altri. E uno dei compiti più importanti è sviluppare la nostra personalità.Si dà valore a un telefono nuovo ma non alla capacità di essere più solidali, di non essere ostili, di trattarsi come nemici. Non si dà valore allo sviluppo delle capacità di comprensione, compassione ed empatia con il resto. La collaborazione è importante nel capitalismo solo quando è utilizzato per produrre qualcosa che si possa commercializzare per questo che abbiamo bisogno di un cambiamento di soggettività. Ho incontrato donne in un villaggio di Buenos Aires che mi hanno colpita per la ricca personalità che possedevano. Avevano fatto riunioni, assemblee su ciò di cui avevano bisogno: avere la luce nel quartiere, pavimentare la strada, perché si riempie di fango quando piove. Questo significa molto lavoro ma soprattutto un sacco di decisioni. Quando ci si muove fuori dalla ottica dello Stato e del mercato, tutto diventa un rischio. Tutto è rischio. Dovrebbe essere misurato bene cosa è importante e cosa non lo è: questo è un criterio che si crea insieme con gli altri. Solo da un rapporto di solidarietà può essere definito.

-       Le nuove forme di resistenza passano attraverso l’incontro?

-       Il concetto di creare il comune significa anche ricostruire il tessuto delle nostre società. Ogni ondata di sviluppo capitalistico ha distrutto il rapporto di fiducia, la conoscenza, il vicinato. Ad esempio, negli Stati Uniti negli ultimi 30 anni la ristrutturazione territoriale ha distrutto tutte le comunità del nord-est, le comunità industriali. Lì dove le persone hanno lavorato per anni, dove avevano costruito forme di contro-potere, perché si conoscevano e sapevano che quando ci sarebbe stato uno sciopero il tuo vicino sarebbe stato accanto a te, avrebbe potuto sostenerti. Tutto è stato distrutto.Perché è così facile oggi espropriare, gentrificare (cambiamenti urbanistici)? Perché non c’è nulla che unisce la gente ai luoghi. Ci sono città americane in cui tutta la popolazione è nuova. Non si conoscono, quindi, non hanno capacità di resistenza. La gente non è pazza. Non può resiste alla oppressione e al dominio se non ha fiducia nel fatto che gli altri lottino con te.

    -  Potresti fare qualche esempio di questa resistenza?

-       Ci sono molti modi e non tutti sono ugualmente efficaci. Uno riguarda la creazione di forme di riproduzione fuori dal mercato. Quando abbiamo iniziato a stare insieme e pensare come costruire qualcosa in comune, è chiaro che la maggior parte delle persone vivono inserite in una rete di rapporti capitalistici e non può sapere fin dall'inizio se ciò che fa è capitalista o anticapitalista, se la fa crescere o cambiare. E 'anche chiaro che se non s’inizia a ricostruire il tessuto di relazioni, che è la fabbrica della nostra vita, a costruire rapporti che ci diano appoggio, solidarietà, fiducia, non possiamo resistere. Combattere la militarizzazione della vita, la disoccupazione, l'impoverimento intellettuale o morale. Questo è il problema comune oggi. Penso anche agli studenti e alla privatizzazione del sapere, alla resistenza della conoscenza in merce, perché per studiare, bisogna indebitarsi. Le lotte contro l'espropriazione delle terre sono le più importanti. Quando le grandi sementi, le aziende agro-alimentari, controllano le terre del mondo e noi non abbiamo alcun rapporto con ciò che mangiamo, non abbiamo alcun rapporto con la natura, noi siamo come animali chiusi nelle città.So che alcuni economisti marxisti, celebrano la città come il luogo delle grandi relazioni. Ma la città è anche una realtà sociale che è molto dipendente dalla terra. Quando non si controlla nulla del campo, dei boschi,delle coste, dei mari, siamo completamente vulnerabili a quello che ci impongono. Non abbiamo alcun controllo. Questo è quello che accade.

 -  Che effetto ha questa fase globale sui nostri corpi?

Il corpo della donna è trattato sempre più come una macchina. Un esempio sono i ventri in affitto, perché le donne che sono fecondate non sono trattate come le madri alle quali sarà dato il bebè. Alle prime è vietato nei contratti che firmano, di sviluppare l’affetto per quel bambino che devono partorire. Un altro attacco è legato alla cosmetica. Entro il movimento femminista noi donne abbiamo lottato contro l’estetica come disciplina, che è stata usata per dividere le donne. Questa commercializzazione del corpo delle donne sta ritornando. Anche se credo che il settore dove ciò si possa notare meglio è la salute. Quando si scopre di soffrire di una grave malattia è terribile se non si ha una comunità accanto a te che possa aiutarti a comprendere ciò che sta succedendo, pensare ai diversi tipi di terapia, accompagnarti dai medici. Se non hai questa comunità, sei perduta. Il protocollo medico di fronte al cancro ha una concezione militare della terapia: si combatte il cancro, si distrugge, si attacca, in modo molto traumatico. Il cancro al seno è un esempio paradigmatico di come si impongano le terapie che non tengono in alcuna considerazione, ciò che le donne sentono,le loro paure, la possibilità di cure alternative.Negli Stati Uniti si formano collettivi di donne con cancro al seno che si uniscono per sostenersi. Questo mi sembra indicativo del grado d’isolamento che ha questa società. L'isolamento è pericoloso perché debilita te e la tua capacità di resistenza.Un altro capitolo importante è la maternità. Negli Stati Uniti, in Tennessee, è stato approvato nel mese di agosto dello scorso anno una legge che stabilisce la pena della “aggressione aggravata” alle donne che consumano marijuana durante la gravidanza, che può arrivare fino a 15 anni. E’ considerato come un modo di uccidere il feto: un’aggressione.Io dico spesso che il corpo femminile è l'ultima frontiera del capitalismo.
 Produrre vita al di fuori del corpo della donna è l'ultima frontiera che il capitalismo  non è stato in grado di passare.

 - Che ruolo svolge in questo la memoria storica?

Credo che sia importante stabilire, contro la teoria dominante, che il capitalismo ha prodotto scarsità e non ricchezza. Almeno per noi è stato un impoverimento. Abbiamo perso il nostro rapporto con la natura: come possono i polinesiani navigare in mare senza strumenti, solo con la comprensione dei loro corpi, verso l’infrangersi delle onde? Non posso comprenderlo. Abbiamo perso il rapporto con il nostro corpo e con gli altri. Ci hanno chiuso in cose piccole, isolate, con la paura degli altri. L'impoverimento sta nel non essere in grado di comprendere e apprezzare la ricchezza che significa il rapporto con gli altri.Non solo questo ma aver perso la capacità di sentirsi parte di qualcosa più grande di se stessi. Questo tema è un'ossessione per me. Ci hanno limitati a cose così piccole.Il capitalismo ha avuto inizio con la recinzione dei campi per sfrattare i contadini ma anche per circondare le persone. Hanno troncato il rapporto con la natura, tagliato il rapporto con gli altri. Hanno tagliato le relazioni con il nostro corpo, mi riferisco a questa forma di auto-disciplina del distacco, questo processo di allontanamento dal proprio corpo. Questo è un impoverimento, quando ti senti una cosa piccola, isolata e non ti senti parte di qualcosa di più grande, di una storia. E 'importante capire che molte persone si sentono in contatto con un mondo di relazioni che va oltre la loro vita, che non vedono la fine della loro vita come la fine di tutto, che vedono la loro vita continuare negli altri. Questo significa essere parte di qualcosa di più grande. Quando si ha paura degli altr,i quando non si è in grado di apprezzare e comprendere la ricchezza che dà il rapporto con gli altri, siamo all’impoverimento.

Brecha

(traduzione a cura di Lia Di Peri)

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