domenica 4 novembre 2012

Una scuola di empowerment?

Dialogo tra Elena Simón e  Marcela Lagarde

 

Marcela Lagarde, antropologa femminista ed Elena Simón, analista di genere e scrittora sono state invitate dalla Federación de Asociaciones por la Igualdad de Género Guadalhorce Equilibra (Malaga, Spagna) per discutere sull'empowerment delle donne e le scuole che servono a questo fine.

 Qui di seguito alcune loro riflessioni.

Marcela Lagarde



L'empowerment secondo Marcela Lagarde è il "processo di trasformazione con cui ogni donna, poco a poco o a passi da gigante, non è più un oggetto della storia, della politica,della cultura, né oggetto degli altri e diventa protagonista, soggetto della sua vita. In altre parole, è un processo attraverso il quale ogni donna si potenzia,si qualifica e sviluppa la consapevolezza di avere diritto ad avere diritti, a fidarsi della propria capacità nel raggiungere gli obiettivi. Questo processo è necessario se si tiene conto della continua perdita di potere delle donne e delle difficoltà che incontrano per sentirsi valorizzate e riconosciute".


Elena Simón: Una scuola di empowerment serve per conseguire quell'influenza che manca alle donne nel mondo, tanto nelle piccole, come nelle grandi cerchie. Detto in modo radicale, per sovvertire il patriarcato, per togliergli terreno sotto i piedi,perché la cultura femminista - che è una cultura di giustizia,di equità, di uguaglianza e di libertà - impregni settori sempre più vasti. Una scuola è utile anche perché,per combattere le discriminazioni abbiamo bisogno sia di potenziamento personale, che collettivo.Non si può farlo in solitudine - nonostante a volte,nelle notti insonni e di disperazione, pensiamo a come combattere domani in modo più forte di ieri. Ciò presuppone un eccessivo logoramento individuale, che le scuole di empowerment alleviano, nel trovare metodi congiunti e permettendo di imparare insieme.

Marcela Lagarde: Una scuola di empowerment ha la funzione di insegnare femminismo e promuovere la partecipazione politica e sociale delle donne. Per questo è necessario che le studentesse acquisiscano una coscienza femminista e che siano più presenti nella vita pubblica locale,nelle associazioni di quartiere, della comunità,sport,cultura e, naturalmente, nei partiti politici.

Elena Simón: Negli ultimi anni abbiamo pensato che fosse  essenziale fare numero o essere presenti,ma abbiamo anche continuamente osservato che molte donne, femministe comprese,sono al potere senza potere, come cinghie di trasmissione degli ideali del partito politico alle quali appartengono o affette dalla sindrome di Victoria Kent che consiste, come sappiamo, nel mettere al centro gli interessi degli altri prima dei nostri. In politica ciò significa che il partito viene prima del femminismo e che gli interessi di chi ci facilita l'accesso a posti di responsabilità sono sacri e vengono per primi. Tutte le donne del mondo, tuttavia,sono immerse nel depotenziamento patriarcale. Ci sono molte donne potenziate a livello personale, ma senza potere a livello collettivo.

Sono del parere  che dovrebbero chiamarsi "scuole femministe di empowerment"  perché, in realtà, sono luoghi dove si insegna e si apprende femminismo e,di conseguenza,si incentivano processi di potenziamento. In più non ci sarebbe nessun dubbio al riguardo: parliamo di dove veniamo,dove siamo, ciò a cui aspiriamo,che vogliamo trasformare il mondo e la nostra vita.

e

Elena Simón

Marcela Lagarde: Penso che sia molto bello per il nostro potenziamento, il famoso "mentoring", cioè questa tutoria diretta tra donne, questo insegnamento reciproco che è quasi un'adozione e mediante il quale due donne sono coinvolte.  In diversi giorni della settimana, una accompagna l'altra nella sua vita privata e nella vita pubblica, va ad uan sua riunione universitaria o lavorativa o politica e impara così, dall'altra. Alla fine si riuniscono tutte quelle che hanno fatto questa esperienza e la narrano pubblicamente.
Il mentoring è fondamentale anche per rompere le barriere generazionali, di etnia o nei casi di disabilità.

 Pikara Magazine.

(traduzione di Lia Di Peri)

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