sabato 16 novembre 2013

Tra spose sottomesse e puttane

Beatriz Gimeno








Vorrei dire all’Arcivescovo di Granada di superare le sue ossessioni, persino il Papa l’ha detto.
E’ chiaro che agli uomini della chiesa cattolica piacciono le donne sottomesse, anche se ho paura che le loro menti complesse le immaginino potenti e dominatrici, una ragione che gli ha permesso di provare molto piacere nel bruciarle.
La letteratura ecclesiastica a riguardo non lascia dubbi. Cominciamo da San Paolo, il primo ossessionato con la sottomissione delle donne. Continuiamo con il medievale Malleus Maleficarum, quest’ottimo manuale di tortura, che è servito alla chiesa per bruciare e torturare migliaia di donne in un giudizio sado-sessuale nel quale si contavano gli orgasmi che esse avevano avuto con i vari demoni e nel quale si narravano in dettaglio le varie posizioni e piaceri e che alla fine, in ogni caso, esse – partecipanti non consenzienti alle orge – erano punite con il fuoco, per il maggiore reato che, consisteva nel “raffreddare” il pene, il peggio, lo sappiamo.
Il Maleficarum funzionò per un paio di secoli fino a quando fu modernizzato nel XVII da qualcuno dei tanti libri che il religioso Ludovico Sinistrari dedicò con dovizia di particolari, alla ricerca della presenza del demonio che, guarda caso, si nasconde nei genitali delle donne. Sinistrari illustra su come scavare con attenzione, lenta e fermamente questi genitali nei quali si troverà il segno demoniaco se sapranno cercare bene. Non crediamo per nulla che questa ricerca fosse piacevole per esse, giacché era fatta con ferri roventi e pinze varie. Inoltre, la fine è nota: le bruciavano. Il brutto di queste relazioni tra donne e demoni così complete e variegate -al cui confronto il Kamasutra impallidisce – è che finivano sempre con una donna bruciata. Migliaia di donne bruciate per secoli sono il risultato dell’ossessione della Chiesa per la sottomissione femminile e il pene freddo.
Dopo un certo tempo, la Chiesa smise di bruciare le donne e si adattò alle confessioni, delle quali esistono ottimi manuali molto espliciti. Chiedere alle parrocchiane, la quantità e qualità dei toccamenti o i dettagli precisi dei loro sogni bagnati, che sono, naturalmente, i sogni dei sacerdoti stessi, è un classico cinematografico e letterario ben conosciuto. La cosa buona è che alla fine non si bruciava nessuno, bastava solo un’avemaria. Un progresso non c'è dubbio.

Gli uomini, quindi, ci vogliono sottomesse, ma ci immaginano potenti, cosa che li riempie di paura. In più, le sottomesse sono alla fine molto noiose. Così che, per combattere la noia che gli procurano le sottomesse e le sposate, gli uomini si possono rivolgere sempre alle altre donne, a quelle che immaginano trasgressive e divertenti: le puttane. A queste è stato dedicato il manifesto dei 343 imbecilli. 
Di là dall’ovvio, cioè, di là dal problema della prostituzione, il manifesto fa riferimento con il suo finto titolo a due lotte storiche per i diritti umani. Il titolo di questo manifesto idiota fa riferimento a quell’altro che negli anni ’80 pubblicò SOS Racisme con lo slogan “Non toccare il mio amico!" “ nel quale si denunciavano la repressione contro i migranti illegali e il razzismo. Si presuppone inoltre che vogliano burlarsi del manifesto femminista, che 343 intellettuali francesi firmarono nel 1971 dichiarando di avere abortito, quando ciò era ancora illegale. Quella fu una manifestazione responsabile e impegnata nella lotta per un diritto umano fondamentale delle donne, il diritto all’aborto. Appare chiaro che la lotta per i diritti umani dà sui nervi a questi idioti, che vedono minacciati i loro privilegi di signorini di classe alta, con lavori coni quali si guadagna molta grana.
Il manifesto degli imbecilli non è un manifesto a favore delle prostitute. Vedesi la differenza tra “ Non toccate le puttane “ e “ Non toccate la mia puttana”. Personalmente avrei firmato un manifesto che avesse avuto come titolo la prima frase. L’avrei diretto alle autorità che hanno deciso di combattere, non la prostituzione, ma la sua visibilità. E, a tal fine, si dedicano a multare donne che fanno quello che possono per sfuggire alla povertà, mentre i magnaccia, i prostituenti, non solo non sono multati, ma gli sono offerti tutti i tipi di facilitazioni, perché facciano i loro “affari”. Questa è un’altra storia.
“ Non toccare la mia puttana”, non dice nulla più di questo: non toccate ciò che è mio, non toccate il mio diritto. Il diritto degli uomini, naturalmente, ad avere una puttana. Ed esse? Anche a loro piace dice il testo del manifesto. Certo, che deve piacere: piacere di essere puttane, piacere di essere sottomesse, perché su questo immaginario che ci piace, gli uomini hanno costruito l’unica mascolinità che conoscono, che non è capace di godere di una donna libera e uguale a loro.
Dovranno però abituarsi.

eldiario.es/zonacritica

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