martedì 18 ottobre 2011

Guatemala, il femminicidio taciuto

Più di centomila donne sono state violentate durante i 36 anni di conflitto in Guatemala. Quelle aggressioni hanno segnato un presente nel quale la violenza di genere si è naturalizzata.

 Il Guatemala continua ad essere un territorio ostile per una donna: 685 morte nel 2010; Centoventi solamente quest'anno.
I dati delle violenze e torture superano qualunque altro angolo del Sud America. Anche la stessa Cidad Juarez. Questa statistica è una sequenza del periodo più nero del conflitto vissuto da questo paese per trentasei anni (1960 - 1996),quando più di centomila donne furono violentate e torturate in seguito al programma di sterminio dell'etnia maya.
Tutto ciò ha naturalizzato una cultura dell'impunità della violenza contro la donna, per la quale c'è solamente l'1% di possibilità che il suo caso riceva giustizia. In questo contesto, una causa istruita dalla Corte nazionale spagnola è diventata l'unica possibilità di cambiare il destino delle donne guatemalteche.

La guerra interna tra il Governo e la guerriglia ha causato più di 200.000 morti in gran parte indigene di origine Maya. Lo stupro, la mutilazione, la schiavitù sessuale, il feticidio ( l'uccisione dei feti) sono stati usati come mezzi per sterminare le comunità maya: distruggere la donna è stato lo strumento per annientare il popolo.
Un piano  organizzato perfettamente, per il quale l'esercito fu accuratamente addestrato, secondo i dettagliati rapporti  della Commissione per il Chiarimento Storico del Guatemala.
Una di queste vittime è stata Tersa Sic: " Quando incontrai i soldati mi presero con la forza, mi portarono vicino ad un fiume e mi violentarono. Erano più di cinquanta. Quel giorno sono state violentate  più donne del villaggio. Hanno bruciato tutto.Mi hanno legata  e sono riuscita a salvarmi grazie all'aiuto di mia figlia di cinque anni. Cercai aiuto. Avevo fame e paura, però nessuno ci trovava".
La Corte Nazionale spagnola dichiarò ammissibile nel 1999, il reclamo presentato dalla Fondazione Rigoberta Menchu, nel quale si accusava per la prima volta,l'ex capo di Stato Rios Montt e altri sette ufficiali, di terrorismo,genocidio e uso sitematico della tortura.
Cinque anni dopo,la Corte emana un atto di accusa nei confronti di otto generali, ma le autorità guatemalteche rifiutarono la loro estradizione. Per le autorità, gli stupri di massa avvenuti durante il conflitto erano da considerarsi " semplici danni collaterali".

"Qualche giorno dopo - continua raccontare Teresa Sic -  mi portarono con la forza al distaccamento militare di El Chol,dove mi violentarono tantissimi soldati, per quindici giorni di fila, dove mi lasciavano dormire soltanto per brevissimo tempo. (...) Ci hanno dato da bere,sangue di toro e carne cruda da mangiare".
Nel dipartimento di Quiché, al nord della capitale del Guatemala,i verdi campi di semina e i suoi colorati mercati nascondono uno di macabri segreti della storia del paese. Questa è la zona dove la violenza durante il conflitto fu estrema soprattutto negli anni Ottanta. Le donne sopravvissute al genocidio hanno deciso di rompere il silenzio, guardare in faccia il governo e accusare i colpevoli. " Abbiamo bisogno di chiarire i fatti -dice Feliciana  - e che lo Stato riconosca la verità, questo è il mio più grande desiderio. Siamo senza parole, la violenza sessuale durante il conflitto armato sembra che non sia esistita".
Le donne parlano del rifiuto che devono affrontare nelle loro comunità, per dire la verità. " Ci additano, ci insultano,fino a ridere di noi coloro che ci hanno violentate - afferma Maria Castro che non riesce a evitare di crollare, quando racconta che,dopo la sua testimonianza davanti all'Alta Corte, nel 2008, suo figlio fu assassinato.

Patricia Yoj, un'avvocata di etnia maya che lavora alle denunce, dichiara che " il rappresentante del Programma Nazionale di Risarcimento ( piano statale che si occupa della riparazione alle vittime del conflitto) disse che non credeva agli stupri e questo è stato pubblicato nei media. E' umiliante"

Il rifiuto da perte dei loro mariti è la cosa più difficile per queste donne che hanno sofferto le peggiori torture. Maria Castro non vuole ricordare, ma sa che farlo può salvare molte vite: " I soldati mi tesero un'imboscata, presero pure mia figlia, lei aveva paura, piangeva urlava, ma i soldati spararono  al mio carro e mi buttarono giù. Ricordo che erano tre coloro che mi violentarono, ma non so in quanti lo fecero  perché ci fu un momento nel quale sono svenuta. Quando mi svegliai li vidi raccogliere le  loro armi in fretta e andare verso un altro posto. Mia figlia mi ha aiutata portando il fratellino, però piangeva molto, aveva visto tutto". Il suo racconto si interrompe, i suoi occhi si riempiono di lacrime, quando riprende a raccontare ciò che successe dopo, il rifiuto del marito che le diceva che era rimasta viva perché aveva permesso ai soldati di abusarla.

Maria Toj non si separa dalla nipote:è il suo tesoro più prezioso, è l'unica che la tiene in vita. Sua nipote e la sua lotta affinché le riconoscano ciò che ha subito  : " hanno torturato me e mio figlio. Mi hanno bruciato tutto,mi hanno lasciata senza niente, solamente con mio marito morto e il mio dolore". I criminali vagano  soddisfatti per  le strade, compreso il convivere nello stesso villaggio e la cosa peggiore è che le situazioni di violenza si susseguono ancora tutti i giorni. Maria Toj racconta come una settimana fa " ad una donna le tagliarono i seni, la torturarono, la violentarono e dopo la bruciarono viva, proprio qui accanto".

La Spagna darà voce a queste donne.

Il giudice Pedraz ha ammesso l'estensione del reclamo del 1999 nel quale viene contemplato  come crimine internazionale, la violenza di genere in Guatemala durante il conflitto armato. L'estensione presentata dalle ONG Women's Link attraverso l'avvocata Almudena Bernabeu, l'unica donna spagnola che lavora sui casi di Giustizia Universale presso l'Alta Corte  e negli Stati Uniti (nel Centro di Giustizia e Responsabilità)include per la prima volta l'orrore al quale furono sottoposte queste donne.
Perito della causa sarà Patricia Sellers, la prima donna che ottenne di dichiarare lo stupro come arma di guerra nei tribunali internazionali speciali dell'ex Jugoslavia e Ruanda.
" Quando si viola un essere umano lo si trasforma in un morto vivente, le si ruba la sua preziosa intimità e si uccide il suo futuro. Se si vuole annientare un popolo questo è il modo migliore per farlo. La tortura sessuale è la più distruttiva delle armi", ha dichiarato Maria Sellers.

Questo processo - spiega Almudena Bernabeu - aprirà un dibattito, perché la mancanza di giustizia è ciò che fa aumentare la violenza di genere.

Paloma Soria l'avvocata dell'Ong, Women's Link, afferma che " la società guatemalteca equipara la violenza sessuale e la tortura alle donne al furto di bestiame, all'incendio del campo di grano. E' necessario cambiare ciò e che le donne non siano più invisibili di fronte alla società"


(traduzione di Anita Lia Di Peri Silviano)

Link: 

Genocidio in Guatemala, ammessi i crimini di genere



Maria Toj, vittima e testimone delle aggressioni con la nipote






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