venerdì 12 aprile 2013

Neo-machismi: nuove aggressioni, nuove risposte

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ulteriore rafforzamento dei discorsi machisti che relativizzano e avallano in forma esplicita o sottile le diseguaglianze di genere, la violenza contro le donne e le sessualità normative.

(...)
Questa nuova ondata di discorsi sessisti si inseriscono nel contesto di femminilizzazione della povertà e consolidamento del capitalismo con significativi tagli nelle politiche di parità.
Ma cos'ha di "nuovo" questo machismo? Diversi analist* concordano sul fatto che questi discorsi non sono per nulla nuovi, ma sono il risultato dell'aggornamento attraverso modalità e  canali diversi della logica patriarcale  di dominio e di sfruttamento piuttosto consolidata nel tempo. Una logica che continua ad operare attraverso i canali tradizionali ai quali si aggungono adesso i nuovi media nel regno del virtuale (blog, social network, piattaforme, forum).
Le analisi femministe coincidono con queste analisi sociali sul machismo che sono in parte una reazione alla creazione e sviluppo delle politiche di uguaglianza (leggi sull'aborto, leggi contro la violenza di genere, leggi del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ecc.), ma soprattutto costituiscono una risposta sociale al cambiamento nelle relazioni di genere che, grazie ai movimenti femministi ha portato a maggiori quote di uguaglianza/libertà per le donne.


Mutazioni del Patriarcato: nuovi attacchi machisti.

Come segnalano Nieves Salobral y Soraya G. Guerrero nell'articolo " Violenza machista a dibattito" i discorsi neo-machisti hanno in comune una minimizzazione dell'importanza della violenza maschile e della diseguaglianza strutturale tra uomini e donne, una costante critica alle politiche di parità istituzionale ed un importante messa in discussione degli atteggiamenti delle donne e femministe alle quali si addossa la responsabilità della reazione aggressiva degli uomini. In più, dichiarano che il contesto è fortemente favorevole alle donne e arrivano a percepire l'uomo come una vittima degli eccessi femminili e della lotta per la libertà delle donne.

L'associazione Ioé, nello studio sugli atteggiamenti della popolazione di fronte alla violenza di genere in Spagna,distingue tra "machismo risentito", "difensivo", "magnanimo e antiautoritario"e "egualitarista irrilevante". All'incrocio con questa classificazione possiamo distinguere diverse articolazioni delle risposte sessiste alle lotte femministe:

Da un lato, abbiamo movimenti di uomini presumibilmente colpiti dalle leggi di genere. Le diverse associazioni che confermano questi movimenti insieme a gruppi di uomini divorziati e per l'affidamento congiunto riassumono il modo con il quale il patriarcato si ri-articola nel contesto della crisi capitalista e di instabilità dei legami familiari tradizionali.
Nuovi miti, come le false accuse di violenza di genere o della PAS sono tutta "una risposta
neomachista per fronteggiare penalmente la violenza" come afferma la psicologa Fátima Urzanqui che si aggiunge ai vecchi discorsi sulla violenza machista. In questo caso risultano paradigmatiche le recenti dichiarazioni del deputato spagnolo dell'UPD, Toni Cantó,che si fa così "portavoce dei discorsi neo-machisti" o di proposte così misogine, androcentrici e antifemministi come quelle del sedicente Ministero dell'equilibrio.
In linea con i precedenti troviamo piattaforme cattoliche e / o di destra che hanno coniato il concetto di "ideologia di genere"per far riferimento ad una presunta offensiva di de-binarizzazione della popolazione (diluendo la divisione "naturale" tra uomini e donne), attacco all'eterosessualità, minaccia alla famiglia nucleare e distruzione dei "legittimi" valori (cattolici).
In questo senso vi è un tentativo continuo di appropriazione del concetto "femminismo"per disattivare la sua connotazione sovversiva ed associarlo ad un'acritica ed insipida "uguaglianza" dei diritti e delle opportunità che non considera le relazioni di potere genderizzate né l'organizzazione eteropatriarcale delle società.

(...) Risulta molto interessante, ma anche problematico assistere al modo in cui si stanno sviluppando tutta una serie di teorie cospirazioniste sulle origini e sviluppo dei movimenti femministi che sono identificati come  delle lobby o si arriva ad associarli a Rockefeller o ad organizzazioni come la CIA.

Queste teorie complottiste profondamente antifemministe si stanno anche sviluppando, anche se in modo relativamente marginale,nei movimenti sociali autonomi. Autor* di dubbia credibilità con la feroce critica al femminismo di Stato (nel quale includono tutto il femminismo) associano il movimento femminista allo sviluppo del capitalismo e sfruttamento, arrivando ad identificare il femminicidio con lo "sterminio delle donne "che, dicono, realizzi lo stesso femminismo.
D'altra parte, nella sfera del virtuale troviamo non solamente discorsi chiaramente machisti e di consenso e oppressione sessista, ma anche tutta una serie di aggressioni virtuali più o meno organizzate (messaggi offensivi e umilianti, minacce di violenza fisica e sessuale) contro donne femministe che svolgono una importante attività politica nella Rete. In questa direzione, casi come la moletia sofferta da Anita Sarkeesian negli USa,in ragione del suo progetto “Feminist Frequency” o nel contesto spagnolo ,il caso di Alicia Murillo che dal sito Forocoches ha aperto il dibattito su come affrontare i " "cyber-attacchi" e come sviluppare nuove strategie dai femminismi.

A livello più spontaneo e senza un'organizzazione espressamente politica troviamo i trolls sessist iche agiscono individualmente o collettivamente in Rete. Forum, facebook, twitter, youtube, blog e anche l'e-mail  sono i loro canali di aggressione. Secondo l'esaustivo articolo " Trol machista, astiosi virtuali "l'anonimato, la tolleranza al troll che si ha nella rete, la difficoltà nello stabilire i limiti al "trollismo" e la minaccia sono alcuni fattori che rendono gli ambienti virtuali un campo fertile per il trol machista".Tra i trolls vi sono differenze significative, ma possiamo grosso modo classificarli di due tipi : Forococheros e buonisti.

I primi(che prendono il nome dal forum di provenienza) sono troll che localizzano e diffondono pubblicazioni e progetti femministi nella rete affinché i loro utenti accorrano in massa a boicottare l'iniziativa. Questi troll  fanno discorsi violenti, volgari e apertamente machista" "quello che vi serve è un buon cazzo", "puttane", "depilati", a lavare"ecc. Allo stesso modo usano cliché triti e ritriti contro le femministe, come " grasse amareggiate" "lesbiche", "pelose", "streghe","malscopate" ecc..

Che succede quando i discorsi non provengono dalla destra, dalla Chiesa o dalla socialdemocrazia, ma dall'altro lato del campo di battaglia, che sono spazi liberali, di sinistra o dei movimenti sociali, presumibilmente legati al femminismo? Abbiamo i trolls benpensanti, politicamente corretti o " buonisti".
Questi troll  non agiscono in massa, ma individualmente, ma tutti condividono lo stesso discorso, con poche sfumature tra loro. I loro interventi sono più elaborati, lunghi e raffinati e pretendono di avere più spessore intellettuali dei troll forococheros. Una delle loro caratteristiche principali è che eseguono una chiamata per salvare le forme. Sotto il ricorrente " Ti parlo con rispetto" si coprono le spalle contro una possibile forte risposta femminista, che abitualmente identificano come attacco, insulto o, nel caso che non gli si dedichi tutta l'energia e il tempo che essi vogliono, viltà.
I buonisti usano  fare  un discorso progressista che condanna il machismo più marcio e recalcitrante in alcuni casi è anche legato alla politiche di parità,però difettano di conoscenza sulla teoria e pratica femminista. Tuttavia, si sentono autorizzati a dare lezione, giudicare e mettere in discussione le strategie e forme di espressione delle femministe. Collezionano un argomentario fondato su topici e nozioni che negano le relazioni di potere e di dominio patriarcale preesistente " tutti siamo uguali" " io non guardo al genere, ma alla persona" "voglio l'armonia tra i sessi".
Nonostante questo discorso sia stato ripetuto fino alla nausea alle femministe, per pacificare le loro lotte e strategie, ad essi appare sempre originale, innovativo e illuminante.

Abitualmente attaccano alcune femministe con termini come "radicale", "embrista" o "estremista" e sostengono che esse realizzano un machismo inverso ("perché il femminismo non è quello vostro, ma un movimento molto dignitoso, che si batte per la parità") o riducono la lotta femminista ad una mera guerra tra i sessi.

Alcune frasi e luoghi comuni del machista "buonista"
"In questo modo, non va bene", "Così non arrivate alla gente", "State macchiando l'immagine del femminismo" "il vero e corretto femminismo è...", "Io credo nella parità, nelle persone,non in questo nazifemminismo/embrismo", "Sono d'accordo con ciò che dici, ma..." e soprattutto" parlo con rispetto".

Vediamo come si produce un aggiornamento dei classici aggettivi per delegittimare le femministe (pazza, isterica, strega, cattiva, cagna) attraverso l'impiego reiterato di altri termini: nazifemministe, embriste, anti-uomini,radicali, estremiste o violente. Un'analisi interessante per capire come il concetto di "embrismo" sta operando - come antecedentemente fece il termine "femminismo"- per dividere le femministe in buone e cattive lo troviamo nell'intestazione " 3 giorni: nazi-femministe e hembristas".

Continua.


diagonalperiodico.net

(traduzione di Lia Di Peri)