domenica 29 novembre 2015

L’associazione delle Donne Giudici in Spagna propone dodici punti di Giustizia verso l’uguaglianza.


La recente associazione delle Donne Giudici della Spagna ha presentato un manifesto dal titolo " 12 passi di Giustizia verso l’Uguaglianza” nel quale identificano con chiarezza i loro obiettivi. Una dichiarazione di principi per un mondo più giusto e più equo sottoscritto dalle 12 fondatrici giudici.

1.    Non una meno.  La violenza di genere nasce dalla disuguaglianza strutturale e beve dal modello di mascolinità egemonica. Vogliamo mettere le nostre risorse al servizio della presa di coscienza e nel lavoro di prevenzione del femminicidio da tutti i possibili fronti. Esigiamo dai governi politici statali che garantiscano la protezione - senza soluzione di continuità - di tutte le donne e la finiscano con i vuoti e chiusi discorsi che condannano la metà dell'umanità: difendiamo da adesso la giustizia e libertà per tutte.
2.   Statuto della Vittima del Delitto. E’ un nuovo strumento legale in vigore dall'ottobre 2015, che beneficerà soprattutto le vittime di reati con un impatto di genere. Questo statuto prevede per la prima volta, un catalogo dei diritti procedurali ed extra-procedurali a favore delle vittime di reati, che parte dal riconoscimento della dignità delle vittime, la difesa dei loro beni materiali e morali e, di conseguenza, l'intero della società. https://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2015-4606.
Chiediamo l’assegnazione urgente di risorse umane e materiali necessari per la sua applicazione effettiva e reale. Non vogliamo leggi incompiute o,cosa è lo stesso, privi dei mezzi necessari affinché siano una realtà.
3.  Sextortion (Estorsione sessuale), un nuovo concetto per un vecchio male. Proponiamo uno specifico regolamento penale per questo fenomeno che è l’abuso di potere nel concedere un beneficio in cambio di sesso. Una vecchia e disgustosa pratica maschile che si alimenta con donne e bambine di tutto il mondo, preferibilmente in situazione di necessità che li rende ancora più vulnerabili davanti a quest’abominevole atto. Non possiamo avanzare verso l’uguaglianza, indebolendo la libertà sessuale femminile.
4.  Il doppio impatto della guerra sulle donne e le bambine. Le Guerre e conflitti armati sono particolarmente crudeli con le donne e le bambine. Si usa contro esse violenza sessuale come arma di guerra e rappresentano la maggioranza degli sfollati e dei rifugiati. Tale impatto non è tradotto, nonostante il suo valore e la capacità nella loro partecipazione alla soluzione del conflitto e nel successivo monitoraggio, il che rende difficile riparare i diritti violati, accresce le disuguaglianze e l'accesso alle opportunità di ricostruzione.
Chiediamo la necessaria inclusione e partecipazione delle donne alla risoluzione dei conflitti dalla fase della trattativa fino all’attuazione degli accordi raggiunti in condizioni di parità. La partecipazione delle donne nella costruzione e consolidamento della pace è essenziale per il recupero della comunità dopo il conflitto e perché l’armonia perduri nel tempo.
5. Educazione e Formazione. Il "Rapporto di Monitoraggio sull'educazione per tutti nel mondo" dell'UNESCO ha mostrato il divario educativo tra uomini e donne, come indicato nel precedente rapporto del 2013. Due terzi dei quasi ottocento milioni di analfabeti nel mondo sono donne. Nei paesi sviluppati la formazione riduce il divario salariale tra uomini e donne, contribuendo a migliorare la situazione delle famiglie.
          Proponiamo l'inserimento nei piani educativi (della Spagna) di programmi sulla parità di             genere e misure di stimolo per ridurre la dispersione scolastica e la collaborazione del               nostro Paese con le organizzazioni internazionali che promuovono la preparazione delle             donne.
6.  Breccia Salariale. La Commissione europea descrive il divario salariale come la "differenza media tra il salario degli uomini e donne per ora lavorata", ma è molto di più: è la constatazione come il mercato del lavoro sottovaluta il lavoro delle donne.  Consideriamo imprescindibile l’obbligatorietà dei piani di uguaglianza e regolari controlli in materia salariale per le imprese con più di 50 dipendenti, così come qualsiasi azienda che negozi con l’Amministrazione o riceva sovvenzioni pubbliche.
7.  Maternità, paternità e conciliazione – Vogliamo politiche attive per un'efficace conciliazione tra lavoro e vita familiare. Conciliare non è una scelta. Conciliare non è rinunciare. Conciliare è poter vivere una maternità e paternità responsabile in armonia con le aspirazioni di donne e uomini. Proponiamo un’estensione del concetto di maternità affinché le donne possano reintegrarsi nel lavoro dopo il parto, senza la perdita dei diritti e aspettative professionali e in condizioni vantaggiose per il neonato, nel pieno rispetto per l'allattamento al seno e la maturità biologica dei/delle figl*.
Proponiamo un prolungamento dl congedo paternale, con conseguenti effetti positivi sulla parità di genere in casa e al lavoro, favorendo cambiamenti nelle relazioni e nella percezione dei ruoli genitoriali così come gli stereotipi prevalenti.

8.  Molestia sessuale occupazionale.  La molestia sessuale sul posto di lavoro è considerata dal Comitato per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, raccomandazione del 1992, come una forma di discriminazione sulle donne, oltre ad essere un problema per la loro salute e sicurezza sul posto di lavoro. Tuttavia, la causa di discriminazione contro le donne continua a essere presente sul posto di lavoro, e porta per le donne che la subiscono importanti conseguenze psichiche, che comporta il silenzio sulla molestia sessuale per paura di non essere credute.
Tali situazioni devono essere totalmente sradicate per garantire il diritto costituzionale di uguaglianza, senza prevalenza di qualsiasi discriminazione per ragioni di sesso.
Chiediamo l'adozione di misure di prevenzione, supporto e visibilità. E 'necessario rafforzare le norme che disciplinano il divieto di molestie sessuali sul lavoro, per ottenere la massima efficienza e attuare misure di sostegno psicoterapeutico, mediante unità mediche specializzate che insieme all’assistenza legale gratuita facilitino la denuncia della molestia sessuale sul lavoro.

9.  La femminilizzazione professionale e le condizioni del lavoro. La donna è pienamente integrata nel mercato del lavoro (spagnolo) ma le sue condizioni lavorative sono ancora inferiori rispetto al collettivo maschile e la contrattazione collettiva è uno degli strumenti per avanzare in questa materia. Esistono settori femminilizzati che hanno condizioni lavorative precarie e nei settori che servono lo stesso numero di uomini e donne, ci sono categorie / posti di lavoro femminilizzati che, comparativamente, hanno condizioni di lavoro più precarie. Pertanto, è necessario realizzare uno sforzo formativo e d’informazione per superare questa situazione e ottenere che, mediante la contrattazione collettiva, si stabiliscano sistemi di valutazione del posto di lavoro, di classificazione professionale e di promozione professionale che favoriscano entrambi i sessi.
10. Contro la doppia discriminazione delle donne migranti. Le drammatiche circostanze nelle quali centinaia di migliaia di persone intraprendono un progetto migratorio sono particolarmente umilianti nel caso delle donne e delle bambine. Alla fuga dalla fame, dalla miseria e dalla guerra, si aggiunge una situazione di assoluta vulnerabilità in cui le donne sono spesso trattate come una merce soggetta a sfruttamento lavorativo o sessuale. Una volta che raggiungono la loro destinazione questa situazione, si perpetua, in modo che in una terra di presunta libertà sono destinate a riprodurre gli stessi modelli di dominio da quali hanno cercato di fuggire. Di fronte a ciò c’è bisogno di una reazione urgente ed efficace.
E 'necessario che nelle politiche di asilo si tenga in conto il rischio di discriminazione di genere, come fattore determinante per la concessione, in un modo molto più ampio rispetto a ciò che prevede l’attuale legislazione. Devono concretarsi le possibilità di attuazione in materia di protezione delle donne vittime della Tratta di esseri umani, così come per gli organismi competenti a conferire questo status, oggi esclusivamente nelle mani della polizia.
Devono svilupparsi politiche attive d’integrazione delle donne migranti, in modo da garantire che il cambiamento ipotizzato non si limiti a un semplice movimento fisico, ma costituisca l'occasione per una reale uguaglianza.
11. Le donne nella magistratura e la loro sotto-rappresentazione nei posti di alta responsabilità. Delle 5352 che attualmente fanno parte della magistratura, il 52 per cento sono donne e il 48 per cento uomini. L'età media mostra una differenza minima tra uomini e donne (19,2 anni per gli uomini e 14,4 anni per le donne). Solo il 13 per cento delle persone che compongono la Corte Suprema sono donne.E nel novero dei giuristi di riconosciuta competenza, le 13 persone che hanno accesso alla Corte Suprema, sono uomini e non è stata nominata nessuna donna.
Chiediamo che negli spazi di designazione discrezionali nella magistratura, l'adozione di misure positive fino a che si equipari la rappresentanza di donne e uomini senza che l’anzianità sia un merito. A parità di meriti sarà nominata una donna a occupare detti spazi.
12.   Visibilizzazione femminile nel linguaggio. Il linguaggio è più delle parole. Esso è il riflesso del pensiero ed è lo strumento attraverso il quale non solo si nomina la realtà, ma s’interpreta. Il linguaggio androcentrico è il riflesso di una realtà nella quale l’uomo è la misura di tutte le cose e noi donne siamo l’eccezione alla regola di espressione universale, trasformando il femminile in qualcosa d’inferiore o subordinato. L'uso del maschile riproduce e occulta la disuguaglianza tra uomini e donne. Il linguaggio non sessista può diventare un potente strumento per il cambiamento. Proponiamo che, nell’ambito di tutte le amministrazioni pubbliche ma, soprattutto, nel campo della giustizia, si adottino politiche che promuovano ed esigano l’uso non sessista del linguaggio in tutta la documentazione.
          Chiediamo che la normativa attuale e quella futura sradichi tutte le forme di linguaggio               androcentrico.
Le partecipanti dell'Associazione delle Donne Giudici della Spagna (AMJE). Novembre 2015.

 Confilegal.com

(traduzione a cura di Lia Di Peri)