domenica 2 agosto 2015

Adiós al macho

Carlos Bouza


Nel 1991, un uomo di 24 anni, chiamato Kurt Cobain, scompigliò l’industria musicale con il disco ‘Nevermind’, un pezzo di cultura punk rock, in un successo milionario.  Il fenomeno fece reale un’idea così potente da sembrare inconcepibile: dalla notte alla mattina, una stella maschile del rock polverizzava tutti i cliché delle star del rock maschile, s’intrufolava con un messaggio femminista, anti-razzista e anti-omofobo, nella coscienza di tutta una generazione.






La voce di Kurt Cobain suona neutra e dismessa dal registratore, come se la sua confessione appartenesse a un’altra persona e non all’adolescente tormentato di qualche anno fa: “ Per una società che celebra le gesta sessuali dell’uomo-macho, io ero l’immaturo, l’omuncolo che non aveva un rapporto sessuale e mi molestavano per questo”.  Kurt aveva sedici anni e spesso mentiva ai suoi amici vantando una serie d’incontri sessuali, che non aveva mai avuto.
Poi un pomeriggio, con gli ormoni ribollenti, il futuro leader dei Nirvana scivola a casa di una ragazza disabile e inizia a palpeggiarle i seni, disposto a perdere la sua verginità in modo drammatico. Improvvisamente è invaso da una sensazione di sconforto. “ Provai a scoparmela, ma non sapevo come fare. Cominciò a disgustarmi il suo odore, così mi levai”. Nonostante avesse potuto consumare l’atto sessuale, la doppia umiliazione (il disgusto di sé per la sua mancanza di determinazione, rimorso dopo l'abuso inferto) lo perseguitarono per il resto della sua vita.
L'episodio registrato nei diari del musicista e riprodotto da lui stesso in una registrazione  riesumata nel documentario ‘Cobain: Montage Of Heck’ (Brett Morgen, 2015), segna il punto di non ritorno nell'esistenza di Kurt: l'inizio di un lento ripiegamento su se stesso, che precipita il suo definitivo esilio mentale di una città la cui durezza lo aveva trasformato in un vortice di rabbia e di paura.

In un successivo foglio promozionale dell’album ‘Bleach’ (1989), debutto discografico dei Nirvana, Cobain ricorda Aberdeen (Washington) come una comunità ", composta per lo più da boscaioli ignoranti e fanatici, masticatori di tabacco, cacciatori di cervi e omofobi”.
Lì cresce terrorizzato da un ambiente di brutale mascolinità, che comincia al liceo dove, i suoi compagni,lo perseguitano per una presunta omosessualità e si estende fino agli uomini della sua famiglia : un nonno che “spesso raccontava barzellette razziste” e un patrigno che, di fronte alla scarsa frequenza con la quale Kurt portava ragazze in casa,lo arringava giornalmente con l’idea che "un uomo ha bisogno di essere un uomo e di agire come tale."

Poco a poco, l’adolescente inizia a difendersi dal mondo con le poche armi a sua disposizione, riempiendo la città di graffiti, che escono come funghi (il più famoso, “Dio è gay” sarà recuperato anno dopo, nella canzone dei Nirvana 'Stay Away') e infarcendo i suoi diari di riflessioni e disegni che riflettono uno stato di crescente isolamento.
Questi quaderni, pubblicati in parte sotto il nome di Diari (Mondadori, 2003), s’inseriscono naturalmente nell'insieme di una’opera da intendere, prima di tutto, come il grande tentativo del musicista di trasformare la sua emarginazione in arte.
In una delle pagine, con lo stile ruvido e infiammato Kurt abbozza un fumetto con protagonista Mr. Moustache: un personaggio rozzo e primitivo che sintetizza tutti i rednecks che tanto lo terrorizzavano ad Aberdeen. Nella prima vignetta , Mr. Moustache  si avvicina alla pancia della moglie incinta d esprime il suo desiderio : Figlio mio! Il ragazzo sarà un uomo. Guardate quanta forza ha in quelle piccole gambe! Sarà un calciatore”. Improvvisamente, Mr. Moustache s’incendia “ Meglio che non sia una noiosa vitellina!  Voglio un macho americano, puro al 100%, onesto, lavoratore, che odi gli ebrei, i negri e i froci! Gli insegnerò a riparare macchine e ad approfittarsi delle donne”. Nella penultima vignetta il personaggio si trasforma di nuovo in un guazzabuglio di falsa dolcezza ("Ahhh … senti che calci con queste gambine così forti), il feto sembra rispondere al suo desiderio propinandogli un energico e determinato calcio in faccia.
Molte altre annotazioni, in particolare, quelle che hanno a che fare con il suo crescente interesse per il femminismo, e la sua nuova vita a Olympia (Washington) dove Cobain fugge nel 1987, cercando di cancellare ogni traccia del suo passaggio ad Aberdeen.
 In questa piccola città universitaria, dove il punk rock fiorisce all'interno di una ridotta scena, Cobain entra in contatto con le donne che stanno cominciando a gettare le basi del movimento delle riot grrrl: una forte corrente, alimentata dall’ etica punk, lotta collettivamente per il potenziamento delle donne, partendo dal coinvolgimento attivo delle donne nella musica rock.
Il giorno in cui Kurt conosce Tobi Vail, co-fondatora di lì a poco della band Bikini Kill, si sente così sopraffatto dalla forza del suo discorso (e dalla sua inossidabile collezione di dischi), che finì per vomitare dal nervosismo. Poco tempo dopo, entrambi uniti in una relazione fugace, i diari di Kurt rivelano già l’intensa costruzione dell’icona femminista che oggi conosciamo.
L’influenza intellettuale di Tobi e delle altre riot, come Kathleen Hanna, è evidente in molte liste di album preferiti prodotti da Cobain, che si riempiono di riferimenti al pop femminile sotterraneo e di avanguardia,prodotti tra gli anni ’70 e ’80 : The Raincoats, The Slits, Marine Girls. Inoltre, la consapevolezza del musicista sembra esplodere in qualunque pagina, in ogni angolo: "La gente non può rifiutare qualsiasi 'sismo' né pensare che ce ne sia uno subordinato all’altro. Salvo il sessismo. Egli comanda. Egli decide. Continuo a pensare che per sviluppare gli altri ismi dobbiamo  smascherare il sessismo.  Oppure : “  Mi tranquillizza e mi consola sapere che le donne sono superiori e per natura meno violente degli uomini. Mi rassicura sapere che le donne  sono il futuro del rock’n’roll”.

Nel gennaio del 1992, dopo aver polverizzato Michael Jackson nella Top 1 della Billboard con l’album  “‘Nevermind’ (1991), Kurt Cobain diventa una delle due star maschili più famose degli Stati Uniti. L’altra è Axl Rose, il leader  dei Guns N 'Roses, una band ultra-conservatrice, che incarna i valori più feroci del reaganismo. La tensione tra i due non tarderà a esplodere pubblicamente,mettendo in scena un conflitto in cui sfumano i limiti del personale e del politico: di fronte a un Cobain diventato portavoce della gioventù frustata dal neoliberismo selvaggio delle amministrazioni di Reagan e Bush,  Axl  si presenta come una mostruosa estensione di tutti i bulli di Aberdeen: la metafora di un incubo nordamericano. Così che la semplice idea di condividere un audience  comune  comincia ad atterrirlo.
Tuttavia, la vendita dei loro dischi, quasi nello stesso momento non può essere più in contrapposizione. Con 'Use Your Illusion' (1991), un doppio album barocco ed eccessivo  i Guns N 'Roses rimangono nella tradizione del rock androcentrico, con canzoni che avvolgono le donne in romantici batuffoli o le rappresentano semplicemente come puttane. Allo stesso tempo, Cobain realizza qualcosa che fino ad ora sembrava improbabile: introdurre alcune riflessioni oscure sull’alienazione, abuso sessuale o il machismo nei canali di diffusione musicale  di maggiore audience. In meno di quattro mesi, 'Nevermind', raggiunge i tre milioni di copie vendute.
Il critico Charles R. Cross, che anni dopo firmerà la biografia definitiva di Cobain ('Heavier Than Heaven', Random House, 2005) accoglie il ‘fenomeno Nirvana’ con scetticismo, affermando che la band “ ha successo, però vorrei trovare un contenuto”. Cross ha scalfito appena la superficie di 'Nevermind' - un grande disco di pop distorto, soffiato dall’alito poetico  di un raro insetto -  senza arrivare a percepire che Cobain stava rilevando le ferite attaccate al suo tempo  con efficienza senza precedenti nei suoi contemporanei.

Qualche volta, , come nel  crudo terremoto di  ‘Territorial Pissings’ ("Non ho mai conosciuto un uomo intelligente / e se lo fosse stato , era una donna"), il musicista si rivolta esplicitamente contro il machismo , richiamando l’attenzione sull’approccio femminista, che tanto lo aveva stimolato in Olympia.  A volte, come in 'Polly', una canzone astratta su uno stupro, che Kurt aveva scritto dal punto di vista dell’aggressore, la sua tendenza a testi obliqui provoca fraintendimenti con conseguenze fatali.  Polly' era basata su un vero e proprio evento che si era verificato anni prima a Tacoma (Washington) e che ne innescò un altro terribile quando due fans dei Nirvana aggredirono sessualmente una donna, mentre canticchiavano la canzone alieni dalla pulsante angoscia, che la lettera trasmetteva.
Cobain che considerava lo stupro come uno dei crimini più gravi che potessero essere commessi, scrive le seguenti note, destinate a essere incluse nel libretto dell’album ‘Incesticide’ (1992):  "L'anno scorso, una ragazza è stata violentata da due rifiuti di sperma e uova, mentre cantavo il testo di ‘Polly’.  Ho molta difficoltà a pensare che ci siano plancton  tra il nostro pubblico (…) A questo punto ho una richiesta per i nostri fans i: se qualcuno di voi odia gli omosessuali, le persone di un altro colore o le  donne,  fateci un  favore,lasciateci in pace. Non venite ai nostri concerti e non comprate i nostri dischi”.
Una voce nel suo diario, scritta nello stesso periodo, colpisce per il suo argomento:  "Mi ricordo quello che raccontava Kathleen Hanna sull’istituto. Che aveva una classe nella quale insegnava alle ragazze a prepararsi a un eventuale stupro. E quando si affacciava e vedeva gli stupratori lì giocare a calcio, diceva “ Bisogna insegnare proprio a loro queste cose”.
Già nel 1993, Cobain scrive 'Rape Me' ('Rape me'), una sorta di risposta alle polemiche su 'Polly', il cui titolo ricicla uno slogan provocatorio comunemente usato nel cerchio delle  riot grrrl. La canzone avrebbe potuto essere doppiamente efficace. Da un lato, dal suo status privilegiato di celebrità del pop, Cobain contribuiva ad amplificare il discorso delle grrrls.  Dall’altro, lanciava il suo finale inno anti- stupro: una composizione di cruda giustizia poetica in cui “ un uomo che stupra una donna, è mandato in carcere e finisce con l’essere stuprato lì”. Tuttavia, è frainteso questa volta dalle associazioni femministe che protestano contro l’ambiguità del titolo. Cobain diventa una bomba, che provoca reazioni infuocate, spesso contrastate e non sempre pulite.
Frequentemente la stampa conservatrice e scandalistica, comincia a sparargli contro, usando come obiettivo, la sua nuova partner, Courtney Love, una preda apparentemente più facile. Proveniente  dalla preistoria  del movimento riot, nonostante non si fosse mai integrata nella sua dinamica, Love era una donna forte e autosufficiente che costruirà la sua carriera lottando all’ombra dei Nirvana. I dischi della sua band,Hole, che esploravano senza complessi i tabù della femminilità, erano difficilmente assimilabile dalla cultura patriarcale nella quale continuava diluendosi la cultura del pop, ma lei persisteva con fede cieca nel potere della differenza.
Ben presto, la somma di una donna senza peli sulla lingua ("sembra che possiamo solo arrivare  da qualche parte usando la nostra figa mentre essi ottengono tutto toccando  buone canzoni") e un uomo femminista diventano un filone irresistibile per i media: un canale idoneo per intossicare l'immagine pubblica di entrambi. Tanto che, a poco a poco, Kurt comincia a essere percepito come un vile essere gestito da una strega senza scrupoli. Una versione che Brett Morgen, autore di 'Cobain: Montage of Heck' ha recentemente smentito, in un'intervista con il quotidiano El País: "Kurt era un grande femminista. Fino a 20 anni fa tutti si sentivano minacciati da una donna dalla forte personalità come Courtney, ma non lui. Seppe dargli il suo spazio e convivere con  uguaglianza di potere nel loro rapporto. Questo fece sì che lo vedessero come un burattino davanti a una donna manipolatrice. Io non penso fosse così”.
Nonostante che il centro della tempesta migrasse da un lato all’altro, nonostante che la potenza di Kurt esplodesse negli scenari di tutto il mondo è facile concludere che la stella non arrivò mai a uscire  da Aberdeen. Quando, nel gennaio 1992, in una trasmissione televisiva in prima serata il musicista introduce la sua lingua nella bocca di Krist Novoselic, bassista dei Nirvana,lo fa crogiolandosi, pensando alla possibilità che, dall’altro lato, fossero riuniti “ tutti gli rednecks omofobi "del suo popolo. Quando entra in scena, incastrato in un abito corto di Courtney, c'è qualcosa di gioiosa esplorazione del suo lato femminile e spesso un atto di vendetta contro un passato che non si era abbastanza diluito.
Questo, tuttavia, nascondeva una potente carica simbolica, che stimolò milioni di persone in tutto il mondo. Una di queste fu la giornalista londinese, Amy Raphael, che nel suo libro ‘Never Mind The Bollocks: Women Rewrite Rock’ (Virago, 1995), scriverà la più bella sintesi dell’eredità di Kurt: “ Cobain ha riconosciuto il femminile in se stesso più di ogni un altro artista degli anni ‘ 90. E 'stato, per noi, un modello di comportamento più sovversivo che la  stessa (la teorica femminista newyorkese) Camille Plagia avesse mai sperato  di essere.


Pikara magazine



(traduzione di Lia Di Peri)