sabato 21 dicembre 2013

Corpi, spazi e violenze. La costruzione del " femminile" nei regimi biopolitici.

Uno studio dell'Universidad Complutense de Madrid
Almudena Cabezas, David Berná
Definiamo " femminile" un ampio spazio, un esterno costitutivo, nel quale si colloca come negativo tutto ciò che non ha le caratteristiche distintive di mascolinità.
Mediante il dialogo tra le geo-politiche critiche femministe, la teoria queer e il pensiero decoloniale analizziamo le finzioni politiche della mascolinità e femminilità come artefatti violenti, manipolatori e creatrici di disuguaglianze.
Le tecnologie della razza, del sesso e del corpo,modellano gli individui nella diseguaglianza e violenza, legittimando le gerarchie spaziali che potenziano l'egemonia occidentale e le forme di circolazione del sapere-potere. Siamo interessati ai processi politici e discorsivi attraverso cui si sono costruiti i corpi e le identità posizionate nel femminile e come agiscono generando violenza nei confronti dei soggetti non uomini  (donne , omosessuali , disabili , prostitute, ecc.). Per questo, prestiamo attenzione agli apparati bio-politici che danno avvio a tecnologie e dispositivi soma-politici addomesticanti, frenano e disciplinano la vita delle popolazioni con l'obbiettivo di costruire corpi nazionali docili, forti e riproduttivi a partire dalle finzioni politiche identitarie. Allo stesso modo della genealogia affrontiamo la costruzione dell'artefatto "femminile", la creazione dell'identità omosessuale e le differenti forme di violenza, dal consolidamento degli Stati-nazione europei e le forme dell'imperialismo decimonono.

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