venerdì 14 ottobre 2011

Il femminismo islamico. Parte terza.

Prima e seconda parte qui e qui
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Il femminismo islamico nel sud e nord Mediterraneo

Quando termina il secolo che vide l'ascesa del femminismo secolare, appare il femminismo islamico. Entrambi rappresentavano una sfida, ma anche un'estensione del femminismo laico di stampo nazionale e facevano presagire un universalismo differente. Il nuovo discorso del femminismo islamico apparve nei primi anni Novanta in aree molto diversi,come l'Iran,Egitto,Malesia, Sud Africa e Stati Uniti sotto i seguenti contesti:


in uno Stato islamico, la Repubblica Islamica dell'Iran posteriore a Khomenini,quando si aprì un piccolo spazio;


nella diffusione dei movimenti islamici africani ed asiatici;


nel Sud-Africa, post apartheid, quando le attiviste si concentrarono nella critica al conservatorismo della società mussulmana;


nell'ambito dei convertiti e della prima generazione degli immigrati del Nord America ed Europa.


Nelle società mussulmane laiche, il femminismo islamico si è scontrato con il discorso reazionario degli islamisti, in quanto considera l'islam come una religione ugualitaria in tema di genere e di giustizia sociale. In questi contesti, il femminismo islamico si confronta con lo Stato secolare, autorità religiose, movimenti islamisti della società conservatrice, che insieme ostacolano i diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere in nome di quello stesso Islam che le islamiste assicurano essere garante di tali diritti.


Le condizioni differiscono da uno Stato all'altro,con l'Algeria  da un lato ( essendo uno dei terreni più pericolosi per il femminismo islamico,data la violenza islamista locale) ed Egitto dall'altro ( dove storicamente c'è un'apertura ed una chiusura costante dello spazio per un discorso alternativo, a seconda del ruolo dello Stato in un determinato momento)16.
Nella sempre più crescente comunità mussulmana dell'Occidente,le mussulmane già immigrate che risiedono in un nuovo ambiente o trasformato, che vivono in una relazione diversa con la società d'origine, chiedono di trovare forme di comprensione dell'Islam secondo le loro necessità spirituali e sociali.
Gli ostacoli sono particolarmente difficili per le giovani.Se non vogliono soccombere alle pratiche sessiste imposte in nome della religione, molte della quali importate dalla società d'origine,necessitano di un approccio all'Islam secondo la loro nuova vita e circostanze.
Nel ventesimo secolo, i discorsi sull'uguaglianza di genere in Europa e negli Stati Uniti,la rottura con la diseguaglianza patriarcale, sono stati elaborati da un linguaggio laico all'interno dei paradigmi dell'illuminismo, democrazia e dei diritti umani. ( Molte mussulmane trovano questi discorsi coerenti anche con il messaggio ugualitario dell'Islam). Le femministe occidentali (non mussulmane) sono state per la maggior parte laiche  e la religione non ha giocato un ruolo significativo nelle loro vite. In ogni caso, durante la seconda ondata femminista,negli anni sessanta, settanta e ottanta, alcune intellettuali cristiane ed ebree riesaminarono i testi religiosi e la storia per contrastare le letture misogine che sviliscono la donna.


Agli inizi del XX secolo, nelle società mussulmane dell'Africa e del'Asia,la donna ha dovuto ricorrere alla giustificazione religiosa per aprire la strada ad un nuovo agire per ottenere libertà di movimento e autonomia personale. Ha anche utilizzato  il discorso religioso per aprire spazi nella società civile e nelle istituzioni statali, mescolato insieme al  discorso nazionalista e in favore della democrazia e dei diritti umani. Nelle società mussulmane ( di Stato, maggioritario o comunità di minoranza), il discorso femminista islamico o religioso è diretto a tutta la società. Esso ha così più impatto tra tutte le classi  rispetto a  quello laico che comprendeva principalmente la privilegiata classe urbana.


Sinceramente io sono convinta che il femminismo islamico possa contribuire alla realizzazione di una cultura più pluralista e ricca nel nuovo Mediterraneo. Questo movimento presuppone un'articolazione di diversi ideali,al centro dei quali si trova la giustizia sociale e la totale uguaglianza di tutti gli esseri umani, espressa in un linguaggio religioso in armonia con la vita laica e mondana di tutti i giorni.
I discorsi e i linguaggi differenti possono contenere ideali simili e significativi per i diversi gruppi interni ad una comunità religiosa.
Su entrambi i lati del Mediterraneo, il femminismo islamico sta diventando uno dei molti elementi che chiedono l'applicazione dell'uguaglianza di genere. Al nord sta trovando un posto tra i femminismi europei. Al sud, cresce la sua connessione con il femminismo laico, per far fronte comune 17.


L'obiettivo principale molteplici discorsi è quello di raggiungere una società più pluralista,egualitaria e rispettosa delle differenze. Il femminismo islamico è importante per la costruzione di queso nuovo Mediterraneo, dato che rivendica un islam egualitario che appoggia il pluralismo e la cultura democratica. A questo proposito differisce enormemente dall'islam fondamentalista e misogino che si incastra perfettamente con la volontà islamofoba.
Perché quell'Islam reazionario degli imam (senza porli tutti allo stesso livello) del sud -mediterraneo ( ed oltre) è diventato l'unico del quale  parla l'Europa e l'Occidente in generale? Perché il femminismo islamico è così sconosciuto o se arriva in Occidente lo si accoglie con derisione o come se fosse un surrogato?
Assistiamo ad un movimento che è passato dall'esorcizzare l'Islam a calunniarlo,dove l'argomento fondamentale per attaccarlo è il trattamento degradante che riceve "la donna" nell'Islam.
In questo senso non parlerò della strana coalizione tra islamisti patriarcali e i fanatici islamofobi nel loro ostruzionismo alla creazione di nuove culture nazionali in Occidente. Mi concentrerò invece sul come il femminismo islamico in entrambe le sponde del Mediterraneo ed oltre, con altri femminismi e movimenti progressisti,stanno contribuendo a creare culture trans-nazionali nel Mediterraneo. In effetti. è una tematica che stiamo ancora imparando ad esplorare.
In questo capitolo mi concentro sullo Stato spagnolo che recentemente ha svolto un ruolo significativo nel processo di consolidamento del femminismo islamico, perché illustra alla perfezione le vicissitudini globali e locali nella costruzione e  pratica del femminismo islamico. 

Il femminismo islamico in Spagna


Il femminismo islamico e l'islam liberale apparvero in Spagna,negli anni Novanta,iniziato dai convertiti provenienti per la maggior parte dalla sinistra politica. Tra questi  c'era Mansur Escudero,uno psicologo che divenne il presidente della Giunta Islamica e l'avvocata Jadicha Candela, che fondò l'Associazione An Nisá.
Nella prima riunione delle donne mussulmane, organizzata a Barcellona nel 1999,Candela tenne un discorso intitolato "La rivoluzione egualitaria dell'Islam" dove articolò il messaggio coranico sulla fondamentale uguaglianza tra tutti gli esseri umani,chiamandola" la prima dichiarazione universale dei diritti umani e cittadini" 18.
Inoltre Candela denunciò la manipolazione di questa dottrina egualitaria mediante letture misogine da parte degli ulema conservatori. A questo proposito,mise in risalto l'opera della nota scrittora e sociologa marocchina Fátima Mernissi,la sua denuncia di questa misoginia coperta nell'Islam e come si stesse riproducendo in Occidente.
 Consapevole della storia spagnola, Candela rileva che questa versione sessista venne utilizzata per screditare i mussulmani da parten dello stesso Occidente che aveva beneficiato della trasmissione del pensiero razionale sviluppato dagli andalusi. In tal modo, espresse ciò che è diventato un segno distintivo del femminismo islamico in Spagna: i riferimenti alle loro profonde radici storiche. Candela stessa si è posta tra quelli il cui approccio al Corano ed alte fonti religiose, fu elaborato dall'ijtihad o interpretazione intellettuale personale e lascia chiaramente intendere che non proviene da una formazione tradizionale nelle scienze religiose. Quindi, fa parte del gruppo di professionisti istruiti, che analizzano il Corano e altre fonti per conto loro e che stanno diventando nuove autorità o persone influenti,visto che le loro conclusioni rapidamente fanno eco tra i mussulmani.
Fa parte di questo nuovo gruppo Abdennur Prado,promotore del primo Congresso Internazionale del Femminismo Islamico (Barcellona, 2005).
Nella sua conferenza," Jihad di Genere", Prado mette in evidenza il messaggio ugualitario dell'Islam,rilevando che attualmente sta passando la convinzione che la discriminazione contro la donna sia insita nell'Islam, distorcendone il messaggio.
Prado è convinto che il femminismo islamico fornisca ai mussulmani immigrati, tanto donne che uomini, una via per l'integrazione nella società.
Sono le letture patriarcali dell'Islam e le sue attuazioni che confliggono con le leggi spagnole, non i principi islamici di pluralismo ed uguaglianza. La Giunta Islamica Catalana, il cui presidente è Prado si è posta il compito di promuovere questa interpretazione, soprattutto tra i nuovi mussulmani arrivati nello Stato spagnolo 19.
Non sarà nel breve periodo un compito facile,giacché alcuni immigrati per lo più poveri e senza istruzione,provenienti dalle aree rurali del Marocco,portano con sé pratiche culturali difficilmente separate dalla religione. In questo senso, il comportamento della donna (nei suoi semplici gesti quotidiani) è intimamente legato alle sue nozioni di moralità e di onore e gli uomini sentono il dovere di mantenere la loro autorità e disciplina su di esse.
Questo controllo può risultare più esagerato nel contesto dell'immigrazione e l'anomia della vita quotidiana in situazioni sconosciute e in territori non mussulmani.
Il femminismo islamico in Spagna è stato influenzato dal lavoro di due femministe marocchine.La prima, che abbiamo già citata è Fátima Mernissi, autora di un'estesa opera degli ultimi tre decenni,tra queste la sua nota critica ai hadith misogini nel suo influente libro " L'harem politico" 20. La maggior parte del suo lavoro è stato tradotto in spagnolo. Inoltre il portale virtuale WebIslam e la rivista Verde islam hanno pubblicato molti suoi articoli. Menissi è anche valutata tra le femministe laiche e i circoli progressisti spagnoli, arrivando ad ottenere il prestigioso Premio Principe delle Austurie nel 2004.
Più recentemente ha cominciato a emergere come femminista islamica Asma Lambaret, medico di professione, coinvolta anch'essa nell'interpretazione personale del Corano e dei testi religiosi. Ha pubblicato due libri,Musulmane tout simplement (2002) e Aïcha, épouse du prophète ou l'islam au féminin (2004) 21 che hanno richiamato l'attenzione delle femministe islamiche spagnole.
Nel primo Congresso Mondiale delle Mussulmane di lingua spagnola,tenutosi a Siviglia (2003) presentò una conferenza intitolata provocatoriamente " Femminismo islamico?"
Lambaret, come la Mernissi prima di lei è una delle voci del Mediterraneo meridionale( comprendendo anche l'islamista marocchina  Nadia Yassine) che lamentano secoli di patriarcato che si è appropriato dell'Islam - che la femminista islamica egiziana Zainab Radwan chiama categoricamente " il patriarcato non islamico" -  e la sua naturalizzazione nel tempo fino a considerare l'Islam egualitario come un'aberrazione. Le donne  sono state assenti dal dibattito a causa di questo sessismo culturale.
Nel Congresso di Siviglia Lambaret ricordò " la fede passiva non è utile  per la nostra emancipazione islamica" e continuando " Non abbiamo altra scelta se non quella di continuare a mobilitarci come mussulmane per recuperare i nostri diritti 22.


Come possiamo notare  il femminismo islamico in Spagna si ispira a due fonti: la re-interpretazione progressista del Corano elaborata dai nuovi esegeti e la tradizione intellettuale di un passato islamico quando al Andalus (nome mussulmano della penisola Iberica) era il centro del pensiero in Europa 23. Come afferma Prado " il femminismo islamico nello Stato spagnolo è radicato in al Andalus, ispirazione e referente simbolico, segno della nostra peculiarità" 24.


La luce del pensiero islamico in Spagna è stata eclissata da un periodo buio della storia, quando alla fine del XV secolo i mussulmani furono espulsi  o messi a tacere e la sua religione vietata. Alcuni nuovi movimenti mussulmani ispanici, oggi, costruiscono un Islam liberale ed egualitario radicato nel suo illustre passato.



L'attivismo del femminismo islamico (ultima parte)
continua.


webislam


(traduzione di Lia Anita Di Peri Silviano)





mercoledì 12 ottobre 2011

Il femminismo islamico nel nuovo Mediterraneo. Parte seconda

 La prima parte qui
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 Un patrimonio di attivismo femminista transnazionale in entrambi i lati del Mediterraneo.

da Margot Badran

Ho posto il dibattito sul femminismo islamico contemporaneo, nel contesto della storia delle origini e apice del femminismo secolare,a sud del Mediterraneo,per mano dei mussulmani e cristiani. Queste femministe emersero in vari stati-nazione in tutto il ventesimo secolo, prima, durante e dopo l'occupazione coloniale e in un contesto di modernizzazione e di gestazione dei movimenti islamici riformisti 6.
Il femminismo che apparve per primo tra gli arabi del Mediterraneo( soprattutto nel sud-est) si chiamò "femminismo laico" per connotare la riflessione e una pratica create da donne di diverse comunità religiose. Questo femminismo aveva lo scopo di condividere il concetto di nazione-Stato laica di cittadini uguali, con uno spazio per la religione, ma senza che lo Stato fosse governata da essa. Le (prime) femministe laiche ( che si autodenominavano  semplicemente femministe) si organizzarono per garantire che le nuove istituzioni statali fossero egualitarie del genere, sia in teoria, che nella pratica. Volevano anche riformare " le leggi religiose sullo stato personale"(tra questi i codici personali mussulmani e cristiani) elaborati dagli Stati. Queste femministe iniziarono come movimento locale( nazionale) sociale e politico 7.

Il suo era un discorso poliedrico,influenzato dal modernismo islamico,dal nazionalismo laico e dei diritti umani e fu istituito mediante lo svolgimento di intensive campagne e atti di quotidiano e gionaliero attivismo, che proseguirono per tutto il secolo.
Al contrario,continuando con la storia, il femminismo islamico emerse a livello mondiale come un discorso nuovo nel contesto religioso( fondato cioè su una nuova interpretazione del Corano) e subito acquistò la forma di un movimento sociale ampio, ben organizzato e coordinato.
I femminismi nacquero in pieno periodo coloniale e nel vortice dei movimenti di liberazione nazionale 8.
Dall'inizio del secolo scorso, le donne, di entrambe le sponde del Mediterraneo ( e dell"Oriente" e dell'"Occidente" per usare la terminologia corrente) formarono alleanze transnazionali nel momento stesso che si coinvolgevano nelle lotte autoctone. Furono le pecursore delle reti femministe transnazionali (analizzate fino ad oggi  da Moghadam, come per esempio, la rete Women Living under Muslim Law s  9).

Le donne si aiutavano reciprocamente da entrambi i lati e difesero le loro posizioni nel contesto del colonialismo e lotta anticoloniale. Allo stesso modo, contribuirono a forgiare il femminismo, smentendo la teoria che esso  fosse un'invenzione occidentale e, conseguentemente, che  "il femminismo occidentale" e i femminismi, nelle società a maggioranza mussulmana fossero (fondamentalmente) antagonisti 10.

La storia del femminismo panmediterraneo del 1923, ha un prima e un dopo. Quell'anno, l'Alleanza Internazionale delle Donne (IAW) organizzò il suo IX Congresso A Roma. Dalle coste orientali e meridionali partecipò una delegazione proveniente dall'Egitto ( l'Unione Femminista Egizia) ed un'altra che rappresentava le donne ebree in Palestina ( l'Associazione Palestina per i Diritti di Uguaglianza delle donne Ebree). Nel ventesimo secolo, le reti femministe internazionali erano composte dalle congressiste nazionali, una per ciascun paese. In questo senso, la delegazione ebraica fu un'eccezione. Negli anni successivi,altre delegazioni dei paesi arabi si unirono alle congressiste dell'IAW,in particolare  quelle della Libia, della Siria, della Palestina, tentando di costruire una comunità femminista più ampia in un mondo segnato dal colonialismo.

Le donne crearono una cultura femminista internazionale o per dirla  con Rupp e Taylor " una comunità di movimenti sociali" dato che lavorarono per gli interessi comuni di genere in un contesto coloniale che ostacolava seriamente gli sforzi collettivi, in particolare riguardo alla Palestina. Le femministe di entrambi i lati del Mediterraneo utilizzarono lo spazio internazionale,nel momento in cui consolidavano le lotte locali e i loro specifici obiettivi. Nel mio studio su l'Unione Femminista Egizia e il suo impegno nazionale ed internazionale ho analizzato le similitudini, le divergenze e la direzione nei due sensi ( più che la dicotomia nord-sud od Oriente-Occidente, assunta frequentemente) del femminismo mondiale degli anni Venti, Trenta e Quaranta.
Il mondo accademico ha cominciato solo di recente a prestare attenzione a questo fenomeno transnazionale,nel contesto mediterraneo, come ad esempio, la ricerca storica comparata del femminismo egiziano ed italiano realizzata da Lucia Sorbera 12.

In questi ambienti femministi internazionali,  le occidentali - che erano più propense di altre ad accettare gli stereotipi orientalisti dell'islam e delle mussulmane - furono in grado di verificare per bocca delle stesse mussulmane, altre realtà, che diedero ad esse un'immagine diversa dalla maggioranza europea. Le attiviste femministe internazionali dell'Occidente furono introdotte in una prospettiva dell'islam inimmaginabile, per esempio, sui diritti della mussulmana di ereditare e controllare il patrimonio.
Le donne europee scoprirono anche che la mussulmana dopo il matrimonio conservava l'indipendenza legale completa ( compreso il nome) e che questo si applicava anche ai cristiani nei paesi arabi del Mediterraneo, in un periodo in cui la maggioranza delle europee aveva meno diritti nel matrimonio. Negli anni Trenta, le femministe francesi che lottavano per ottenere maggiori diritti sostenevano che " le mussulmane delle colonie" avevano più diritti di esse. Bisogna però segnalare che non si coinvolgevano nella lotta anticolonialista.

Le donne nelle società mussulmane,tuttavia, non godevano dell'attuazione di tutti i loro diritti. Erano messe alle strette o discriminate in nome della tradizione e della religione, oltre che vedere insieme agli uomini, come il colonialismo non riconosceva i loro diritti politici e sociali. Le femministe mussulmane del sud del mediterraneo,ebbero molteplici posizioni, lottando per i loro diritti e legittimando la loro causa in nome della religione, della nazione e degli ideali umanitari e democratici.
Queste stesse femministe arabe e mussulmane, quando emigravano utilizzavano anche un altro tipo di discorso a seconda del contesto. Le egiziane, ad esempio, si coinvolsero nelle campagne per ottenere il diritto di voto nel sud della Francia,evocando gli ideali della propaganda europea 13.

Negli anni Trenta e Quaranta,le mussulmane e le cristiane dei paesi arabi del sud del Mediterraneo si mobilitarono per consolidare una cultura femminista pan-araba. Fu una causa nazionalista - la situazione in Palestina -  che portò le femministe di quella zona (vicina alle irachene)ad incontrarsi per la prima volta in una Conferenza pan-araba al Cairo, nel 1938. Il pretesto nazionalista permise a queste donne di spostarsi autonomamente senza la supervisione maschile. Sebbene la causa palestinese restasse l'obiettivo principale, esse difesero anche i loro interessi in quanto donne, dimostrando come entrambi le lotte contribuivano al bene comune più ampio. Quando finì la seconda guerra mondiale e i territori sotto mandato francese e britannico in Medio Oriente cominciarono ad essere smantellati e anche  il potere coloniale in Iraq era al termine, le femministe arabe si riunirono nuovamente al Cairo (1944) per trovare strategie di costruzione nazionale dentro il contesto post coloniale.
In quella conferenza,le donne decisero di istituire l'Unione Femminista Araba, fondata un anno dopo.
Nei decenni degli anni Cinquanta e Sessanta e nel contesto dei regimi socialisti, le donne si mobilitarono per progetti di Stato e ottennero alcuni benefici come "cittadini" non come donne. Le organizzazioni femministe furono integrate o messe a tacere, come accadde all'Unione Femminista Egizia, chiusa dallo Stato nel 1956 ( nello stesso anno, l'Egitto concesse il diritto di voto alle donne,dopo cinque decenni di lotta femminista, che lo aveva reclamato).

Durante gli anni Settanta e soprattutto gli Ottanta apparve una seconda ondata del femminismo laico nel Mediterraneo meridionale, focalizzando la  questione sessualità e  della violenza di genere, tanto in ambito domestico (familiare) che in quello pubblico. Con l'ascesa dei movimenti islamisti dai primi anni Settanta, con un'ideologia retrograda sulle questioni di genere, emersero chiaramente i conflitti tra le femministe secolari e gli islamisti patriarcali,che definivano la laicità come non religiosa o direttamente anti-religiosa. Le femministe laiche reagirono per non perdere le loro conquiste 14.

Negli anni Novanta, una nuova ondata di femministe, in diverse parti del mondo mussulmano,cominciarono a sviluppare un discorso femminista più avanzato nel linguaggio religioso,molto più radicale dei discorsi laici fatti fino ad allora 15.
Il femminismo islamico è più radicale perché predica l'uguaglianza tra uomini e donne attraverso il continum pubblico-privato, laddove il femminismo secolare aveva accettato l'idea di complemetarietà o di equità nella sfera familiare o privata e dove ciascun sesso aveva i suoi ruoli complementari.
Inoltre è più radicale, dato che abbraccia materie dell'"ambito religioso" come l'accesso alla moschea ,le donne come imam e l'entrata delle donne nelle professioni religiose come il Mufti (che stabilisce una fatwa).

Il femminismo islamico nel sud e nord del Mediterraneo 

continua.


webislam

(traduzione di Lia Anita Di Peri Silviano)

Margot Badran


martedì 11 ottobre 2011

Il femminismo islamico nel Nuovo Mediterraneo. Parte prima

(Vista la lunghezza dell'articolo,per economia della lettura ho deciso di dividerlo in più parti.)
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 da Margot Badran

Capitolo del libro " La nascita del femminismo islamico" (una selezione dei lavori del Congresso Internazionale del Femminismo Islamico) (Oozebap 2008)

In Europa come nel resto dell'Occidente una delle principali sfide è come costruire società più ricche e pluraliste, che rispettino le libertà e i diritti dei cittadini di entrambi i sessi, senza distinzione di razza, religione, origine e allo stesso tempo riconoscere le differenze nei contesti dinamici.

In Africa e in Asia, la sfida è come i cittadini, siano essi mussulmani o di altre religioni, uomini e donne, appartenenti alla comunità di maggioranza o di minoranza, continuino ad attuare le loro costituzioni garantiste, ma che le leggi, le convenzioni religiose e le pratiche tradizionali spesso negano.

Come possono le affollate coste del " mar del mezzo" ( al-bahr al-abiyad al-mutawassit " o mare bianco del mezzo" in arabo, Mediterraneo dal latino " tra la terra"), con la sua posizione unica col nesso di culture convulse , creare una cultura per un nuovo Mediterraneo del XXI secolo?

Il genere femminile sovente rappresenta l'ideale astratto o il simbolo della nazione, pur essendo allo stesso tempo vissuto come simbolo negativo dell'"altro" 1 . 
Non esiste un modo più crudele di rappresentare l'Islam, la religione e la umma (la comunità dei credenti) come attraverso l'immagine di genere della donna oppressa. Raramente in Occidente e nel resto del mondo,l'Islam e le donne appaiono come immagini positive. Gli stereotipi, come si ripete spesso, si diffondono,in quanto contengono qualche verità.
Effettivamente la maggior parte delle interpretazioni maggioritarie dell' Islam (del Corano) sono pregiudizievoli alle donne e le pratiche oppressive in mome della religione si considerano per se stesse islamiche.Nell'emigrare verso l'Occidente,alcuni si portano queste idee e pratiche repressive. Nonostante esistano mussulmane di ogni  estrazione con una diversa comprensione dell'Islam, più sensibili alla parità di genere e che lottano per la sua attuazione. Questa posizione può qualificarsi come femminismo islamico.

L'argomento centrale di questo capitolo è che il femminismo islamico gioca un ruolo determinante nella configurazione della cultura del nuovo Mediterraneo(così come stabilisce un nuovo Islam). Mi permetto di suggerire che il femminismo islamico aiuta i paesi o le culture nazionali, per la formazione di una cultura mediterranea più ampia, dove si potrà dare maggiore pluralismo per le libertà, i diritti e la dignità, dove non ci sarà posto per il razzismo, il sessismo e lo sciovinismo religioso e nazionalista.

Io definisco il femminismo islamico come un discorso di uguaglianza di genere e di giustizia sociale che nasce dalla comprensione del mandato coranico. Il suo principale obiettivo è quello di attuare i diritti e la giustizia per tutti gli esseri umani, nella totatità delle loro esistenze, mediante un continum tra pubblico e privato. E' importante ricordare che questo femminismo è un discorso laico e religioso allo stesso tempo, proprio come l'Islam (din wa dunya, la religione e il mondo). Questo femminismo rompe con diverse dicotomie, non solo quella tra laici e religiosi, ma anche quella tra Oriente ed Occidente, maschile-femminile, pubblico e privato.
Le donne mussulmane, in diverse parti dell' Africa e dell'Asia, nell'osservare questo nuovo paradigma hanno cominciato a nominarlo "femminismo islamico". Così contrariamente a quanto da alcuni affermato,il termine non è stato concepito in Occidente 2.

Ma chi sono le femministe islamiche? Ogni essere umano od Insan è incoraggiato a leggere(iqra) il messaggio del Corano. Iqra significa leggere in entrambe le direzioni prendendo la parola e anche il suo significato. Il processo di discernere questo significato si chiama tafsir (esegesi). Coloro che leggono il Corano e trovano un messaggio di uguaglianza fondamentale per tutti gli esseri umani (compresa l'uguaglianza razziale e di genere) ed elaborano un femminismo basato su questa lettura, così come quelle che accettano questo pensiero come me, formano il femminismo islamico.
Tuttavia,ho notato che non tutte le persone che contribuiscono a creare questo discorso o che lo accettano, utilizzano questo termine e, di conseguenza, non si autodefiniscono femministe islamiche. Tra quelle che lo sottoscrivono troviamo mussulmane praticanti e non e per scelta, ad esempio,  le convertite delle quali la maggior parte sono donne occidentali 3.
Per essere femminista islamica non è necessario essere mussulmana ( anche se la maggior parte lo sono) ma spetta a tutte quelle che condividono questo discorso. Troviamo sia uomini che donne (sebbene quest'ultime siano in maggioranza) in Africa, Asia o in Occidente. Credo sia importante ricordare che ci sono mussulmane tanto occidentali che orientali ( per usare il contesto Oriente-Occidente) e come ho già detto entrambi hanno contribuito alla formazione del femminismo islamico dai suoi inizi. Sebbene i termini "Occidente" ed "Islam" non riflettono l'ampia realtà, nel contesto del femminismo islamico servono come referenti per trascenderli.

Un patrimonio dell'attivismo femminista trasnazionale in entrambi i lati del Mediterraneo.

continua.

web islam

(traduzione Lia Anita Di Peri Silviano)

Shirin Neshat




domenica 9 ottobre 2011

Messico: Aumentati del 500 per cento i femminicidi - Protesta Virtuale per la giustizia per tutte le vittime del femminicidio

In quattordici anni, dal 1993 al 2007 ,Ciudad Juárez aveva una media di 33 donne assassinate ogni anno, ma in questi ultimi quattro anni si è raggiunta la  media di 200 donne assassinate, fatto che rappresenta un aumento dei femminicidi del 500 per cento - ha dichiarato Julia Monárrez ricercatrice del  Colegio della Frontera Norte in tema di femminicidi in questa regione.

La specialista ha affermato che si deve intendere per femminicidio l'assassinio di donne per il semplice fatto di essere donne commesso da un uomo in una discriminazione di genere, che dal 2008 rappresentava già un problema sociale e di sicurezza.

Le statistiche della violenza contro le donne dicono che la loro  morte è legata al narcotraffico, anche se non tutte sono coinvolte in ciò che vengono considerate vittime circostanziali.
I dati ottenuti presentano circa 47 donne assassinate ogni 100.000 abitanti, tra queste, per la maggior parte, bambine e donne madri di famiglia.

La ricercatrice ha aggiunto che dopo la risoluzione del  caso di Algodonero, con la  quale la Corte Interamericana aveva richiamato l'attenzione nel paese e dello Stato di Chihuahua, per non aver affrontato i femminicidi e le sparizioni forzate, la Corte nuovamente nel 2008, avvertì lo Stato messicano e in particolar modo Chihuahua, sul problema delle donne scomparse. Ha inoltre affermato la Monarrez che a partire dal 2008 è cresciuta in maniera tragica la scomparsa delle donne,la quale deve essere affrontata immediatamente.
Tanto più che in base ai dati si segnalano 187 casi di ragazze scomparse in tre anni,il che ha causato la richiesta delle Organizzazioni Non Governative e dei familiari attraverso proteste, compresa l'installazione di cartelloni pubblicitari nella città in cerca delle giovani disperse, allertando  così la cittadinanza di fronte all'assenza  del Governo e dello Stato messicano che è completamente disarticolato ed inefficiente a risolvere i casi, anche se è stato più volte ribadito di rendere operativo il Protocollo Alba per la ricerca delle giovani sparite in un determinato settore.

 Focalizzando l'attenzione sul tema delle donne e delle ragazze uccise dalla criminalità organizzata, la studiosa  ha spiegato che è stato difficile ottenere i dati di queste vittime  perché a  Ciudad Juarez, durante il 2010  veniva eseguita un'autopsia ogni due ore e perchè  gli uffici di medicina legale(Semefos) collasavano davanti alle questioni delle morti violente.
" Delle 454 donne -  ha spiegato la ricercatrice -  che erano state assassinate per problemi col narcotraffico ( anche se non tutte erano coinvolte in queste attività) fino all'ottobre del 2010, 21 di queste morti furono ascritte per debiti di droga, anche se  tra 15/17 furono presenze circostanziali, perché si trovavano nel posto sbagliato a momento sbagliato; ciò che  vengono chiamati effetti collaterali e che non dovrebbere esistere".

"Le donne  che vengono coinvolte nel narcotraffico, sempre ai più bassi livelli, sono per la maggior parte donne povere che vivono in quartieri emarginati e che vengono assassinate e  abbandonate in spazi pubblici".

(...)

La ricercatrice ha affermato che per potere contribuire a migliorare le prospettive ,prima bisogna capire che " la teoria femminista è molto chiara, quando ci dice che la violenza sessuale o contro le donne, non solo la troviamo negli atti sessuali che si esercitano sul corpo della donna, ma anche dalla violenza di genere e coinvolge un'ampia gamma di atti violenti diretti contro le donne per il semplice fatto di essere donne".

Dal 1993 al 2011 è stato creato  un database di conoscenza teorica sul femminicidio, che ha  permesso di costruire una tipologia degli omicidi delle donne. Uno di questi è che il femminicidio sistematico, che è stato portato a conoscenza  a livello internazionale da parte  dei familiari delle vittime e delle Ong aveva dei codici, perché erano donne economicamente emarginate e i loro omicidi portavano la stessa firma che le collegavano: avevano meno di 17 anni quando venivano sequestrate, erano torturate e i loro corpi violentati venivano abbandonati nel deserto o in lotti vuoti.
" In quel momento i femminicidi avevano un marchio  e gli assassini agivano in modo sistematico  perché avevano  un qualche nesso con la criminalità organizzata, ma adesso la situazione di violenza contro le donne che viviamo è differente"
A partire dal 2008 con l'operazione militare, notiamo che le donne che sono state assassinate dal crimine organizzato sono passate da una media di quattro a 67 e siamo così arrivati al settembre di quest'anno con 617 donne uccise...

http://www.nortedigital.mx/noticias/local/35226



PROTESTA VIRTUALE PER LA GIUSTIZIA PER  TUTTE LE VITTIME DEL FEMMINICIDIO

CONDIVIDITE NELLE VOSTRE RETI SOCIALI

C. Felipe Calderón
Presidente de México

C. Francisco Blake Mora
Secretario de Gobernación

C. César Duarte Jáquez
Gobernador de Chihuahua



RichiedendoLe  di assolvere ai suoi  ineludibili doveri di proteggere la vita e i diritti delle donne e delle bambine, così come previsto dagli strumenti dei diritti umani di cui il Messico è firmatario Le chiediamo:

Giustizia immediata per gli omicidi delle nostre compagne, le attiviste dei diritti umani Marisela Escobedo e Susana Chávez; così come per la protezione e il risarcimento dei danni necessari alle loro famiglie;

Intraprendere azioni immediate che permettano la trasformazione socio-culturale necessaria per denaturare la violenza contro le donne;

Far cessare la violenza e in particolare la violenza sessista in tutto il Paese

NO + SANGRE!

Firma e invia

(traduzione di Lia Anita Di Peri  Silviano)