sabato 10 settembre 2011

Mentre le donne continuano ad essere uccise...

Cassandra Bouvier, Houria Mounmi due giovani studiose francesi dell'Istituto di Studi Superiori dell'Americana Latina della Nouvelle Sorbonne - Paris III, che a quanto pare indagavano la deviazione dei fondi della Cooperazione per gli aiuti alle indigene del Chaco, che subiscono quotidianamente la violenza e la violazione dei loro diritti collettivi, per mano di chi vuole appropriarsi delle loro terre per la produzione intensiva di soia, furono uccise a San Lorenzo nel mese di luglio,  a colpi di pistola,picchiate, ed una di esse violentata, secondo quanto riportato dalla stampa.

Marcela Yarce Vivero e Rocío González Trápaga ,giornaliste, la prima responsabile delle relazioni pubbliche della rivista Contralinea,la seconda giornalista indipendente, " voce pubblica invisa al sistema" come dice Francesca Gargallo(1) sono state trovate uccise a Iztapalapa, Méssico,strangolate e colpite come le due francesi a Salta.

Queste quattro donne uccise,le prime in Argentina e le altre in Messico, ingrossano le statistiche dei femminicidi che per tutta la nostra America continuano a riempire le pagine dei giornali, soprattutto quelle della cronaca di polizia.

Migliaia di giovani donne  vengono uccise annualmente per mano dei loro partners ed ex partners, ma anche da sconosciuti, crimini individuali o di gruppo, per motivi diversi, che vanno dal tentativo di controllarne la sessualità, di appropriarsi dei loro corpi e della loro vita di moglie o amante, crimini che hanno - come nel caso delle giornaliste e delle studiose universitarie menzionate - l'obiettivo di mettere a tacere le loro voci e inviare un messaggio alla società su ciò che può accadere alle donne che osano sovvertire l'ordine di genere costituito, addentrandosi nei mondi dove gerarchie e potere non devono essere messi in discussione. Si tratta di uno dei più crudeli componenti di questa serie di dispositivi di disciplina che hanno i poteri: chi non si terrorizza di fronte alla possibilità di essere assassinata in modo così brutale? Chi non rimane paralizzata e si comporta come socialmente previsto sia in casa che in strada?

 I femminicidi ci dicono che la messa in discussione della gerarchia costituita si paga con il sangue, che le donne che osano rompere gli schemi uscire da ciò che è già stabilito per il suo genere, come indagare sui crimini contro le donne o la violazione dei diritti umani,lasciare il partner violento o non volere ri-tornare con un ex che non si ama più,amare un'altra persona, fa correre il richio di ricevere come punizione la pena di morte.

Il femminicidio dice la sociologa guatemalteca Ana Leticia Aguilar " ha la funzione finale di controllare, disciplinare e punire dal momento in  cui avviene l'esecuzione di una donna al trattamento successivo da parte dei mass-media e degli organismi incaricati di fare giustizia" (2).
E'  - come nei casi segnalati - un tentativo di posizionamento e di critica nei confronti dello Stato, che vuole evidenziarne l'incapacità a garantire la sicurezza delle donne e l'esercizio dei loro diritti negli spazi territoriali.

" Nel corpo femminile - annota Rita Sagato,studiosa della problematica del femminicidio in America Latina - violato e giustiziato che nelle guerre contemporanee si riduce e nemico,  lo (Stato) si discredita e lo si demoralizza. Questo antagonista è colui che ha la responsabilità o dovrebbe avere il ruolo di tutore, guardiano o protettore della vittima, ruolo che- come l'aggressione prova - non riesce ad assolvere, cadendo pertanto disonorato nel suo ruolo di autorità virile" (3).

 E' a Marcela Lagarde che dobbiamo lo sviluppo del concetto di femminicidio. Lo propose per differenziarlo dal termine femmicidio usato da Diana Russell ed Hill Radford nel loro libro  "Femicide: The Politics of Woman Killing, come traduzione letterale dall'inglese e considerare la necessità di un termine che approfondisse i significati che hanno gli omicidi delle donne nelle società dove la esclusione,l'iniquità e la disuguaglianza per motivi di genere rappresentano la norma. " In castigliano, femicidio è una voce omologa all'omicidio ed ha solo il significato di omicidio di donne. Quindi per differenziare, ho preferito la parola femminicidio per denominare così tutte le violazioni dei diritti umani delle donne che hanno i crimini e le sparizioni delle donne e questi fossero identificati come crimini contro l'umanità" (4).

(...)

Anche se è un passo importante tipicizzare il crimine contro le donne come femminicidio ed aumentare le pene, se tali misure non vengono accompagnate da cambiamenti sostanziali nelle diverse istituzioni dello Stato non possono avere un forte impatto.

Mentre le donne continuano ad essere viste oggetti di proprietà e non come soggetti di diritti; mentre i nostri corpi vengono considerati come campi di battaglia per combattere il nemico; mentre l'immagine che si trasmette nei mass-media è soprattutto quella di oggetti sessuali o di strega come succede quando una donna è coinvolta in una questione pubblica; mentre lo Stato non garantisce la sicurezza e i diritti, le pari opportunità per uomini e donne; mentre continuiamo ad essere invisibili come protagoniste e mentre non cambia il concetto che hanno molti funzionari e funzionarie che la violenza contro le donne ce la  andiamo a cercare; mentre persiste l'idea che le donne sono usa e getta; mentre non si sensibilizzano le società sull'impatto della violenza di genere,mentre le donne stesse non vediamo che il dolore di una donna in qualsiasi parte del mondo è anche il nostro dolore. Potranno aumentare le pene, però le donne continueremo ad essere vittime della violenza femminicida che come uno spettro si aggira in America, nel nostro paese.

E - aggiungo io -  per tutto il mondo.


Note:

1. Francesca Gargallo, “Marcela Yarce y Rocío González Trápaga: periodistas asesinadas”, blog de la autora, 2 de septiembre del 2011. http://lacalleesdequienlacamina.blogspot.com/

2. Ana Leticia Aguilar, Feticidio: La pena capital por ser mujer, Diálogo, Nueva época, Año 4, No.44 Flacso, Guatemala, octubre 2005

3. Mariana Carbajal, “La agresión sexual es un arma como cualquier otra”, Entrevista a Rita Segato, Página 12, 23 de agosto de 2011. http://www.pagina12.com.ar/diario/sociedad/3-175139-2011-08-23.html

4. Marcela Lagarde y de los Ríos, “Antropología, feminismo y política: violencia feminicida y derechos humanos de las mujeres”, en Margaret Bullen y Carmen Diez Mintegui (coord.), Retos teóricos y nuevas prácticas, Ankulegi, 2008. http://hedatuz.euskomedia.org/5336/1/14209239.pdf.

5. Defensoría del Pueblo, Feminicidio en el Perú: Estudio de expedientes judiciales, Serie Informes de Adjuntía, Informe No 04-2010/DP-ADM, 2010. http://www.defensoria.gob.pe/modules/Downloads/informes/varios/2010/informe-feminicidio.pdf

6. Observatorio de crimimalidad del Ministerio Público, El Registro de Feminicidio del Ministerio Público: Enero-Diciembre 2010, Lima, 2011.

7. “ALDF tipifica feminicidio como delito”, Vanguardia, 29 de junio del 2011
http://www.vanguardia.com.mx/aldftipificafeminicidiocomodelito-1035103.html

la ciudad de las diosas

(traduzione di AnitaLia Di Peri Silviano)

Cassandra Cassandra Bouvier, Houria Mounmi, le due ricercatrici assassinate a Salta (Argentina)



giovedì 8 settembre 2011

Messico : legalizzare le droghe, non gli omicidi

 di Arnold Kraus

A parlare del problema della droga, la cocciutaggine della maggior parte dei governi di tutto il mondo è immensa.

La ragione è che i governi sono gestita dai politici. Eppur non condividendo la mappa genetica, i politici si comportano in molte aeree nello stesso modo.
Sono molti gli esempi che testimoniano i benefici conseguenti alla legalizzazione di prodotti potenzialmente nocivi.

Così per i casi di alcool e tabacco.

Si è ripetuto fino alla nausea, i vantaggi susseguenti all'abolizione del proibizionismo negli Stati Uniti.
La legge,  che come si sa,proibiva di vendere bevande alcoliche rimase in vigore tra il 1920 e il 1935. Durante il proibizionismo, la mafia  si incrementò, l'aumento della criminalità e della violenza salì alle stelle. Bastano i dati qui riprodotti per comprendere la portata dannosa di quell'iniziativa. Prima del proibizionismo c'era una popolazione carceraria intorno ai 4mila detenuti nelle prigione federali degli Stati Uniti; nel 1935 la popolazione carceraria arrivò sino a 27mila detenuti.
Corollario: il proibizionismo incrementò il numero dei morti, diffuse la violenza e ingrossò le carceri.
Anche per il  tabacco si possono fare delle considerazioni. Nessun paese ha proibito l'uso del tabacco. Si è ristretto il suo utilizzo, sono aumentate le tasse e le innumerevoli campagne per ridurne i consumi. I risultati di queste azioni(anche se molto resta da fare) sono stati positivi, parte delle popolazioni sono consapevoli dei danni prodotti dal fumo e in alcuni luoghi il consumo è diminuito.
Corollario: la prevenzione non richiede il divieto,ma educa e sviluppa campagne ad hoc.

I due precedenti corollari,mi portano alla Svezia e Portogallo.

Entrambi le nazioni hanno depenalizzato il possesso di droghe per uso personale, e gli utenti hanno il diritto di possedere e consumare droghe, non di commercializzarle. Contrariamente alle previsioni degli oppositori alla legalizzazione, il consumo è diminuito ed il numero dei tossicodipendenti che ricorrono ai trattamenti terapeutici è aumentato, il che a sua volta, diminuisce il consumo.
Nuovo corollario:prevenire e trattare è adeguato; reprimere non funziona. L'esempio delle nazioni europee fa rivivere un antico concetto: il consumo di droghe e i loro dannosi effetti attengono all'area della salute, non a quella legale.
Si ottiene di più quando si serve - alcuni politici non servono perché non comprendono - il tossicodipendente in maniera completa che quando lo si stigmatizza e lo si imprigiona.
(...)
Il caso della Svizzera e del Portogallo,anche se appare strano,mi ri-porta al più discusso tema dell'eutanasia e del suicidio assistito.
Dal 1998, nell'Oregon, Stati Uniti, si permette il suicidio assistito, una pratica che consiste nel fornire ai malati terminali, sotto stretta osservanze delle regole mediche, i farmaci adeguati, affinché decidano dove, quando e con chi di porre fine alla propria vita. Così come gli oppositori alla legalizzazione delle droghe, i gruppi conservatori statunitensi previdero che legittimare il suicidio assistito avrebbe aumentato il numero dei casi. Come hanno mostrato le statistiche, il numero dei casi,dal 1998 non è cambiato. Neanche (come avevano previsto gli acerrimi oppositori), si è legalizzata una forma attiva di eutanasia. E' successo ciò che doveva succedere. I malati terminali si sentono protetti, molti non utilizzano droghe e muoino in pace, sapendo che essi contano. Inoltre i medici di quello Stato hanno mostrato  di curare di più questi malati terminali: li accompagnano e gli offrono tutti i farmaci necessari per lenire il dolore e ridurre la sofferenza.
Corollario: proteggere i pazienti terminali e accompagnarli è stata un'esperienza molto gratificante; proteggere i tossicodipendenti e aprirli altre possibilità darebbe buoni risultati.


Felipe Calderón ha dichiarato nell'ultima relazione del governo : " Lotta al narcotraffico fino all'ultimo giorno". Molti statisti la pensano come lui. Io dissento. La guerra alla droga è stata inutile, hanno perso la società e i governi. Si tratta di una guerra avvilente e brutale.
Se si legalizzeranno le droghe, in aggiunta a ciò che ho scritto,i governi avranno l'opportunità di controllare il mercato, di diminuire il potere delle mafie, limitare la vendita di armi ed investire in prevenzione ed istruzione, invece di riempire le carceri,di prendere il denaro dalla vendita della droga per assistere i tossicodipendenti, di educare la società, le forze dell'ordine,e i politici per ridurre la violenza e la corruzione prodotte dal narcotraffico.
Una settimana fa scrissi sul lutto che circonda e soffoca la nostra nazione. In riferimento al  crescente numero delle vittime rilevai : "Ogni mattina la tomba è più profonda" Aggiunsi: " nuove vittime si impilano alle vecchie"  e conclusi: " oggi abbiamo sotterrato i morti di ieri. Domani si seppelliranno quelli della vigilia"
Mi sarebbe piaciuto essermi sbagliato. Non è stato così.

Una sola è la soluzione: legalizzare le droghe.


(traduzione di AnitaLia Di Peri Silviano)




martedì 6 settembre 2011

Il femminismo di destra non esiste

 di Beatriz Gimeno

La scorsa settimana la femminista e saggista Naomi Wolf ha pubblicato un articolo nel giornale 'Publico' intitolato " Il femminismo reazionario" nel quale sosteneva incredibilmente, che le donne repubblicane, vicine  al Tea Party sono femministe e che il femminismo fa male ad ignorarle.

L'articolo era di una povertà concettuale allarmante ancor più che proveniva da un'autora che è una prestigiosa saggista.
Dal momento che la Naomi Wolf è una donna intelligente e finora ancora femminista, può essere che sia diventata essa stessa di destra ed abbia  cominciato ad allungare il termine femminismo più in là di dove può allungarsi. Può essere un altro tentativo di appropriarsi di un termine di sinistra socialmente prestigioso da parte della destra. O, forse, nient'altro che una pazzia. Vedremo...

Naturalmente queste politiche repubblicane, reazionarie, - così come le definisce la stessa Wolf -  non sono femministe.

Il femminismo non è una condizione naturale  delle donne che stanno in politica o sono in possesso di un lavoro.
Il femminismo è una teoria critica, è un movimento sociale e politico, è un'etica, è un paradgma ideologico con minimi normativi fuori dai quali non si può essere femminista. Inutile quindi dire che si può essere uomo e femminista e donna e antifemminista. Altra cosa è che  è vero che queste donne reazionarie stanno dove stanno grazie al femminismo, che possono votare grazie al femminismo, che possono lavorare, avere i figli che desiderano, non essere proprietà del marito, guadagnare denaro proprio, avere le loro proprietà, grazie al femminismo.

Ciò significa che alcuni dei principi fondamentali del femminismo sono diventati parte di ciò che sono  considerati diritti umani, sociali e politici indispensabili : il femminismo ha ampliato le possibilità vitali, di uguaglianza e felicità per tutti e tutte.
Questo è un successo del femminismo e dimostra che quest'ultimo è una delle rivoluzioni di maggiore successo del XX secolo in quanto è riuscito a conseguire che alcuni dei suoi postulati siano stati considerati patrimonio comune. Ma anche così,questo non fa  femminista chiunque li utilizzi , come non è socialista chiunque usi la sanità pubblica
.Perché il femminismo è molto di più di questo.


Dichiara Naomi Wolf che la libertà di scelta è la base del femminismo. Non è vero, la falsa libertà di scelta sarà la base del neoliberismo,non del femminismo. La base del femminismo è la uguaglianza tra uomini e donne. Nonostante le perversioni alle quali è esposta la parola "libertà", chiunque che non abbia un'deologia neoliberista sa che la libertà di scelta non esiste senza una precedente  uguaglianza che la garantisca. Senza uguaglianza non c'è libertà, se non per pochi, tra i quali raramente sono donne.

Al contrario, è sempre più evidente che essere femminista, cioè puntare sulla parità tra uomini e donne,esige non solo non essere di destra, ma essere anticapitalista.
La verità è che il capitalismo globalizzato  e il patriarcato (che è capitalista), due sistemi di oppressione interdipendenti sono alleati; il primo esige manodopera a basso costo, flessibile,impoverita, quasi schiava e il secondo sceglie il sesso di questa manodopera. Il primo esige un tributo in povertà umana, il secondo mette il sesso a questa povertà. La povertà è femminile, la manodopera a basso costo in condizioni di semi-schiavitù è composta da donne; i tagli ai servizi sociali di base sono sostituiti dai lavori gratuiti o sotto-pagati delle donne; la proprietà dei mezzi di produzione, della terra, della ricchezza è degli uomini,coloro  che non hanno terra sono le donne, che lavorano gratis sono donne, le precarie, le sotto-pagate sono le donne; coloro che sono rapite e ridotte in schiavitù  per essere vendute come schiave sessuali o cameriere domestiche al mondo ricco sono donne; colro che non sono padroni dei loro corpi sono donne; coloro che sono  costrette ad abortire o ad essere sterilizzate se vi è sovrapopolazione sono donne, ma coloro che sono obbligate a partorire contro la loro volontà se la popolazione è scarsa sono donne; coloro che sono analfabete perché non hanno soldi per istruirsi sono donne; coloro che rimangono fuori dagli ospedali perché non ci sono soldi per i medici sono donne; coloro che lavorano dall'alba al tramonto sono donne; coloro che emigrano in cerca di un futuro migliore che può trasformarsi in un incubo sono donne; colro che vengono uccise perché chiedono un sindacato in una fabbrica (maquila) sono donne; coloro che non hanno diritti lavorativi sono donne, ecc.

Questo è ciò che il capitalismo richiede alle sue vittime e il patriarcato si incarica che queste vittime siano donne.

Così che essere femminista,lottare per l'uguaglianza, la libertà, le  opportunità per le donne richiede un cambiamento delle strutture sociali, culturali, simboliche, ma anche economiche.

Cospedal, Sarah Paulin, Esperanza Aguirre, Margaret Thatcher e tutte queste donne di destra non sono femministe, perché pur essendo donne, le loro politiche peggiorano drammaticamente la condizione della maggior parte delle donne.

Ciò è incompatibile con il femminismo.

Così che non si può essere femminista e di destra.

Così come si può essere donne e reazionarie e di fatto quelle presentate da Naomi Wolf  ne sono un esempio: reazionarie si, femministe no.

Beatriz Gimeno, scrittrice  ex presidente de la FELGT (Federación Española de Lesbianas, Gays y Transexuales)


(traduzione di Anita Lia Di Peri Silviano)