venerdì 31 luglio 2015

Il Re Leone e la violenza di genere

Miguel Lorente Acosta, medico forense.


 


Disney è diventato il Samaniego * del XXI secolo, trasformando le favole in film, che spesso usano gli animali per mostrare il volto umano della vita, così assente tra le persone. Cosa che non siamo in grado di apprezzare ogni giorno guardando negli occhi della gente, lo vediamo poi, proiettato in uno schermo protetto dall’oscurità… ma solo durante le due ore che dura la favola e il viaggio di ritorno.
Trascorso questo tempo, lasciamo l’”umanità animale” per tornare alla “brutalità umana”. Almeno questo è quello che si deduce da alcuni dei comportamenti che popolano la nostra giungla sociale.
“ Il Re Leone” è uno dei più grandi successi della Disney, per questo elemento umano che consente di visualizzare una lotta per il potere nel Regno animale.  Non manca nulla, c’è la violenza,  gli omicidi, l’asse del male, il senso di colpa, la minaccia e l'oppressione per evitare di perdere i privilegi di tale ingiustizia, gioia, amicizia, solidarietà, impegno, amore... se non fosse un cartone animato potrebbe essere un documentario sulle scene che accadono ovunque nel mondo.
E anche se fossero poco realisti questi elementi umani del film-favola, tutta la trama ruota intorno all'idea patriarcale su quello che dovrebbe essere la struttura sociale, in cui il potere e il riconoscimento ruotano intorno al macho-uomo, e le donne rimangono nel luogo secondario della maternità e come “carta regalo”, dell’essere la compagna del leader.
 La fiction non supera mai del tutto la realtà, così ora abbiamo un chiaro esempio di questo confine tra l’una e l’altra con la morte di "Cecil", il leone (ovviamente macho) "più grande" dello Zimbabwe.
Come se si trattasse di un film "Tarzan della giungla", "Orzowei" o la stessa "George re della giungla", la storia sembra tratta da Hollywood. In essa, c’è uno di quei cattivi cacciatori, tipo Coronel Tapioca, così vile e malvagio che usa gli stessi nativi per sviluppare la sua trappola e incontrarsi da solo con “Cecil”, il Re leone del posto, per ucciderlo in notturna e con una freccia, perché solo con il buio era complicato. La cosa curiosa è che oltre che “ bracconiere innocente” era un dentista negli Stati Uniti e, dico curiosa, perché forse per la sua professione avrebbe dovuto essere più incline per la caccia agli elefanti, per le loro “zanne” e l’avorio. Anche se sembra che ciò che gli piaccia più degli incisivi e i canini siano i premolari e i molari**, per quel sfoggiare e pencolare” davanti  agli altri, facendosi fotografare con il leone abbattuto e la testa tagliata.
Forse per cacciare gli elefanti bisogna essere Re – non so come vada la gerarchia nella caccia – e un dentista nonostante lavori tutto il giorno con la corona dei denti, non smette di essere un plebeo. È possibile che questa confusione tra corona e regalità sia stato il motivo che l’ha portato a cacciare il Re Leone Non lo so.
Il fatto è che Walter J. Palmer, così si chiama il dentista statunitense, ha ucciso Simba-Cecil, e come nel film della Disney, tutto il mondo si è messo alla ricerca dell’autore di questa morte. Nessuna obiezione a questo proposito, poiché se la caccia si è verificata ai margini della legge, la sua ricerca era abbastanza logica e coerente.
Quello che non è così logico né coerente – almeno non dovrebbe esserlo - è ciò che accade in Africa e in tutto il mondo con la violenza di genere.
Secondo l'OMS, in Africa, 36% delle donne ha subito violenza a un certo punto nella loro vita da parte di uomini con cui hanno una relazione di coppia. E come riferiscono i dati delle Nazioni Unite (UNODC), 13.400 donne sono uccise ogni anno da quegli uomini - partner. Se a questi omicidi nella coppia si aggiungono altre forme di violenza di genere (sessuale, derivata da mutilazioni genitali, per l'onore, per la dote, per il matrimonio forzato, per la violenza contro le donne nei conflitti armati ...) le donne uccise nel continente africano per violenza di genere superano molto le 16.000.
Vale a dire, in Africa ogni anno uccidono più di 16.000 donne per violenza di genere e non si produce nessuna reazione in nessun paese del continente e neppure a livello internazionale, che ponga lo sguardo su questa drammatica situazione. Invece, la caccia e l'uccisione di un leone, ha portato a una risposta internazionale che si è conclusa con l'identificazione del cacciatore, che ha ucciso Cecil dello Zimbabwe", e protesta sociale per quello che ha fatto, critica che ancora continua. Se teniamo anche conto che la percentuale degli omicidi irrisolti di donne è in Africa del 30% è facile capire che l'impunità è coperta da quel silenzio, e che i media si dirigono più a risolvere le morti animali per bracconaggio, che gli omicidi di donne per violenza di genere.
La situazione non è molto diversa nel resto del pianeta, cambiano i numeri secondo la popolazione di ogni continente e le circostanze introdotte quotidianamente dalla cultura maschilista, come parte della normalità.  In ogni continente c'è violenza di genere nelle relazioni, nella misura in cui 30 su ogni 100 donne la subiranno durante la loro vita (OMS, 2013). E tra quelle centinaia di migliaia di donne maltrattate, 43.500 donne sono uccise da uomini con i quali condividevano la relazione (UNODC, 2012). Quando si considera tutti gli omicidi per violenza di genere nonostante la grande impunità esistente in questi crimini, l’espressione del dramma si riflette in ciò che ogni 10 minuti una donna è uccisa per violenza di genere in qualche parte del mondo.
E tutto questo non è il risultato di una guerra o di un tempestivo incidente, ma che si ripete ogni anno e da molti anni e continuerà nel tempo se non cambiamo i riferimenti di una cultura machista che pone gli uomini come Re e referenti e le donne come schiave delle decisioni maschili e dei ruoli, tempi e spazi, che la cultura, come se fosse una "riserva paradisiaca" ha dato a esse.
Il messaggio che si lancia ogni giorno sulla violenza di genere è molto simile a quello che si è dato per spiegare la morte del leone Cecil. E’ stato detto del felino che se fosse rimasto nella riserva sarebbe stato  al sicuro perché il problema è nato quando ha lasciato lo spazio limitato della sua vita. Qualcosa di simile si dice per la violenza di genere: le donne la subiscono perché “ qualcosa avranno fatto”, le “ buone donne, spose, madri e casalinghe”, non subiranno alcuna violenza; al contrario, incontreranno sempre un uomo che si porrà come un leone per proteggerle e difenderle.
Felix de Samaniego sarebbe perso oggi, perché, come ha scritto l'eterno Angel Gonzalez in una delle sue poesie ("Introduzione alle favole degli animali"), alla fine dovremo ricorrere a uomini come esempio di ferocia e brutalità verso gli animali, non al contrario com’è stato finora.
Forse per questo l’essere umano, grazie ai suoi machi, è l’unica specie in pericolo di “auto-estinzione”.


* poeta spagnolo, noto soprattutto come autore di favole in versi.

** gioco di parole del termine Molar, che indica il dente molare e i verbi vantarsi, sfoggiare.

Autopsia

(traduzione di Lia Di Peri)