mercoledì 19 marzo 2014

Gli effetti del potere dell'industria farmaceutica per la salute mentale delle donne: una nuova forma di controllo patriarcale?

Esmeralda Fernández González,  Psicologa





In tema di salute mentale è possibile trovare nuovi esempi di come il sistema patriarcale può perpetuare la situazione di dominio e di controllo sulle donne. In particolare, se ci concentriamo sui disturbi depressivi, d'ansia e insonnia, diversi studi dimostrano l'esistenza di una prevalenza maggiore nel caso delle donne. Un rapporto dell'Ufficio Regionale Europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità indica una maggiore vulnerabilità ai disturbi psicologici nelle adolescenti europee. Tra i motivi sottolinea che sono soggette a maggiore stress, violenza, norme culturali e carico di lavoro rispetto agli uomini, rilevando che la disuguaglianza di genere è un fattore che contribuisce ad aumentare il rischio di depressione e altri disturbi in questo settore della popolazione.

Come può il sistema patriarcale esercitare il controllo sulla salute mentale delle donne? La salute delle donne, come per quella degli uomini è condizionata dal sistema sanitario esistente. Nel mondo occidentale capitalista multinazionali farmaceutiche stanno dedicando gran del loro potenziale alla ricerca  delle malattie e ai relativi farmaci per il loro trattamento, essendo questi la principale azione terapeutica nei sistemi sanitari. Il trattamento più diffuso in tutto il mondo per affrontare questo tipo di disturbi psicologici, è sempre stato il farmacologico. Ansiolitici, sedativi, antidepressivi o oppiacei sono tra i più prescritti. Tanto che, l’OCU ha avvertito sul suo elevato consumo, per esempio, nella società spagnola, dove una donna su due ha usato uno di questi farmaci per trattare l'ansia durante la sua vita. Di fatto, il profilo della persona tipica che consuma questi farmaci è di una donna di trenta anni, con un basso livello di studi, disoccupata o in difficoltà economiche. Rilevando inoltre che nella maggior parte dei casi non s’informa sugli effetti collaterali o rischi di dipendenza che poono causare questi farmaci.
Dietro questo modello di salute c’è l'idea che i disturbi mentali siano biologicamente determinate da squilibri dei neurotrasmettitori cerebrali e lo psicofarmaco andrebbe a correggere questa deviazione. Il cerchio si chiude se iniziamo a comprendere come sono realizzate le diagnosi circa la salute mentale. In generale, ci si riferisce al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), sviluppato dall’American Psychiatric Association. La chiave è che nella sua elaborazione contribuiscono vari comitati di lavoro, tra i quali hanno una particolare rilevanza, gli esperti del settore farmaceutico, che manco a dirlo, sono responsabili per la commercializzazione di farmaci psichiatrici e si arricchiscono con quella. In realtà, l'aumento della spiegazione della malattia mentale determinata biologicamente ha conciso nel tempo con l'introduzione dei primi psicofarmaci sul mercato negli anni '50, ed è stata consolidata con l'avvento del Prozac negli anni '80, accompagnati da un’impennata delle diagnosi di disturbo mentale. Adesso, in soli dieci anni il numero di persone che consumano antidepressivi sono triplicati e la nuova generazione di antipsicotici è diventata leader della vendita rispetto a qualsiasi altro farmaco per il trattamento di disturbi o malattie.
Pertanto, il sistema medico occidentale è fortemente influenzato dagli interessi commerciali delle case farmaceutiche, che spendono molto del loro denaro sia per la ricerca della malattia che per il suo trattamento farmacologico. In caso di malattia mentale diagnosticata per lo più alle donne, per il mantenimento del sistema si rende necessaria sia la diagnosi, che il successivo trattamento; non è un caso allora che fanno parte dell’elaborazione del DSM, considerato come la Bibbia della psichiatria. Molti degli studi che parlano di vulnerabilità psicologica delle donne e rilevano l’origine biologica di questi problemi, stigmatizzano le stesse inviando un messaggio patriarcale di qualche difetto organico femminile. Questo serve a rafforzare anche i messaggi veicolati dai ruoli di genere tradizionali che parlano dell’inferiorità della donna. Con il consumo di tali farmaci le donne contribuiscono alla perpetuazione di un sistema che stante i grandi interessi economici è ben lontano dal mettere apertamente in discussione il perché di questa realtà. Infatti, l'eccessiva medicalizzazione si osserva non solo nel campo della salute mentale, ma anche in quella fisica. La maggior parte dei processi femminili sono stati oggetto di questo sfruttamento commerciale che indica disturbi o problemi in aree naturali come le mestruazioni, la gravidanza, il parto o la menopausa.

Tuttavia, la buona notizia è che tutta questa commercializzazione della salute mentale ha cominciato a ricevere pesanti critiche, con detrattori anche all'interno della stessa psichiatria, anche se tralasciano di centrare l’attenzione sui particolari impatti nel caso delle donne. Tra i critici, la psichiatra Daniel Carlat, che denuncia la forte alleanza tra la psichiatria e l'industria farmaceutica: “La psichiatria considerata come una disciplina scientifica, essendo una branca della medicina e sotto il suo modello di cura, permette di vedere più pazienti in meno tempo, aumentando le prestazioni economiche “.

Altri studi, compresa la ricerca condotta da Irving Kirsch e dal suo team hanno dimostrato che il placebo e la  psicoterapia sono sistemi  migliori degli antidepressivi nel trattamento della depressione, raggiungendo un'efficienza dell’82 % e, autori come Héctor González Pardo e Marino Pérez Álvarez, denunciano nel loro libro "La invención de los trastornos mentales" (L’invenzione dei disturbi mentali), la tendenza alla psicopatologizzazione, dovuta agli interessi dell'industria psicofarmaceutica, con le sue campagne di sensibilizzazione della popolazione è stata efficace nell’”informare” le persone che determinati problemi della vita sono disturbi o addirittura malattie che, curiosamente, sono sanate con il farmaco.  Infine, particolare rilevanza hanno gli studi di Robert Whitaker circa gli effetti collaterali di questi farmaci. Questo autore rileva che il continuo consumo di psicofarmaci provoca danni cerebrali a lungo termine, in quanto il cervello comincia a funzionare qualitativamente e quantitativamente in modo diverso dal normale. Ad esempio, nel trattamento della depressione l’uso prolungato di antidepressivi può causare un qualche episodio maniacale, che sarebbe trattato con un nuovo cocktail di farmaci, che cambierebbe la diagnosi di depressione a disturbo bipolare. Comporta più in altre conseguenze degne di nota come l’atrofia, la dipendenza e gli effetti di rimando, che possono essere confusi con ricadute della malattia.
In questa situazione, in Spagna l’OCU richiede più terapie psicologiche e meno medicalizzazione nei trattamenti di ansia e depressione .
A tutto ciò c’è da dire che l'assistenza psicologica del Sistema Sanitario Nazionale è una questione in sospeso che non permette molte volte di dedicare ai/alle pazienti il necessario tempo. Se aggiungiamo il profilo prevalentemente femminile con limitate risorse finanziarie, si evidenzia l'impotenza psicologica di molte donne che nuovamente ricorreranno al farmaco prescritto dall’
assistenza sanitaria, spesso senza la necessità di recarsi da uno
specialista in psichiatria.

12causas feministas.

(traduz.Lia Di Peri)


domenica 16 marzo 2014

Le streghe del nuovo millennio.




Tremate, le
streghe sono tornate. Di moda. Letteralmente, perché le grandi firme hanno già pensato di sfruttare lo stereotipo nelle loro collezioni autunno-inverno 2015; il che significa che le riviste di tendenza metteranno tutto il loro ingegno a lavoro per coniugare shopping e congreghe; che la macchina di celluloide esprimerà il suo potenziale di fare soldi con personaggi come Malefica, interpretata da Angelina Jolie e insisterà sull’attrazione di queste tipologie. Che strega vorresti essere? - con serie televisive come American Horror Story. Garanzia della futura Salem, nuovo esperimento di serie, dove si narrano i famosi processi avvenuti in quella località (e dintorni) nel XVII secolo, che porterà l'immagine " audace e dirompente " delle streghe. Il mito e il suo potenziale come metafora, sfruttato dal mercato.
In Caliban e la Strega.  Donne, corpo e accumulazione originaria (Traficantes, 2010), Silvia Federici amplia i limiti semantici ricordandoci che la fattucchiera non era solo la levatrice, la donna che evitava la maternità o la mendicante, ma anche la libertina, la promiscua anti-sistema, l’adultera e la prostituta, " tutte quelle donne che praticavano la loro sessualità al di fuori dei vincoli del matrimonio e della procreazione”. La colpa era inerente alla cattiva reputazione. Questo strumento di controllo e di sottomissione cercava (e cerca) di coartare la donna che parla nell’agorà: “ alla ribelle che contestava, insultava e non piangeva sotto tortura”. Che fosse la piazza, la tribuna o la pedana, ciò che l’istituzione patriarcale ha tentato lungo la storia e, soprattutto, attraverso la Caccia alle Streghe, tra i secoli XVI e XVII, è stato degradare, demonizzare e distruggere il potere sociale di un collettivo organizzato: negargli la voce, la parola. Non dimentichiamo che fu proprio in questi spazi pubblici e politici – i falò e le camere di tortura – che si rinsaldarono i principi borghesi di femminilità e domesticità che continuano a essere ancora oggi molto utili al sistema.
Dalle costanti e istruttive morti sul rogo solo alla prostituta le è stato permesso di sopravvivere in cambio della morte della strega. Perché? Parliamo dell'archetipo, della metafora fatta carne, carne di donna. Per il necessario controllo sulla " concupiscenza insaziabile”, secondo i demologi, che firmarono il Malleus Maleficarum e l'istituzionalizzazione della "debolezza morale e mentale" come fonte di perversione femminile, come affermato da Martin Lutero e dagli umanisti del tempo.  Le donne e il loro rapporto con il Diavolo come argomento centrale. Federici insiste: " La caccia alle streghe trasformò il rapporto di potere tra il Diavolo e la Strega. Adesso la donna era la serva, la schiava, il corpo e l'anima succube, mentre il diavolo era al contempo il suo padrone e amante, prosseneta e marito”.

Prendere la parola.

La saggista e critica letteraria Francesca Serra l’ha già detto in Las buenas chicas no leen novelas (Península, 2013): sia l'istinto sia le merci sono assegnate al genere “ donna” per una ragione, l’obbedienza. Ci sono due funzioni affidate alle streghe addomesticate, ora consumatrici sottomesse: fare soldi e potenziare la figura dell’intellettuale maschio. Non a caso, Serra ricorda che le donne arrivano in ritardo al sistema capitalista e giocano secondo le regole degli altri, riparandosi sotto passiva voce. Dalla consapevolezza di questa servitù, sorgono resurrezioni e re-appropriamenti, come nel caso delle Women's International Terrorist Conspirancy  from Hell (WITCH), che tra il 1968 e il 1970 recuperano e re-significano l’archetipo della strega: " WITCH significa rompere il concetto di donna come creatura biologica e sessualmente definita. Comporta la distruzione del feticismo della passività, del consumismo e della mercificazione".

Il performativo come arma. La Parola come un pugnale. L’acronimo W.I.T.C.H. nasconde una guerriglia femminista formata da streghe che hanno esercitato l' arte come rivoluzione e l’azione diretta come risveglio delle coscienze.
Precursori delle Guerrilla Girls (1985-2013) elaborarono “magie” con le quali sollecitavano la trasformazione: " Una ragazza diventa una donna quando definisce la propria vita e smettere di essere controllata dalla sua famiglia, dal fidanzato o dal suo capo. Quando impara a resistere e combattere per se stessa e per le altre donne, perché ha capito che i suoi problemi non sono unicamente suoi”.

Cattive, streghe, donne

Sia il cinema fantastico e dell’horror, come nel fumetto dello stesso genere, le streghe sono diventate super - eroine. Poteri che minimizzano l’eredità mitologica e avvicinano il grande pubblico a un’idea più divina che rivoluzionaria. Se cerchiamo coerenza sovversiva in questa espressione del mito, saranno le cattive, le vere anti-sistema. . Fermare la realtà di consenso, alla radice, equivale a fare magia e a hackerare il codice. L’hanno tentato autori di fumetti sensibili alla magia, perché come ricorda Alan Moore nel suo fumetto Promethea, ogni buona maga sarebbe d'accordo con l'idea dell'Apocalisse.
In questa linea, della proposta apocalittica nelle mani della cattiva o dell’eroina, risiede l’essenza di un fumetto horror, pubblicato di recente in Spagna, che approfondisce il mito della strega attraverso la storia nascosta di un popolo chiamato Manson e la sua eredità avvelenata. Rachel Rising (Norma, 2013), firmato da Terry Moore autore statunitense noto per il suo interesse per le rappresentazioni di genere in spettacoli come Strangers in Paradise ed Echo - si nutre di folklore popolare per costruire una " bocca dell'inferno ", che nasconde una storia di reati legati alla caccia alle streghe.
Terry Moore parla in questo lavoro della perdita totale d’innocenza, per la semplice assegnazione di "bambina".  Non perché il demonio abiti la sua carne o per qualche caduta di un’antenata mitologica, sia questa Eva o Pandora. Il "peccato originale" è legato all'obbedienza, alla formazione, alla norma. Abbattere tutto per finirla con un sistema oppressivo passa per il fare giustizia, distruggere il " paradiso paesaggistico ", dove prosperano i discendenti di chi tentò di liquidare Lilith.


..."La cosa peggiore è che eravamo solo quattro , ma non potendo esserne sicuri , hanno ucciso tutte le donne senza figli in quindici anni . Centinaia di donne ... uccise perché il popolo si liberasse di quattro streghe che lo avevano protetto dalla fame e dalle malattie. Io pensai : sicuramente Dio li ucciderà tutti, ma arrivò la mattina e Manson era in piedi coperto di cenere bianca delle betulle bruciate”.

Lilith spiega a Rachel che l'unica soluzione è lo sterminio di coloro che sono sopravvissuti . Lei non avrà pietà, soprattutto di chi ha osato dimenticare.


diagonal periodico.

(traduzione di Lia Di Peri)