venerdì 12 agosto 2011

" E' frocio, è gay!"

 di Dick Emanuelsson

Sono state le parole pronunciate dal direttore di Radio Globo, Davide Romero, con le quali mercoledì scorso ha aperto il programma "Interpretando la notizia".

Non è la prima volta che sentiamo questa frase offensiva contro il 10% della popolazione honduregna. Ma è una buona occasione per discutere e scambiare opinioni in materia di etica professionale di un giornalista nell'esprimere un concetto che sta alla base della più cruda omofobia.

Se si fosse trovato in Svezia, Romero sarebbe finito alla Cassa disoccupati il giorno dopo. ... Non soltanto sarebbe stato licenziato per essersi espresso in modo discriminatorio e pregiudizievole verso una parte dell'umanità, ma sarebbe stato anche espulso dalla Federazione Sindacale dei Giornalisti, che organizza in pratica tutti i colleghi, fotografi e personale che gira intorno alla comunicazione.

Qual è allora il ruolo dei giornalisti nella comunicazione sociale? Qual è la nostra influenza davanti ad una generazione che sta crescendo in un mondo pieno di valori positivi, ma anche molto negativi? Non sa David Romero che la sua dichiarazione danneggia milioni di persone?

...Nei paesi europei, tra cui la Svezia, i gruppi nazisti e xenofobi hanno ucciso molte persone, tra queste gli omosessuali, ricadendo sotto questa ignobile azione anche vari latino-americani.
Secondo i fascisti gli omosessuali " non sono esseri umani" diventando bersagli di abusi, tortura e uccisioni.
Per questo in Svezia esiste una legislazione ed anche un Mediatore che controlla che la legislazione sia a protezione per i gruppi che sono attaccati da persone e movimenti retrogradi.

La legge  svedese contro la discriminazione è divenuta realtà nel 2003. Ha lo scopo di combattere la discriminazione etnica, religiosa,di orientamento sessuale o di disabilità.
Non so se il Collegio dei Giornalisti dell'Honduras  ha nei suoi  statuti qualcosa di simile. O se la legge honduregna punisce le espressioni offensive in pubblico. Qualora mancasse occorrebbe ripensare in termini di bisogno urgente.
Noi  giornalisti dovremmo essere un esempio di condotta morale, non possiamo dimenticare che ciò che esprimiamo sui mezzi di comunicazione è pubblicato per raggiungere migliaia se non milioni di persone. Per questo bisogna essere più attenti ed usare una logica etica, non aggressiva né discriminatoria.

Non sono poche le persone LGBTche sono state assassinate in Honduras dal colpo di Stato del 2009. Tra questi Walter Trochez,leader della Resistenza honduregna. E David Romero lo sa.

Mi piacerebbe sapere qual è il criterio di Romero riguardo agli omosessuali. Hanno meno valore? Gli omosessuali di questo paese non sono honduregni? Non hanno lo stesso diritto di Romero a dichiarare il loro amore isilenziosamente o pubblicamente a chi più gli aggrada? Non hanno diritto all'amore? Qual è il loro crimine? Che esempio si dà ai bambini e giovani honduregni ?

Sono domande fondamentali per i giornalisti che devono capire che ciò che pubblichiamo può - nei peggiori dei casi - distruggere la vita di una persona se non abbiamo sufficienti informazioni per pubblicare o esprimere una nota.

Il pubblico è feroce quando si tratta di condannare un giornalista che ha violato i principi della sua professione.
...
Ci sono dei limiti invalicabili  dei quali dobbiamo tenere conto, la brava gente sa rispettare i codici a prescindere dal colore della loro pelle, della loro religione,della loro sessualità. Ignorare queste linee guida ci ascrive alla categoria di persone senza scrupoli, amorale, spregevole.

La critica è essenziale se vogliamo migliorare la qualità, non soltanto nel giornalismo, ma in tutti i settori della vita.

Però il giornalista ha una maggiore  responsabilità perché entra negli spazi più intimi di milioni di persone.

Trascurare o violare consapevolmente questo principio, può pagarsi molto caro.


http://dickema24.blogspot.com/2011/08/es-maricon-es-homosexual.html

(traduzione di Lia Di Peri)


I coloni israeliani si servono degli indignati per ottenere più occupazione.

Ana Cárdenas

I coloni ebrei stanno sfruttando le proteste sociali degli indignati per il costo delle case nello Stato di Israele per proporre quello che essi considerano la migliore soluzione: aumentare la colonizzazione dei territori palestinesi per ridurre il mutuo degli israeliani.

Quando il movimento di protesta sociale è iniziato a Tel Aviv ha preso di sorpresa diversi settori del paese come i coloni, gli ultra-ortodossi o gli arabi, che dubitavano se unirsi o no alla lotta di coloro che consideravano giovani, bianchi, borghesi,ebrei, laici e nazionalisti, che poco avevano da spartire con il proprio gruppo sociale. Ma non è passato molto tempo,che i coloni hanno visto un'opportunità nella crescente rabbia della classe media, che esige un maggiore accesso alla casa e cercano di portare la discussione sul loro terreno.

Sebbene i rappresentanti dei coloni ebrei in Cisgiordania non hanno assunto una posizione ufficiale, i principali rabbini del nazionalismo religioso e figure di spicco dell'ultra-destra hanno messo sul tavolo la loro soluzione alla penuria di appartamenti: costruirli sui territori palestinesi occupati. " Perché essendoci 350.000 persone che vivono in Giudea e Samaria (nomi biblici con i quali i sionisti chiamano la Cisgiordania) i prezzi delle case in Israele sono più bassi. Se ci mandano via da qui (com'è previsto nel caso di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi) cresceranno a dismisura i prezzi nelle città" ha avvertito Roni Arzi, portavoce del consiglio dei coloni Yesha.
Secondo Arzi uno dei problemi che sono all'origine dell'aumento del prezzo del mattone è che " il Governo (di Benjamín Netanyahu) ha fermato la concessione di nuovi permessi di costruzione" in Cisgiordania, soprattutto a causa delle pressioni internazionali. Tuttavia da quando sono iniziati tre settimane fa gli accampamenti degli indignati nelle principali città del paese, il Governo ha dato l'annuncio dell'autorizzazione di nuove costruzioni nei territori occupati palestinesi.

Più colonie 

Il Comitato di Programmazione del Ministero degli Interni ha dato il via libera la scorsa settimana, alla costruzione di 930 case nella colonia ebraica di Har Homa, vicino a Betlemme. L'annuncio che segue un altro simile fatto nel mese di luglio per la costruzione di 336 case nella colonia di Betar Ilit y Karnei Shomron è stato criticato duramente dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dalle ONG pacifiste israeliane che chiedono la fine dell'occupazione.
Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat, ha condannato  fermamente l'approvazione della costruzione di nuove case illegali in Har Homa,che costituirebbero "la prova che Israele vuole trasformare l'occupazione in una definitiva annessione".

Da parte sua Hagit Ofran,dirigente della Ong Shalom Ajshav ("Pace ora" in ebraico) ha accusato l'Esecutivo di " usare cinicamentela urgente necessità di case e spingendo gli israeliani a trasferirsi negli insediamenti per motivi economici, invece di costruire in Israele".

Importanti rabbini del sionismo religioso (che ritiene che la Terra d'Israele debba occupare tutto il territorio tra il fiume Giordano e il Mediterraneo) hanno chiesto a Netanyahu di "risolvere massicciamente il problema degli alloggi in Giudea e Samaria, il che ridurrà i prezzi degli appartamenti".


(traduzione di Lia Di Peri)

 

mercoledì 10 agosto 2011

Bolivia: Parole sessiste e razziste di Evo Morales nei confronti delle donne yuracares

Di fronte alle parole colonialiste-sessiste- razziste del governo boliviano contro le donne YURACARES

A tutti Coloro che difendono l'autodeterminazione dei popoli, la Terra e il Territorio di fronte a un modello Capitalista Predatorio

Nulla giustifica la violenza contro le donne!

Noi sottoscritte, donne, femministe autonome e femministe comunitarie, lavoratrici domestiche, artiste, musiciste, docenti,lesbiche, studentesse,donne di sinistra,parte attiva del sogno rivoluzionario e di lotta al patriarcato in Bolivia,ci pronunciamo di fronte al profondo conflitto che è esploso attualemente in relazione all'imposizione di un progetto di autostrada depredatorio in TIPNIS, così come di fronte al sessismo,al razzismo e contro la carica coloniale della quale sono piene le parole del governo sulle donne yuracarés trinitarie.
Queste parole di "istruzione"ai giovani uomini di questo paese recitano:

"Se avessi tempo andrei a corteggiare  le compagne yuracarés e le convincerei ad non opporsi;queste sono le istruzioni del presidente ai giovani perché conquistino le loro compagne yuracarés,in modo che non si oppongano alla costruzione della strada"(Evo Morales, presidente Stato della Bolivia, 31 luglio 2011).


Ignora il governo che la Conquista di Abya Yala fu un'invasione violenta, razzista e colonialista? Si sta incoraggiando gli uomini, i fratelli, i compagni a proseguirla contro le donne yuracarés, dentro la stessa Bolivia?
La cosiddetta "Conquista"non fu né è un processo innocuo, ma violento ed umiliante, che iniziò oltre cinquecento anni fa del quale il popolo della Bolivia vuole liberarsene.

Deploriamo in modo assoluto il messaggio espresso a Villa Tunari, ,località simbolo nel conflitto del TIPNIS, perché è lì che finisce il tratto della super strada che parte da San Ignacio de Moxos attraversando il territorio indigeno e il Parco Nazionale Isiboro Secure (TIPNIS).

Questo territorio è situato tra i dipartimenti di Cochabamba e Beni, è Terra comunitaria di Origen ( (TCO)e area protetta che prende il nome dalla marcia indigena del marzo del 1990, che rivendicò il mantenimento di Parco Nazionale della zona concesso dallo stato boliviano nel 1965. Qui abitano i popoli nativi dei moxeños, chimanes e yuracaré.

Crediamo che le allusioni nei confronti delle donne yuracarés mostrano il rifiuto delle stesse alla costruzione del megaprogetto stradale finanziato con un  prestito allo Stato boliviano di 415milioni di dollari dalla BNDES (Banca Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale del Brasile),per la concessione alla società di costruzioni brasiliana OAS.

Lo stato brasiliano e le sue potenti classi - non il suo popolo - sono  i principali soggetti interessati e beneficiari di questa strada, la cui costruzione distruggerà un ecosistema di elevata bio-diversità e una delle principali riserve d'acqua della Bolivia, riproducendo così la lunga storia di colonizzazione e saccheggio da parte dei ricchi e l'imperialismo nel nostro paese.
Sappiamo che con la strada torneranno nuovi colonialisti, compagnie petrolifere,di legname, narcotrafficanti, condannando - come già successo in altri simili progetti - la popolazione indigena  yuracarés, moxeñas e chimanes,alla scomparsa.

La strada fa parte del IIRSA (Iniziativa per l'integrazione delle infrastrutture regionali in Sud America), piano regionale di infrastrutture nato nello Stato brasiliano, per collegare le diverse regioni in materia di trasporti,energia e comunicazione, che sostengono il capitalismo del XXI secolo.
Queste "infrastrutture" garantiscono il trasporto per lo sfruttamento delle risorse naturali di dodici paesi Sud-Americani e dell'Amazzonia. Si tratta della costruzione di idroelettricità,ponti,dighe idroelettriche, strade, che stanno immiserendo e sfruttando le comunità dove vengono costruiti, con impatti direti e specifici sulle donne: violenza, molestie sessuali, commercio e sfruttamento sessuale, impoverimento delle loro famiglie e conseguenze sulla loro salute.

Questo "corridoio boliviano" tra Brasile e Cile,il cui fine è collegare commercialmente gli oceani Atlantico e Pacifico, attraverso lo sfruttamento e l'esportazione delle risorse naturali, risponde ad un modello di sviluppo disumano e neo-liberista che rifiutiamo. Un tipo di modello contro il quale il popolo boliviano ha detto basta con le sue lotte e con la costruzione del cambiamento, dove le donne hanno svolto un ruolo fondamentale.

Nel caso del TIPNIS, le donne dei popoli nativi hanno espresso con azioni e denunce il rifiuto alla distruzione della loro Casa Grande e questo l governo l'ha constatato in diversi incontri. C'è il timore da parte del governo della capcità politica delle donne e le sue parole colonialiste mirano a ridurne la dignità.

Questo modo di trattare le donne quando minacciano il patriarcato in tutte le sue forme, non è nuovo. L'hanno usato gli invasori,i padroni, capisquadra, i militari imperialisti. Ciò che sorprende è che lo faccia un fratello indigeno che ha conosciuto nella propria storia  il colonialismo e il razzismo.

Evo ha parlato riferendosi alle donne Yuracarés, però parla a tutte .L'isulto e la mancanza di rispetto verso di esse è un insulto a noi tutte e in particolare alle donne impegnate nei processi rivoluzionari dei nostri popoli e territori.

la nostra memoria storica rileva che sempre si è negato il ruolo militante e politico delle donne, mostrandoci come subalterne al servizio degli uomini, anche se siamo sempre state in realtà. le protagoniste attive delle trasformazioni strutturali.
Le nostre lotte sono dalle donne per tutta l'umanità.
Non siamo una "Quota" politica femminile.
Non siamo un Tema, né un problema né una Unità in un Ministero.

Parole come "equità",empowerment ", concetti come " pari opportunità " non risolvono l' ingiustizia contro le donne e ci mostrano ancora una volta, vuoti discorsi che non sono coerenti con le lotte rivoluzionarie e del cambiamento che sollecitiamo. Le parole del governo sono un insulto a tutte le donne. Affermiamo come le nostre sorelle operaie latinoamericane del 20° secolo, che non c'è vera rivoluzione se all'interno degli stessi  movimenti sociali rivoluzionari si continua ripetutamente ad umiliare l'altra metà del genere umano, a noi, donne, sorelle, compagne di lotta.

Per questo denunciamo il messaggio espresso dal Presidente, ribadendo il nostro sostegno alle compagne in lotta per la difesa del  TIPNIS,che è anche la nostra lotta.

No alla strada attraverso il TIPNIS!

La rivoluzione sarà femminista o non sarà!


Firmatarie :


    Organización autónoma de mujeres contra la Violencia y la Impunidad, Cochabamba, Bolivia

    Luchemos por Nosotras, feministas autónomas y comunitarias, Cochabamba, Bolivia

    Asamblea Feminista de Cochabamba, Bolivia

    Trabajadoras del Hogar de Cochabamba, Bolivia

    Warmi Pachakuti, música autóctona de mujeres, Cochabamba, Bolivia
    Colectivo de Mujeres Libertarias Imilla, Cochabamba, Bolivia

    Clowndestinas, Elenco teatral de mujeres, Cochabamba, Bolivia.

    Asamblea del Feminismo Comunitario, La Paz, Boliva

    Asamblea feminista autónoma de Iquique, Chile

    Colectivo muralista “Las Kallejeras”, Santiago, Chile

    Memoria Feminista, feministas autónomas, Santiago, Chile

    Huelga de Vientres, feministas autónomas, Santiago,Chile

    Mandrágora, colectiva de Salud de la mujeres, Santiago, Chile

    Ochy Curiel, feminista, República Dominicana/Colombia

    Jules Falquet, feminista, socióloga, Universidad Paris Diderot, Francia

    Patricia Karina Vergara Sánchez, feminista, México

    Mafer Rodríguez, feminista, México

    Karila Oriana González Vergara, feminista, México

Compagne, Compagni, Organizzazioni, possono aderire a questo appello, scrivendo a  autonomascontralaimpunidad@gmail.com
Specificare: Nome, Cognome, Città, Paese.


http://laciudaddelasdiosas.blogspot.com/2011/08/ante-las-palabras-colonialistas.html

(traduzione di Lia Di Peri)

lunedì 8 agosto 2011

Arizona: Attacco della polizia alla marcia dei Nativi Americani per la protezione del San Francisco Peaks

Ieri a Flagstaff, in Arizona, sei persone sono state arrestate nel tentativo di schiacciare il crescente movimento anti-Snowbowl durante una marcia pacifica per la protezione del San Francisco Peaks.
 Flagstaff Police Attack and Arrest Protect the Peaks Marchers
 

 

domenica 7 agosto 2011

Messico: Allarme sulla tipicizzazione " a modo" del femminicidio

Tipicizzare il femminicidio è una necessità se è fatto in modo improprio e per fini politici non aiuta le donne

 di Gladis Torres Ruiz

Gli esperti affermano che lo Stato ha un " movimento" per tipicizzare " a modo" questo delitto col fine di rendere difficile il suo accreditamento  e mantenere l'impunità.


Dagli uffici dei governi  e degli stati federali avanza un "movimento" per tipicizzare in modo improprio il reato di femminicidio, che avrà come conseguenza un accesso non equo alla giustizia per le donne, avvertono avvocati e attiviste contro la violenza di genere.

Secondo l'attivista dell'Osservatorio Nazionale Cittadino (OCNF) Anayeli Pérez e David Peña,membro dell'Associazione Nazionale degli Avvocati democratici (ANAD),nei quattro (Guerrero, Estado de Mexico, Guanajuato e Tamaulipas) dei sei Stati che hanno tipicizzato il femminicidio si è creato una reato penale il cui accreditamento risulterà " estremamente complicato".

" C'è un movimento dello Stato - ha accusato  Perez Anayeli -  per tipicizzare in maniera errata. Lo scopo è  quello di invisibilizzare la problematica del femminicidio. E' una farsa per far apparire che si sta assumendo il problema quando in realtà non lo si prende in considerazione".

L'avvocato David Peña ha fatto l'esempio che nell'articolo 148 bis capitolo VI del Codice Penale dello Stato del Messico, il femminicidio è stato classificato come " la privazione della vita, associata all'esclusione,subordinazione, discriminazione o sfruttamento, quando si verifica con una persona con la quale si è avuto una relazione sentimentale, affettiva o di fiducia lavorativa o scolastica; quando l'autore ha posto in essere comportamenti sessuali crudeli o degradanti o mutilato la vittima o quando vi sono in anticipo atti che costituiscono atti di violenza familiare dell'offensore verso la vittima"
L'avvocato dell'ANAD ha aggiunto che questa definizione "lascia alla interpretazione dei giudici se l'omicidio fu per ragioni di genere, se ci fosse cioè subordinazione o esclusione, le quali sono condizioni difficili da provare senza la testimonianza della vittima"

David Peña,che contestò davanti alla Corte Interamericana dei Diritti Umani ((CoIDH), uno dei tre casi di femminicidio del campo Algodonero, a Ciudad Juárez ha sottolineato che un'errata ticipizzazione del femminicidio permetterà di minimizzare l'ondata di omicidi di donne e di fare un uso politico del fenomeno. " Se un governo statale rileva 900 omicidi, però solo cinque vengono classificati come femminicidi, gli servirà politicamente,giacché dirà che la uccisero non per il fatto di essere donna, ma per altri motivi, il che ridurrà il peso politico del femminicidio."

GIUSTIZIA SOGGETTIVA

La tipicizzazione del femminicidio in Guerrero, Stato del Messico, Guanajuato e Tamaulipas è stata realizzata per iniziativa  dalla Commissione Nazionale per Prevenire e Sradicare la Violenza Contro le Donne (Conavim), dipendente dal Ministero degli Interni e legislatore locale del PRI.
Viceversa in Morelos e a Città del Messico, la tipicizzazione è stata effettuata dai partiti del  PT (Partido del Trabajo) e del PRD(Partido de la Revoluciòn Democràtica)  che hanno lavorato con esperti e la società civile per stabilire protocolli di indagine specializzate al fine di accreditare il reato.
L'avvocata Anayeli Pérez ha osservato che nei primi quattro Stati, le Organizzazioni della società civile non sono state invitate a partecipare  alla elaborazione dei dittati,il che si riflette nel modo in cui è stata creata la fattispecie penale.
" Si basa su elementi che  mai si potranno provare o che dovranno essere avvalorati dal Pubblico Ministero o dagli operatori giudiziari, il che spalanca le porte all'impunità in quanto carichi di stereotipi e criteri di discriminazione nei quali si mette in discussione la vita personale delle vittima".
Nel caso di Tamaulipas, per esempio,l'art.337 bis del Codice Penale prevede in uno dei suoi commi che una dei " motivi di genere da parte del soggetto attivo (l'aggressore) per provare il femminicidio è " che esistano antecedenti di violenza morale o molestie (...) contro la donna".

Secondo quanto indicato da Pérez Garrido ciò sarebbe un elemento "soggettivo" rimesso alla considerazione personale del PM e dei giudici per accreditare il reato.

Secondo i dati dell'INEGI, in Messico il tasso di femminicidi per ogni centomila donna è aumentato è aumentato di oltre il 40%, passando dal 2,45-3,52 tra il 2005 e il 2009.

Dal 2007 al 2010 sono stati commessi almeno 2000 omicidi dolosi contro le donne e bambine nei 18 Stati del paese - ha riferito  l'OCNF nel suo rapporto del 2010.
Dal 2009 al 2010, 309 donne sono state assassinate nello Stato del Messico,125 a Sinaloa e 103 a Tamaulipas.

Occorre ricordare che sotto il governatore  Enrique Peña Nieto sono state assassinate dal 2005 ad oggi 922 donne, secondo i dati della stessa Procura di Stato.
Lo scorso gennaio la richiesta dell'ONCF di attivare l'Allarme della Violenza di genere nello Stato è stata respinta dal Sistema nazionale per Prevenire, Curare,Sanzionare ed Eliminare la Violenza contro le Donne, meccanismo integrato per agenzie  federali e gli istituti statali delle donne.
Due mesi dopo che il governatore presentò un'iziativa al riguardo, il Congresso locale approvò "a vapore" il 17 marzo, la tipicizzazione del femminicidio nei codici e procedimenti penali.

http://www.cimacnoticias.com.mx/site/11080101-REPORTAJE-Alertan-s.47585.0.html

(traduzione Lia Di Peri)