domenica 30 marzo 2014

La decostruzione della mascolinità.

di Josep Giralt 






… Siamo cresciuti in un paese di " uomini mutilati emotivamente” e “senza capacità di cura”. Confessare e accettare questa realtà era considerato come un’ulteriore diminuzione della virilità. E’ scontato dire che fu una generazione che non piangevano in pubblico, né mostravano alcuna sensibilità perché considerata "debolezza". Il loro dovere era di apparire sempre come vincitori e di dare un’immagine dura, aggressiva e brillante.
Non potevano andare a fare shopping o prendersi cura dei loro figli, perché era “cosa da donne”. Il tempo libero lo trascorrevano tra chiese, taverne, corrida, campi da calcio e bordelli, essendo complici della mercificazione del corpo e del piacere. Pochi leggendo libri o andando a convegni.
(…) Gli uomini che hanno rinunciato a mostrare il loro lato più emotivo hanno finito col pregiudicare il tutto. Milioni di loro hanno speso la loro vita cercando di svolgere un ruolo di eroi che è possibile solo nella finzione .  Il modello dell’uomo-macho- riuscito stereotipato che è stato socializzato e mantenuto dal sistema , a cosa è servito? Chi ha beneficiato? Quali successi sono stati raggiunti con questi maschi alfa marcando e pretendendo di controllare il loro territorio in tutto il mondo?
Perché anche alcune donne sono particolarmente interessate a condividere la vita con simili soggetti?  E’ il patriarcato che è stato interiorizzato negli uomini e nelle donne, fornendo a essi il potere ed esse no, naturalizzando per ciascuno un ruolo specifico nella società contribuendo così a perpetuarlo.
Quando avevo tredici anni, ho cominciato a sentirmi a disagio tra i miei compagni di classe. Nel momento in cui la competitività fu più importante del gioco, ho sentito che appartenevo più al gruppo.  Improvvisamente si doveva essere il migliore giocando a calcio o il migliore studente, o avere più ragazze. Tutta una corsa di fondo per diventare un leader ed essere accettato.  Non c'erano scelte. Essere un leader o un gregario.
Ho conosciuto il rifiuto fin dalla tenera età.  (…) Trascorsero alcuni anni prima che m’imbattessi nella frase di Nietzsche: "Io non servo, né per servire, né per guidare”. Il suo significato me lo marchiarono a fuoco i miei compagni di classe. Non ero a mio agio nel vedere chi competeva nel lanciare la pietra più lontana né a spettegolare con le ragazze della classe o a cospirare contro qualcuno nei corridoi. A scuola negli ultimi anni, mi sentivo completamente sconfitto e isolato. Come deve crescere ed essere educato un bambino? Come e da chi imparare o disimparare a essere e diventare ciò che poi diventa?
E 'strano come nonostante gli anni trascorsi , mi capita spesso di pensare che qualche colpa l’avessi , visto che non mi volevano . Suppongo che sia quello che succede con le donne maltrattate . Non ho mai avuto il coraggio di spiegare alla mia famiglia , con attenzione ed esattamente , cosa stavo passando. Andare a scuola ogni mattina e sentire il disprezzo e le burla per non voler unirsi alla squadra di calcio e al gruppo dei maschi alfa forgiò il mio bisogno di autonomia per sempre . Ho bisogno della gente , ma non confido più nelle masse.
Quello che ho vissuto a scuola continua a essere un esempio di ciò che ho incontrato da adulto. Viviamo in un mondo, dove la cosa più importante è ancora l'immagine di sicurezza, il controllo e forza che proiettiamo. Come possiamo relazionarci se sempre dobbiamo essere i migliori? Sono dovuto arrivare alle superiori per cominciare a essere felice e avere amici. Lì ho vissuto un'esperienza " tra eguali " . Alcuni di loro sono parti essenziali della mia esistenza .
Al liceo ho giocato a calcio molte volte. Spesso con i miei compagni tutti insieme, ragazze e ragazzi. E’ è stato puro divertimento e intrattenimento. Non c'era competitività né le stronzate di forza e di leadership. Il gioco dovrebbe essere un diversivo e dovrebbe servire a insegnarci a perdere e a vincere. Come nella vita . Per diventare " se stessi”, non dobbiamo viaggiare da un luogo all'altro , ma verso il nostro stesso essere. Tutto è già dentro di noi. Alcune persone ci hanno mostrato parte del cammino.

In ogni caso, badare, avere cura non è maschile ? Chi l’ha stabilito ? Chi ha deciso per noi? Diventare adulti significa separarsi definitivamente dal rifugio per costruirsene uno proprio in armonia con l’Umanità.  Umanità che saremo in grado di trovare uscendo dagli schemi e dai condizionamenti del patriarcato. Facendoci carico di noi come persone, riconoscendo che abbiamo come tutti gli altri , un ritmo personale, riconoscendo onestamente che la nostra risposta è , soprattutto, il risultato delle nostre emozioni. Dobbiamo mettere in discussione i privilegi concessi dalla complicità patriarcale . Non dobbiamo accettare un ruolo maschile secondo falsi stereotipi . Sarebbe bello iniziare a scoprirci e a decostruire la nostra mascolinità . Io non voglio essere il primo . Non lo sarei mai. Io voglio continuare a imparare e cercare di essere più umano, più simpatico , più intelligente , più costante . E soprattutto , più onesto con me stesso . Non voglio essere odiato né temuto . Davvero, compensa sapersi detestato dai più? Non voglio soggiogare nessuno. Le porte devono rimanere sempre aperte per chi ha voglia di ritornare.
Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni di milioni di uomini a percepire che le relazioni , la comprensione, l'amore, la cura, non raggiungeranno la loro pienezza senza la capacità di sentire e di curare. E’ difficile pensare che qualcuno molto amato , abbracciato e curato durante l’infanzia non saprà avvicinare gli altri con speciale tenerezza. La rudezza di un uomo è di solito il risultato della mancanza di sentimenti, cura, educazione,che ha subito durante la sua crescita e che il patriarcato si è caricato di imprimere a tutti i livelli. Una quantità di prove che ‘impongono a coloro che non sono capaci di rifiutarsi: se faccio l'amore , devo essere il migliore , se non lo faccio, sono poco virile, se guadagno molto danaro mia moglie e i miei figli avranno ciò di cui hanno bisogno (chi lo decide ?) ma, alcuni, saremo infelici senza futuro.




Come trovare una soluzione a questa situazione molto schizofrenica ?


Secondo un rapporto presentato dall'Unione Europea della scorsa settimana , più di nove milioni di donne sono state vittime di stupri , un 33 % hanno subito violenza fisica o sessuale e solo una su tre denuncia le aggressioni. Sono convinto che questa complessa situazione di disumanizzazione e di violazione dei diritti umani cominci a svilupparsi a casa e nelle aule scolastiche . Che modello di società stiamo costruendo ? Com’è possibile che gli uomini continuino a essere principalmente un simbolo di potere sfrenato ? Che tipo di formazione hanno ricevuto gli aggressori? Appartengono a una particolare classe sociale o non è una questione di classe? Secondo questo studio , una donna spagnola su cinque oltre i quindici anni (22 %) hanno subito violenza fisica o sessuale. Pertanto, non è più che il machismo endemico è legato al franchismo. Il problema è molto più profondo .
Quando smetteremo di sentirci male per non soddisfare le aspettative? Chi crea queste aspettative? Quando potremo liberarci da tutti quei regimi e privilegi che abbiamo interiorizzato nei secoli? Com’è possibile che, nonostante tutti i progressi tecnologici siamo ancora all'età della pietra? A chi interessa perpetuare il sistema patriarcale che esclude le donne e coloro che non condividono le sue idee? Per vivere ed esistere senza violenze e oppressioni, dobbiamo decostruire questo ruolo sessista con il quale ci hanno socializzati. Dobbiamo coltivare la nostra capacità di sentire e curare, altrimenti faremo male a noi stessi e quindi a tutte le altre persone.




(trad.Lia Di Peri)

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