mercoledì 10 agosto 2011

Bolivia: Parole sessiste e razziste di Evo Morales nei confronti delle donne yuracares

Di fronte alle parole colonialiste-sessiste- razziste del governo boliviano contro le donne YURACARES

A tutti Coloro che difendono l'autodeterminazione dei popoli, la Terra e il Territorio di fronte a un modello Capitalista Predatorio

Nulla giustifica la violenza contro le donne!

Noi sottoscritte, donne, femministe autonome e femministe comunitarie, lavoratrici domestiche, artiste, musiciste, docenti,lesbiche, studentesse,donne di sinistra,parte attiva del sogno rivoluzionario e di lotta al patriarcato in Bolivia,ci pronunciamo di fronte al profondo conflitto che è esploso attualemente in relazione all'imposizione di un progetto di autostrada depredatorio in TIPNIS, così come di fronte al sessismo,al razzismo e contro la carica coloniale della quale sono piene le parole del governo sulle donne yuracarés trinitarie.
Queste parole di "istruzione"ai giovani uomini di questo paese recitano:

"Se avessi tempo andrei a corteggiare  le compagne yuracarés e le convincerei ad non opporsi;queste sono le istruzioni del presidente ai giovani perché conquistino le loro compagne yuracarés,in modo che non si oppongano alla costruzione della strada"(Evo Morales, presidente Stato della Bolivia, 31 luglio 2011).


Ignora il governo che la Conquista di Abya Yala fu un'invasione violenta, razzista e colonialista? Si sta incoraggiando gli uomini, i fratelli, i compagni a proseguirla contro le donne yuracarés, dentro la stessa Bolivia?
La cosiddetta "Conquista"non fu né è un processo innocuo, ma violento ed umiliante, che iniziò oltre cinquecento anni fa del quale il popolo della Bolivia vuole liberarsene.

Deploriamo in modo assoluto il messaggio espresso a Villa Tunari, ,località simbolo nel conflitto del TIPNIS, perché è lì che finisce il tratto della super strada che parte da San Ignacio de Moxos attraversando il territorio indigeno e il Parco Nazionale Isiboro Secure (TIPNIS).

Questo territorio è situato tra i dipartimenti di Cochabamba e Beni, è Terra comunitaria di Origen ( (TCO)e area protetta che prende il nome dalla marcia indigena del marzo del 1990, che rivendicò il mantenimento di Parco Nazionale della zona concesso dallo stato boliviano nel 1965. Qui abitano i popoli nativi dei moxeños, chimanes e yuracaré.

Crediamo che le allusioni nei confronti delle donne yuracarés mostrano il rifiuto delle stesse alla costruzione del megaprogetto stradale finanziato con un  prestito allo Stato boliviano di 415milioni di dollari dalla BNDES (Banca Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale del Brasile),per la concessione alla società di costruzioni brasiliana OAS.

Lo stato brasiliano e le sue potenti classi - non il suo popolo - sono  i principali soggetti interessati e beneficiari di questa strada, la cui costruzione distruggerà un ecosistema di elevata bio-diversità e una delle principali riserve d'acqua della Bolivia, riproducendo così la lunga storia di colonizzazione e saccheggio da parte dei ricchi e l'imperialismo nel nostro paese.
Sappiamo che con la strada torneranno nuovi colonialisti, compagnie petrolifere,di legname, narcotrafficanti, condannando - come già successo in altri simili progetti - la popolazione indigena  yuracarés, moxeñas e chimanes,alla scomparsa.

La strada fa parte del IIRSA (Iniziativa per l'integrazione delle infrastrutture regionali in Sud America), piano regionale di infrastrutture nato nello Stato brasiliano, per collegare le diverse regioni in materia di trasporti,energia e comunicazione, che sostengono il capitalismo del XXI secolo.
Queste "infrastrutture" garantiscono il trasporto per lo sfruttamento delle risorse naturali di dodici paesi Sud-Americani e dell'Amazzonia. Si tratta della costruzione di idroelettricità,ponti,dighe idroelettriche, strade, che stanno immiserendo e sfruttando le comunità dove vengono costruiti, con impatti direti e specifici sulle donne: violenza, molestie sessuali, commercio e sfruttamento sessuale, impoverimento delle loro famiglie e conseguenze sulla loro salute.

Questo "corridoio boliviano" tra Brasile e Cile,il cui fine è collegare commercialmente gli oceani Atlantico e Pacifico, attraverso lo sfruttamento e l'esportazione delle risorse naturali, risponde ad un modello di sviluppo disumano e neo-liberista che rifiutiamo. Un tipo di modello contro il quale il popolo boliviano ha detto basta con le sue lotte e con la costruzione del cambiamento, dove le donne hanno svolto un ruolo fondamentale.

Nel caso del TIPNIS, le donne dei popoli nativi hanno espresso con azioni e denunce il rifiuto alla distruzione della loro Casa Grande e questo l governo l'ha constatato in diversi incontri. C'è il timore da parte del governo della capcità politica delle donne e le sue parole colonialiste mirano a ridurne la dignità.

Questo modo di trattare le donne quando minacciano il patriarcato in tutte le sue forme, non è nuovo. L'hanno usato gli invasori,i padroni, capisquadra, i militari imperialisti. Ciò che sorprende è che lo faccia un fratello indigeno che ha conosciuto nella propria storia  il colonialismo e il razzismo.

Evo ha parlato riferendosi alle donne Yuracarés, però parla a tutte .L'isulto e la mancanza di rispetto verso di esse è un insulto a noi tutte e in particolare alle donne impegnate nei processi rivoluzionari dei nostri popoli e territori.

la nostra memoria storica rileva che sempre si è negato il ruolo militante e politico delle donne, mostrandoci come subalterne al servizio degli uomini, anche se siamo sempre state in realtà. le protagoniste attive delle trasformazioni strutturali.
Le nostre lotte sono dalle donne per tutta l'umanità.
Non siamo una "Quota" politica femminile.
Non siamo un Tema, né un problema né una Unità in un Ministero.

Parole come "equità",empowerment ", concetti come " pari opportunità " non risolvono l' ingiustizia contro le donne e ci mostrano ancora una volta, vuoti discorsi che non sono coerenti con le lotte rivoluzionarie e del cambiamento che sollecitiamo. Le parole del governo sono un insulto a tutte le donne. Affermiamo come le nostre sorelle operaie latinoamericane del 20° secolo, che non c'è vera rivoluzione se all'interno degli stessi  movimenti sociali rivoluzionari si continua ripetutamente ad umiliare l'altra metà del genere umano, a noi, donne, sorelle, compagne di lotta.

Per questo denunciamo il messaggio espresso dal Presidente, ribadendo il nostro sostegno alle compagne in lotta per la difesa del  TIPNIS,che è anche la nostra lotta.

No alla strada attraverso il TIPNIS!

La rivoluzione sarà femminista o non sarà!


Firmatarie :


    Organización autónoma de mujeres contra la Violencia y la Impunidad, Cochabamba, Bolivia

    Luchemos por Nosotras, feministas autónomas y comunitarias, Cochabamba, Bolivia

    Asamblea Feminista de Cochabamba, Bolivia

    Trabajadoras del Hogar de Cochabamba, Bolivia

    Warmi Pachakuti, música autóctona de mujeres, Cochabamba, Bolivia
    Colectivo de Mujeres Libertarias Imilla, Cochabamba, Bolivia

    Clowndestinas, Elenco teatral de mujeres, Cochabamba, Bolivia.

    Asamblea del Feminismo Comunitario, La Paz, Boliva

    Asamblea feminista autónoma de Iquique, Chile

    Colectivo muralista “Las Kallejeras”, Santiago, Chile

    Memoria Feminista, feministas autónomas, Santiago, Chile

    Huelga de Vientres, feministas autónomas, Santiago,Chile

    Mandrágora, colectiva de Salud de la mujeres, Santiago, Chile

    Ochy Curiel, feminista, República Dominicana/Colombia

    Jules Falquet, feminista, socióloga, Universidad Paris Diderot, Francia

    Patricia Karina Vergara Sánchez, feminista, México

    Mafer Rodríguez, feminista, México

    Karila Oriana González Vergara, feminista, México

Compagne, Compagni, Organizzazioni, possono aderire a questo appello, scrivendo a  autonomascontralaimpunidad@gmail.com
Specificare: Nome, Cognome, Città, Paese.


http://laciudaddelasdiosas.blogspot.com/2011/08/ante-las-palabras-colonialistas.html

(traduzione di Lia Di Peri)

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