Ana Cárdenas
I coloni ebrei stanno sfruttando le proteste sociali degli indignati per il costo delle case nello Stato di Israele per proporre quello che essi considerano la migliore soluzione: aumentare la colonizzazione dei territori palestinesi per ridurre il mutuo degli israeliani.
Quando il movimento di protesta sociale è iniziato a Tel Aviv ha preso di sorpresa diversi settori del paese come i coloni, gli ultra-ortodossi o gli arabi, che dubitavano se unirsi o no alla lotta di coloro che consideravano giovani, bianchi, borghesi,ebrei, laici e nazionalisti, che poco avevano da spartire con il proprio gruppo sociale. Ma non è passato molto tempo,che i coloni hanno visto un'opportunità nella crescente rabbia della classe media, che esige un maggiore accesso alla casa e cercano di portare la discussione sul loro terreno.
Sebbene i rappresentanti dei coloni ebrei in Cisgiordania non hanno assunto una posizione ufficiale, i principali rabbini del nazionalismo religioso e figure di spicco dell'ultra-destra hanno messo sul tavolo la loro soluzione alla penuria di appartamenti: costruirli sui territori palestinesi occupati. " Perché essendoci 350.000 persone che vivono in Giudea e Samaria (nomi biblici con i quali i sionisti chiamano la Cisgiordania) i prezzi delle case in Israele sono più bassi. Se ci mandano via da qui (com'è previsto nel caso di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi) cresceranno a dismisura i prezzi nelle città" ha avvertito Roni Arzi, portavoce del consiglio dei coloni Yesha.
Secondo Arzi uno dei problemi che sono all'origine dell'aumento del prezzo del mattone è che " il Governo (di Benjamín Netanyahu) ha fermato la concessione di nuovi permessi di costruzione" in Cisgiordania, soprattutto a causa delle pressioni internazionali. Tuttavia da quando sono iniziati tre settimane fa gli accampamenti degli indignati nelle principali città del paese, il Governo ha dato l'annuncio dell'autorizzazione di nuove costruzioni nei territori occupati palestinesi.
Più colonie
I coloni ebrei stanno sfruttando le proteste sociali degli indignati per il costo delle case nello Stato di Israele per proporre quello che essi considerano la migliore soluzione: aumentare la colonizzazione dei territori palestinesi per ridurre il mutuo degli israeliani.
Quando il movimento di protesta sociale è iniziato a Tel Aviv ha preso di sorpresa diversi settori del paese come i coloni, gli ultra-ortodossi o gli arabi, che dubitavano se unirsi o no alla lotta di coloro che consideravano giovani, bianchi, borghesi,ebrei, laici e nazionalisti, che poco avevano da spartire con il proprio gruppo sociale. Ma non è passato molto tempo,che i coloni hanno visto un'opportunità nella crescente rabbia della classe media, che esige un maggiore accesso alla casa e cercano di portare la discussione sul loro terreno.
Sebbene i rappresentanti dei coloni ebrei in Cisgiordania non hanno assunto una posizione ufficiale, i principali rabbini del nazionalismo religioso e figure di spicco dell'ultra-destra hanno messo sul tavolo la loro soluzione alla penuria di appartamenti: costruirli sui territori palestinesi occupati. " Perché essendoci 350.000 persone che vivono in Giudea e Samaria (nomi biblici con i quali i sionisti chiamano la Cisgiordania) i prezzi delle case in Israele sono più bassi. Se ci mandano via da qui (com'è previsto nel caso di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi) cresceranno a dismisura i prezzi nelle città" ha avvertito Roni Arzi, portavoce del consiglio dei coloni Yesha.
Secondo Arzi uno dei problemi che sono all'origine dell'aumento del prezzo del mattone è che " il Governo (di Benjamín Netanyahu) ha fermato la concessione di nuovi permessi di costruzione" in Cisgiordania, soprattutto a causa delle pressioni internazionali. Tuttavia da quando sono iniziati tre settimane fa gli accampamenti degli indignati nelle principali città del paese, il Governo ha dato l'annuncio dell'autorizzazione di nuove costruzioni nei territori occupati palestinesi.
Più colonie
Il Comitato di Programmazione del Ministero degli Interni ha dato il via libera la scorsa settimana, alla costruzione di 930 case nella colonia ebraica di Har Homa, vicino a Betlemme. L'annuncio che segue un altro simile fatto nel mese di luglio per la costruzione di 336 case nella colonia di Betar Ilit y Karnei Shomron è stato criticato duramente dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dalle ONG pacifiste israeliane che chiedono la fine dell'occupazione.
Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat, ha condannato fermamente l'approvazione della costruzione di nuove case illegali in Har Homa,che costituirebbero "la prova che Israele vuole trasformare l'occupazione in una definitiva annessione".
Da parte sua Hagit Ofran,dirigente della Ong Shalom Ajshav ("Pace ora" in ebraico) ha accusato l'Esecutivo di " usare cinicamentela urgente necessità di case e spingendo gli israeliani a trasferirsi negli insediamenti per motivi economici, invece di costruire in Israele".
Importanti rabbini del sionismo religioso (che ritiene che la Terra d'Israele debba occupare tutto il territorio tra il fiume Giordano e il Mediterraneo) hanno chiesto a Netanyahu di "risolvere massicciamente il problema degli alloggi in Giudea e Samaria, il che ridurrà i prezzi degli appartamenti".
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