mercoledì 12 ottobre 2011

Il femminismo islamico nel nuovo Mediterraneo. Parte seconda

 La prima parte qui
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 Un patrimonio di attivismo femminista transnazionale in entrambi i lati del Mediterraneo.

da Margot Badran

Ho posto il dibattito sul femminismo islamico contemporaneo, nel contesto della storia delle origini e apice del femminismo secolare,a sud del Mediterraneo,per mano dei mussulmani e cristiani. Queste femministe emersero in vari stati-nazione in tutto il ventesimo secolo, prima, durante e dopo l'occupazione coloniale e in un contesto di modernizzazione e di gestazione dei movimenti islamici riformisti 6.
Il femminismo che apparve per primo tra gli arabi del Mediterraneo( soprattutto nel sud-est) si chiamò "femminismo laico" per connotare la riflessione e una pratica create da donne di diverse comunità religiose. Questo femminismo aveva lo scopo di condividere il concetto di nazione-Stato laica di cittadini uguali, con uno spazio per la religione, ma senza che lo Stato fosse governata da essa. Le (prime) femministe laiche ( che si autodenominavano  semplicemente femministe) si organizzarono per garantire che le nuove istituzioni statali fossero egualitarie del genere, sia in teoria, che nella pratica. Volevano anche riformare " le leggi religiose sullo stato personale"(tra questi i codici personali mussulmani e cristiani) elaborati dagli Stati. Queste femministe iniziarono come movimento locale( nazionale) sociale e politico 7.

Il suo era un discorso poliedrico,influenzato dal modernismo islamico,dal nazionalismo laico e dei diritti umani e fu istituito mediante lo svolgimento di intensive campagne e atti di quotidiano e gionaliero attivismo, che proseguirono per tutto il secolo.
Al contrario,continuando con la storia, il femminismo islamico emerse a livello mondiale come un discorso nuovo nel contesto religioso( fondato cioè su una nuova interpretazione del Corano) e subito acquistò la forma di un movimento sociale ampio, ben organizzato e coordinato.
I femminismi nacquero in pieno periodo coloniale e nel vortice dei movimenti di liberazione nazionale 8.
Dall'inizio del secolo scorso, le donne, di entrambe le sponde del Mediterraneo ( e dell"Oriente" e dell'"Occidente" per usare la terminologia corrente) formarono alleanze transnazionali nel momento stesso che si coinvolgevano nelle lotte autoctone. Furono le pecursore delle reti femministe transnazionali (analizzate fino ad oggi  da Moghadam, come per esempio, la rete Women Living under Muslim Law s  9).

Le donne si aiutavano reciprocamente da entrambi i lati e difesero le loro posizioni nel contesto del colonialismo e lotta anticoloniale. Allo stesso modo, contribuirono a forgiare il femminismo, smentendo la teoria che esso  fosse un'invenzione occidentale e, conseguentemente, che  "il femminismo occidentale" e i femminismi, nelle società a maggioranza mussulmana fossero (fondamentalmente) antagonisti 10.

La storia del femminismo panmediterraneo del 1923, ha un prima e un dopo. Quell'anno, l'Alleanza Internazionale delle Donne (IAW) organizzò il suo IX Congresso A Roma. Dalle coste orientali e meridionali partecipò una delegazione proveniente dall'Egitto ( l'Unione Femminista Egizia) ed un'altra che rappresentava le donne ebree in Palestina ( l'Associazione Palestina per i Diritti di Uguaglianza delle donne Ebree). Nel ventesimo secolo, le reti femministe internazionali erano composte dalle congressiste nazionali, una per ciascun paese. In questo senso, la delegazione ebraica fu un'eccezione. Negli anni successivi,altre delegazioni dei paesi arabi si unirono alle congressiste dell'IAW,in particolare  quelle della Libia, della Siria, della Palestina, tentando di costruire una comunità femminista più ampia in un mondo segnato dal colonialismo.

Le donne crearono una cultura femminista internazionale o per dirla  con Rupp e Taylor " una comunità di movimenti sociali" dato che lavorarono per gli interessi comuni di genere in un contesto coloniale che ostacolava seriamente gli sforzi collettivi, in particolare riguardo alla Palestina. Le femministe di entrambi i lati del Mediterraneo utilizzarono lo spazio internazionale,nel momento in cui consolidavano le lotte locali e i loro specifici obiettivi. Nel mio studio su l'Unione Femminista Egizia e il suo impegno nazionale ed internazionale ho analizzato le similitudini, le divergenze e la direzione nei due sensi ( più che la dicotomia nord-sud od Oriente-Occidente, assunta frequentemente) del femminismo mondiale degli anni Venti, Trenta e Quaranta.
Il mondo accademico ha cominciato solo di recente a prestare attenzione a questo fenomeno transnazionale,nel contesto mediterraneo, come ad esempio, la ricerca storica comparata del femminismo egiziano ed italiano realizzata da Lucia Sorbera 12.

In questi ambienti femministi internazionali,  le occidentali - che erano più propense di altre ad accettare gli stereotipi orientalisti dell'islam e delle mussulmane - furono in grado di verificare per bocca delle stesse mussulmane, altre realtà, che diedero ad esse un'immagine diversa dalla maggioranza europea. Le attiviste femministe internazionali dell'Occidente furono introdotte in una prospettiva dell'islam inimmaginabile, per esempio, sui diritti della mussulmana di ereditare e controllare il patrimonio.
Le donne europee scoprirono anche che la mussulmana dopo il matrimonio conservava l'indipendenza legale completa ( compreso il nome) e che questo si applicava anche ai cristiani nei paesi arabi del Mediterraneo, in un periodo in cui la maggioranza delle europee aveva meno diritti nel matrimonio. Negli anni Trenta, le femministe francesi che lottavano per ottenere maggiori diritti sostenevano che " le mussulmane delle colonie" avevano più diritti di esse. Bisogna però segnalare che non si coinvolgevano nella lotta anticolonialista.

Le donne nelle società mussulmane,tuttavia, non godevano dell'attuazione di tutti i loro diritti. Erano messe alle strette o discriminate in nome della tradizione e della religione, oltre che vedere insieme agli uomini, come il colonialismo non riconosceva i loro diritti politici e sociali. Le femministe mussulmane del sud del mediterraneo,ebbero molteplici posizioni, lottando per i loro diritti e legittimando la loro causa in nome della religione, della nazione e degli ideali umanitari e democratici.
Queste stesse femministe arabe e mussulmane, quando emigravano utilizzavano anche un altro tipo di discorso a seconda del contesto. Le egiziane, ad esempio, si coinvolsero nelle campagne per ottenere il diritto di voto nel sud della Francia,evocando gli ideali della propaganda europea 13.

Negli anni Trenta e Quaranta,le mussulmane e le cristiane dei paesi arabi del sud del Mediterraneo si mobilitarono per consolidare una cultura femminista pan-araba. Fu una causa nazionalista - la situazione in Palestina -  che portò le femministe di quella zona (vicina alle irachene)ad incontrarsi per la prima volta in una Conferenza pan-araba al Cairo, nel 1938. Il pretesto nazionalista permise a queste donne di spostarsi autonomamente senza la supervisione maschile. Sebbene la causa palestinese restasse l'obiettivo principale, esse difesero anche i loro interessi in quanto donne, dimostrando come entrambi le lotte contribuivano al bene comune più ampio. Quando finì la seconda guerra mondiale e i territori sotto mandato francese e britannico in Medio Oriente cominciarono ad essere smantellati e anche  il potere coloniale in Iraq era al termine, le femministe arabe si riunirono nuovamente al Cairo (1944) per trovare strategie di costruzione nazionale dentro il contesto post coloniale.
In quella conferenza,le donne decisero di istituire l'Unione Femminista Araba, fondata un anno dopo.
Nei decenni degli anni Cinquanta e Sessanta e nel contesto dei regimi socialisti, le donne si mobilitarono per progetti di Stato e ottennero alcuni benefici come "cittadini" non come donne. Le organizzazioni femministe furono integrate o messe a tacere, come accadde all'Unione Femminista Egizia, chiusa dallo Stato nel 1956 ( nello stesso anno, l'Egitto concesse il diritto di voto alle donne,dopo cinque decenni di lotta femminista, che lo aveva reclamato).

Durante gli anni Settanta e soprattutto gli Ottanta apparve una seconda ondata del femminismo laico nel Mediterraneo meridionale, focalizzando la  questione sessualità e  della violenza di genere, tanto in ambito domestico (familiare) che in quello pubblico. Con l'ascesa dei movimenti islamisti dai primi anni Settanta, con un'ideologia retrograda sulle questioni di genere, emersero chiaramente i conflitti tra le femministe secolari e gli islamisti patriarcali,che definivano la laicità come non religiosa o direttamente anti-religiosa. Le femministe laiche reagirono per non perdere le loro conquiste 14.

Negli anni Novanta, una nuova ondata di femministe, in diverse parti del mondo mussulmano,cominciarono a sviluppare un discorso femminista più avanzato nel linguaggio religioso,molto più radicale dei discorsi laici fatti fino ad allora 15.
Il femminismo islamico è più radicale perché predica l'uguaglianza tra uomini e donne attraverso il continum pubblico-privato, laddove il femminismo secolare aveva accettato l'idea di complemetarietà o di equità nella sfera familiare o privata e dove ciascun sesso aveva i suoi ruoli complementari.
Inoltre è più radicale, dato che abbraccia materie dell'"ambito religioso" come l'accesso alla moschea ,le donne come imam e l'entrata delle donne nelle professioni religiose come il Mufti (che stabilisce una fatwa).

Il femminismo islamico nel sud e nord del Mediterraneo 

continua.


webislam

(traduzione di Lia Anita Di Peri Silviano)

Margot Badran


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