Intervista ad * Abdennur Prado, direttore del Congresso Internazionale del Femminismo Islamico.
di Lucia El Asri
Lucia El Asri : Può un uomo mussulmano essere femminista e perché?
Abdennur Prado
: Il femminismo è la lotta contro la discriminazione di genere,per la
giustizia nei rapporti tra i sessi e contro il patriarcato ( l'ordine
che sostiene che le capacità delle donne sono limitate e che devono
stabilirsi ruoli differenti per l'uomo e per la donna, dato che
quest'ultima sarebbe più dotata per la maternità e la cura della casa).
In questo senso non vedo nessun impedimento per nessuno ( sia ateo o
credente, uomo o donna di qualsiasi razza o nazione) per essere
femminista.
Inoltre, considero che l'islam sia
essenzialmente anti-patriarcale, perché nega il fondamnto stesso del
patriarcato: l'equiparazione di Dio al padre.
Dal punto di vista
islamico, Allah trascende la dualità maschile-femminile. Il Corano
afferma l'origine egualitaria di uomini e donne a partire da una sola
nafs o anima e la piena autonomia morale delle donne, come
rappresentanti di Allah sulla terra. Così un uomo mussulmano non solo
può, ma deve essere femminista.
Ci sono persone che considerano l'Islam una religione sessista che opprime le donne,cosa ne pensa?
Ci
sono molti motivi perché queste persone abbiano questa convinzione. In
primo luogo,il fatto che la religione è stata storicamente legata al
patriarcato. In secondo luogo,le realtà sociologiche di molti paesi di
popolazione mussulmana, nei quali c'è un testardo sessismo, che si
manifesta legalmente e nei costumi.
In terzo luogo,l'esistenza di
discorsi fortemente patriarcali in molte istituzioni mussulmane. Infine,
il bombardamento di immagini negative sulle donne mussulmane realizzate
dal mondo accademico e dai mass-media.
Quindi, non li
biasimo. Ciò che è deplorevole è la pigrizia intellettuale di coloro che
rifiutano di prendere in considerazione il lavoro delle mussulmane che
lottano per l'uguaglianza di genere, sia come attiviste, che al livello
teologico.
Se si prendessero la briga di ascoltarle,si
renderebbero conto che il femminismo islamico ha fondamenta molto
solide, sia nella visione del mondo che di etica coranica e che esso è
una risposta all'interno del maschilismo imperante. Purtroppo, esistono
intellettuali laici occidentali che danno per buona la visione
dell'islam patriarcale, come se fosse la sola ortodossia indiscussa. In
questo senso, questi intellettuali si comportano esattamente come i
fondamentalisti.
Dal punto di vista
maschile, come vede il coinvolgimento della donna nell'Islam? Bisogna
assumere questo coinvolgimento come imposizione? Si può fare in libertà?
Un principio base dell'antropologia coranica è
il califfato: ogni essere umano è un/una potenziale califfo/ffa di Dio
sulla terra. La parola califfato allude alla responsabilità individuale
di fronte a Dio,la società e la creazione nel suo complesso. Si
riferisce ad uomini e donne senza distinzione. Il califfato presuppone
la libertà individuale e la autonomia morale ed esclude il cieco
perseguimento di una morale codificata.Il Corano dice : "non c'è
imposizione nell'Islam". Per questo non credo che ci sia un
coinvolgimento nell'islam distinto per uomini e donne. Il differente
coinvolgimento attiene a ciascun individuo a seconda delle circostanze,
priorità e capacità personali.
Comunque, non sono sicuro che il
mio punto di vista sia unicamente maschile. Piuttosto cerco di vedere le
cose come essere umano che ha integrato tanto il maschile che il
femminile, considerando le differenze biologiche solo secondarie.
Attualmente, ci sono molti uomini coinvolti nel femminismo islamico?
No,
non abbastanza. Cercare di coinvolgere gli uomini mussulmani in questa
lotta è un compito che atende al femminismo islamico. Una sfida molto
grande dato che il femminismo è presentato nel mondo mussulmano come
un'ideologia occidentale che attenta alla loro identità culturale e
religiosa. Da qui l'urgente necessità di dimostrare le radici coraniche
della lotta per l'uguaglianza di genere.
Che pensa dell'uso dell'hijab?
Lo
considero un diritto di quelle che lo vogliono portare. Francamente
però non riesco a capire il perché si dia tanta importanza a questo
tema. L'unica spiegazione che mi dò è l'esistenza di un'agenda politica
occulta, che mira a distogliere l'attenzione dai veri problemi che
interessano le donne mussulmane. Un'agenda, certamente condivisa dagli
islamofobi e wahabiti, con il loro puritanesimo e la loro ossessione per
le manifestazioni sterne della religiosità. Tutta questo distorce ed
esagera il tema, in modo che la libertà delle donne mussulmane venga
rimandata
Che ne pensa della volontà di limitare l'uso del velo nei luoghi pubblici in alcuni paesi occidentali?
Io
sono contro ogni divieto o imposizione che limita le libertà
individuali senza una seria ragione. Se il divieto viene motivato
dall'argomento che l'hijab sia discriminatorio nei confronti delle
donne, questo dovrebbe essere dimostrato sulla base delle fonti
coraniche... il che è impossibile. Inoltre, significa trattare le donne
mussulmane con assoluto disprezzo nei confronti del suo processo
decisionale, con un atteggiamento paternalistico. Salta agli occhi che
una parte significativa del movimento femminista ha rinunciato ai suoi
principi, cercando di imporsi in uno Stato repressivo attraverso leggi
che restringono le libertà individuali e impongano l'ortodossia
femminista. Anche in questo caso, non c'è molta differenza tra questo
atteggiamento e quello dei fondamentalisti mussulmani,che cercano di
imporre l'hijab con la forza.
* Presidente del Consiglio
Islamico Catalano e Direttore del Congresso Internazionale sul
Femminismo Islamico. E' autore dei libri 'Le sfide dell'Islam nel
ventunesimo secolo', 'Islam e anarchismo mistico', 'Il linguaggio
politico del Corano', 'Il ritorno delll'Islam' in Catalogna', 'Prima
delll'Islam e L'Islam', 'l'Islam democratico', e di numerosi articoli
su giornali e riviste. Impegnato nel dialogo interreligioso e dei
diritti civili dei musulmani in Spagna. Ha tenuto oltre 100 conferenze
dal 2002.
Nurain magazine
(traduzione di Lia Di Peri)
Nurain magazine
(traduzione di Lia Di Peri)
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