mercoledì 25 gennaio 2012

Uomo, femminista ed islamico

Intervista ad  * Abdennur Prado, direttore del Congresso Internazionale del Femminismo Islamico.

di Lucia El Asri

 Lucia El Asri : Può un uomo mussulmano essere femminista e perché?


Abdennur Prado : Il femminismo è la lotta contro la discriminazione di genere,per la giustizia nei rapporti tra i sessi e contro il patriarcato ( l'ordine che sostiene che le capacità delle donne sono limitate e che devono stabilirsi ruoli differenti per l'uomo e per la donna, dato che quest'ultima sarebbe più dotata per la maternità e la cura della casa). In questo senso non vedo nessun impedimento per nessuno ( sia ateo o credente, uomo o donna di qualsiasi razza o nazione) per essere femminista.

Inoltre, considero che l'islam sia essenzialmente anti-patriarcale, perché nega il fondamnto stesso del patriarcato: l'equiparazione di Dio al padre.
Dal punto di vista islamico, Allah trascende la dualità maschile-femminile. Il Corano afferma l'origine egualitaria di uomini e donne a partire da una sola nafs o anima e la piena autonomia morale delle donne, come rappresentanti di Allah sulla terra. Così un uomo mussulmano non solo può, ma deve essere femminista.


Ci sono persone che considerano l'Islam una religione sessista che opprime le donne,cosa ne pensa?

Ci sono molti motivi perché queste persone abbiano questa convinzione. In primo luogo,il fatto che la religione è stata storicamente legata al patriarcato. In secondo luogo,le realtà sociologiche di molti paesi di popolazione mussulmana, nei quali c'è un testardo sessismo, che si manifesta legalmente e nei costumi.
In terzo luogo,l'esistenza di discorsi fortemente patriarcali in molte istituzioni mussulmane. Infine, il bombardamento di immagini negative sulle donne mussulmane realizzate dal mondo accademico e dai mass-media.

Quindi, non li biasimo. Ciò che è deplorevole è la pigrizia intellettuale di coloro che rifiutano di prendere in considerazione il lavoro delle mussulmane che lottano per l'uguaglianza di genere, sia come attiviste, che al livello teologico.
Se si prendessero la briga di ascoltarle,si renderebbero conto che il femminismo islamico ha fondamenta molto solide, sia nella visione del mondo che di etica coranica e che esso è una risposta all'interno del maschilismo imperante. Purtroppo, esistono intellettuali laici occidentali che danno per buona la visione  dell'islam patriarcale, come se fosse la sola ortodossia indiscussa. In questo senso, questi intellettuali si comportano esattamente come i fondamentalisti.


Dal punto di vista maschile, come vede il coinvolgimento della donna nell'Islam? Bisogna assumere questo coinvolgimento come imposizione? Si può fare in libertà?

Un principio base dell'antropologia coranica è il califfato: ogni essere umano è un/una potenziale califfo/ffa di Dio sulla terra. La parola califfato allude alla responsabilità individuale di fronte a Dio,la società e la creazione nel suo complesso. Si riferisce ad uomini e donne senza distinzione. Il califfato presuppone la libertà individuale e la autonomia morale ed esclude il cieco perseguimento di una morale codificata.Il Corano dice : "non c'è imposizione nell'Islam".  Per questo non credo che ci sia un coinvolgimento nell'islam distinto per uomini e donne. Il differente coinvolgimento attiene a ciascun individuo a seconda delle circostanze, priorità e capacità personali.
Comunque, non sono sicuro che il mio punto di vista sia unicamente maschile. Piuttosto cerco di vedere le cose come essere umano che ha integrato tanto il maschile che il femminile, considerando le differenze biologiche solo secondarie.

Attualmente, ci sono molti uomini coinvolti nel femminismo islamico?

No, non abbastanza. Cercare di coinvolgere gli uomini mussulmani in questa lotta è un compito che atende al femminismo islamico. Una sfida molto grande dato che il femminismo è presentato nel mondo mussulmano come un'ideologia occidentale che attenta alla loro identità culturale e religiosa. Da qui l'urgente necessità di dimostrare le radici coraniche della lotta per l'uguaglianza di genere.

Che pensa dell'uso dell'hijab?

Lo considero un diritto di quelle che lo vogliono portare. Francamente però non riesco a capire il perché si dia tanta importanza a questo tema. L'unica spiegazione che mi dò è l'esistenza di un'agenda politica occulta, che mira a distogliere l'attenzione dai veri problemi che interessano le donne mussulmane. Un'agenda, certamente condivisa dagli islamofobi e wahabiti, con il loro puritanesimo e la loro ossessione per le manifestazioni sterne della religiosità. Tutta questo distorce ed esagera il tema, in modo che la libertà delle donne mussulmane venga rimandata


Che ne pensa della volontà di limitare l'uso del velo nei luoghi pubblici in alcuni paesi occidentali?

Io sono contro ogni divieto o imposizione che limita le libertà individuali senza una seria ragione. Se il divieto viene motivato dall'argomento che l'hijab sia discriminatorio nei confronti delle donne, questo dovrebbe essere dimostrato sulla base delle fonti coraniche... il che è impossibile. Inoltre, significa trattare le donne mussulmane con assoluto disprezzo nei confronti del suo processo decisionale, con un atteggiamento paternalistico. Salta agli occhi  che una parte significativa del movimento femminista ha rinunciato ai suoi principi, cercando di imporsi in uno Stato repressivo attraverso leggi che restringono le libertà individuali e impongano l'ortodossia femminista. Anche in questo caso, non c'è molta differenza tra questo atteggiamento e quello dei fondamentalisti mussulmani,che cercano di imporre l'hijab con la forza.

* Presidente del Consiglio Islamico Catalano e Direttore del Congresso Internazionale sul Femminismo Islamico. E' autore dei libri 'Le sfide dell'Islam nel ventunesimo secolo', 'Islam e anarchismo mistico', 'Il linguaggio politico del Corano', 'Il ritorno delll'Islam' in Catalogna',  'Prima delll'Islam e L'Islam', 'l'Islam democratico', e di  numerosi articoli su giornali e riviste. Impegnato nel dialogo interreligioso e dei diritti civili dei musulmani in Spagna. Ha tenuto oltre 100 conferenze dal 2002.

Nurain magazine

(traduzione di Lia Di Peri)

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