venerdì 23 marzo 2012

Io sono centinaia di volte femminista: perché no?

Intervista allo storico della mascolinità, il cubano, Julio César González Pagés

di Ana María Domínguez Cruz Juventud Rebelde

" La donna deve badare alla casa, ai figli e al marito;l'uomo fa altre cose. E' sempre stato così, perché la donna è donna e l'uomo è uomo e nulla può cambiare questo". Così dice la madre alla figlia in una delle scene più forti del film cubano Ritratto di Teresa, del 1979. La protagonista impersonata dall'attrice Daysi Granados si scontra quotidianamente non solo con il marito Ramón - l'attore Adolfo Llauradó - ma con la società intera che costruita sui canoni della mascolinità,si aspetta da lei ciò che si aspetta da tutte le donne.

La doppia giornata, il lavoro fuori casa e in casa; le limitazioni dell'essere madre e sposa;le richieste della sua compiacenza e le zero possibilità di aspirare ai suoi sogni costituiranno motivo di lotta della protagonista del film, nello sforzo di cambiare quella realtà.

Tre decenni più tardi,anche se molto è stato fatto nel cammino per rendere la donna protagonista attiva della costruzione della società e della sua vita, persiste l'influenza dell'egemonia maschile creatrice di iniquità e violenza.

Così afferma il Dottor in Scienze Storiche Julio César González Pagés,al quale risulta contradditorio che il centenario del femminismo nel nostro paese,che si celebra quest'anno,non sia considerato una data celebrativa e, al contrario, passi quasi inosservato.

"Le donne possono esercitare il loro diritto di voto, ed essere titolari della patria potestà, divorziare se lo desiderano; assumere incarichi di direzione o politici e tutto questo insieme ad altri diritti che, oggi, fanno parte della nostra " normale" quotidianità, grazie alle molte donne, che nel mondo intero e anche a Cuba,dal 1912 hanno unito le forze per eliminare la diseguaglianza sociale".

Incomprese prima della Rivoluzione per la loro ideologia femminista, accusate di destabilizzare il regime e bollate tacitamente di omosessualità, molte a Cuba hanno difeso l'unità inter-settoriale al fine di soddisfarele loro richieste. "Perciò cento anni fa , crearono all'Avana tre organizzazioni di Suffragette Cubane e il partito Nazionale Femminista, mediante i quali affermare i loro diritti in una società che per patrimonio storico era - ed è - patriarcale e sessista",ha spiegato il coordinatore generale della Rete ibero-americana della mascolinità.

L'importanza del movimento femminista a Cuba fu tale - assicura  Pagés, da essere considerato il precursore di ciò che più tardi prenderà forma in America Latina.
" I congressi del 1923 e del 1925 della Federazione Nazionale delle Associazioni Femministe furono di massima importanza,perché nella Costituzione del 1940 presero corpo tutte quelle aspirazioni.
" Da sempre questa lotta femminista si sviluppò nell'unione, non solo tra le donne dei distinti settori e classi sociali, ma anche con gli uomini come Julio Antonio Mella, Rubén Martínez Villena, Juan Marinello, Miguel de Carrión e Carlos Loveira. Ciò ha permesso che nel 1959, quando trionfò la Rivoluzione,parte del cammino era già stato fatto.

"Avvennero altri importanti cambiamenti, grazie principalmente alla Federazione delle Donne Cubane che sebbene non fosse un'organizzazione dichiaratamente femminista,poneva in essere azioni di quella natura, i cui risultati sono oggi evidenti".

Non si tratta di riconoscere dal punto di vista storico - anche se a volte succede - il merito di queste femministe -ma che nella Cuba di oggi persiste dal punto di vista sociale, culturale e psicologico sia negli uomini che nelle donne, l'ideologia che sostiene il sessismo.


Abbattere il muro
Il femminismo,erroneamente indicato come " il sessismo della donna", fiorì nel tardo XIX secolo e all'inizio del XX e la sua essenza si fonda sull'eguaglianza dei diritti e dei doveri di uomini e donne nei diversi spazi.

Viceversa ciò che si riproduce nei modelli familiari da parte di uomini e di donne è ciò che genera la divisione tra azzurro e rosa per il bambino e la bambina, così come il gioco della casa delle bambole da un lato e dei soldatini dall'altro, la delicatezza e sottomissione nell'una, la ruvidezza e la superiorità, senza lacrime degli altri.

Pagés riferisce che la società non è cambiata abbastanza dal punto di vista socioculturale.

"La donna ha opportunità nel mondo di lavorativo, politico, pubblico, culturale, ma continua ad essere impegnata con il  ruolo nella vita domestica,apparentemente intrasferibile e limitante per tutto il resto. Continua ad essere indicata, anche nei mass-media, come la subordinata al "maschile" e continua a subire  la condanna sociale, quando si tenta di modificare i loro ruoli.

" Pro-vengo da una famiglia particolare, lo confesso, e forse per questo trovo difficile essere parte di questo. Mia nonna materna era attivista in una organizzazione suffragista. I miei genitori,migranti spagnoli, hanno sostenuto un modo di vita, soprattutto dalla prospettiva di mia madre, segnata da questa condizione. A sua volta, eravamo cinque figli maschi e ci hanno educati all'equità alle pari opportunità, decisioni e responsabilità, a prescindere dal genere.

"Più tardi, durante gli studi universitari aumentò il mio interesse per le questioni relative a queste differenze di genere, modelli e influenze e, oggi, sono orgoglioso di aver contribuito dalla scuola come insegnante, alla formazione di una coscienza antisessista nella maggior parte dei miei studenti. "

La famiglia è il nucleo di tutto quello che si vuole  costruire,dichiara  l'autore di 'Macho, Maschio,Maschile' ed è in questa che il pregiudizio si fa strada, e, poi, nella scuola e nella comunità.


"L'equità, piaccia o no, si costruisce dalla vita quotidiana, non dai regolamenti o decreti che, quantunque progressisti e vitale, non possono impedire la riproduzione delle fobie e dei concetti ambigui dell' istruzione e cultura. In realtà, c'è di fatto da un decennio la modifica della legge sulla maternità, che stabilisce che i padri possono anche optare per i congedi di parternità per occuparsi dei propri figli. Tuttavia, quanti  uomini nel paese l'hanno accolta?

"Ha a che fare - ha dichiarato -  con il modo in cui educhiamo i nostri figli, con il modo di concepire i prodotti della comunicazione, che  offre un'immagine della donna erotizzata o vampiresca o, al contrario, sottomesso e pura;con  il nostro modo di guidare le relazioni di coppia e, infine, con il rispetto per gli  altri ", .

- Si considera un femminista?

Sì, certo, lo sono e nell'anno del centenario mi dichiaro cento volte femminista, se  è necessario : perché no?
Condivido un'ideologia che dà uguali diritti e doveri indipendentemente dal genere, è per questo che chiunque la pensi così è femminista anche se uomo o donna.

"Quello che succede è che il termine fa  paura e ciò che è davvero difficile è non essere sessista in un mondo costruito come tale. A Cuba, inoltre, vi è una disconoscimento  diffuso  circa termine, l'ideologia, le proposte. Non solo perché non è incluso nei Curricula delle carriere  come Storia e Filosofia,il che mi appare inaudito, ma anche perché lo radicalizzano molto ed i modelli si riproducono quotidianamente

"Lavoro su questi temi dal 1987 e anche come professionista sono abituato al  'sabotaggio', diciamo cosi, sia per fatto di essere un uomo, perché in questa radicalizzazione del pensiero non è consentito mettere in discussione la virilità e  sia perché anche le donne, in molti casi, sostengono che sono femmine ma non femministe ", sottolinea Pages.

E' tempo che il Paese la pensi diversamente -  aggiunge il consulente delle Nazioni Unite  per le questioni della  mascolinità e della violenza in America Latina -  è un buon momento perché si sollevi il dibattito sui diritti, piuttosto che sui ruoli, fatto  imprescindibile a favore  delle donne che hanno iniziato questa lotta decenni fa, e per quelle  che ancora soffrono per la mancanza di aspettative.

"Se noi lo proponiamo, Cuba può colorarsi di viola, che è il colore che identifica il femminismo (...).
"Qualsiasi area in grado di sviluppare una buona proposta - ha concluso lo storico - così come fa la cantautora cubana  Rochy, che  con il suo  progetto Tutte controcorrente, pone  le basi della cultura della pace attraverso la musica,può eliminare gli stereotipi e combattere contro la violenza di genere. Possiamo farlo, e così saremo sostenitori del femminismo, una delle carte vincenti per realizzare una società più giusta, più equa e meno traumatica".
 

Genero con clase

(traduzione di Lia Di Peri)








                                                       

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