La lección de esgrima”, Fernando Bayona |
Tuttavia, ancora oggi molti e molte, continuano a stupirsi che mi definisca un uomo femminista, un’affermazione che, anche in questi tempi di arretramento democratico, dichiaro con forza ogni volta che posso. Nonostante sia presupposto fondamentale per l’uguaglianza tra uomini e donne e un requisito imprescindibile in democrazia. Di conseguenza, ogni democratico, uomo o donna dovrebbe essere femminista, perché individuo impegnato a raggiungere l'obiettivo a che il sesso non sia un ostacolo all'accesso a beni e al godimento dei diritti, dalla convinzione che il femminismo non è l'opposto del machismo e che la lotta non è contro gli uomini ma contro l'ordine sociale e culturale che rappresenta il patriarcato.
A differenza delle donne, che hanno sempre messo in
discussione il loro posto nella società e il Patto sociale che le ha
storicamente discriminate, gli uomini non hanno sentito la necessità di
guardarsi allo specchio, tanto meno analizzare criticamente una struttura che ci
beneficia. Come ha bene affermato Stuart Mill, siamo stati educati nella "
pedagogia del privilegio " e, quindi, ci siamo limitati a esercitare il
potere in strutture binarie basate sulla supremazia del maschile sul femminile.
E, tutto questo, con il sostegno garantista degli ordinamenti giuridici e
dall'identificazione dell’universale con il maschile. Con questa diseguale
distribuzione di posizione si configurano gli Stati contemporanei, la teoria
dei diritti umani e le stesse democrazie che per decenni hanno escluso le donne
dalla piena cittadinanza.
Così come ha ben analizzato il femminismo, il contratto sociale è stato preceduto da un " contratto di sesso" attraverso il quale si è consacrato il privato come luogo di sottomissione delle donne, mentre nello spazio pubblico noi (uomini) esercitiamo pienamente i diritti come cittadini.
Così come ha ben analizzato il femminismo, il contratto sociale è stato preceduto da un " contratto di sesso" attraverso il quale si è consacrato il privato come luogo di sottomissione delle donne, mentre nello spazio pubblico noi (uomini) esercitiamo pienamente i diritti come cittadini.
Parallelamente si sono consolidati due mondi, il
maschile e il femminile, gerarchicamente organizzati, ai quali corrispondono valori,
abitudini e atteggiamenti creati da quest’opposizione. In questo contesto, noi
uomini, siamo sempre stati socializzati ad agire come somministratori e per
monopolizzare la sfera pubblica. Ci hanno educato all’esercizio del potere, al
successo professionale, all’individualità competitiva, che ha portato a sua
volta allo sviluppo di alcune capacità e alla rinuncia di altre. Ci hanno cioè socializzato
in valori e abilità che contribuiva a raggiungere e mantenere il nostro ruolo
di eroi, mentre negavamo le capacità considerate femminili. La mascolinità
patriarcale, dunque, è stata costruita su una dichiarazione - che riguarda
l'esercizio del potere e, quindi, anche il suo utilizzo in caso di violenza e
su una negazione – essere uomini è prima di tutto " non essere una donna .
“.
Non sorprende che il dizionario della RAE (Real Accademia
Spagnola) mantenga come uno dei significati della femminilità: “ la condizione
anormale di un uomo nel quale si presentano una o più caratteristiche femminili”.
Da qui l’omofobia intesa in senso lato come un rifiuto del femminile e in senso
stretto come negazione delle opzioni non eterosessuali, che compongono la
definizione di virilità che ha agito su di noi come un “imperativo categorico”.
In definitiva, grazie al patriarcato, anche gli uomini
hanno genere, cioè “ facciamo” secondo le regole sociali e culturali, che
determina il nostro posto nella società e la nostra identità. Siamo addestrati
a svolgere il ruolo previsto per noi e che è legato alle posizioni di
privilegio che nei secoli ci hanno fatto diventare soggetti attivi di fronte ad
alcune donne sottomesse nel privato e condizionate dal loro ruolo di curatrici.
Non solo siamo stati costretti ad assumere come maschere inalienabili l’aggressività,
la competitività, l’ossessione per la prestazione o la forza fisica, ma allo
stesso tempo, abbiamo rinunciato alle virtù e capacità legate alle emozioni, ai
lavori di cura, al mondo femminile che non ha avuto valorizzazione socio-economica
e culturale.
Quest’onnipotenza ha anche sviluppato le sue patologie,
che ci hanno tenuto in molti casi appigliati a un giogo. Prigionieri nel
carcere della mascolinità egemonica che ha preteso che dimostrassimo costantemente
la nostra mascolinità e nascondere sotto mille scudi la nostra umana
vulnerabilità.
È urgente, quindi, che gli uomini comincino a
guardarsi dentro e analizzare criticamente il nostro posto in un patto sociale
che ci ha fatto vincitori, ma paradossalmente ci ha anche condannati a
rinunciare a tutto ciò che non si adattava al prototipo di quello che Joaquín
Herrera denominò ” predatore patriarcale”. E’ necessario che ci ricollochiamo
nel privato, che rivendichiamo ed esercitiamo i nostri diritti-doveri di
corresponsabilità in ambito familiare, che assumiamo i valori e le capacità che
durante i secoli abbiamo rifiutato perché negavano la nostra mascolinità e,
naturalmente, intestarci insieme alle nostre compagne, le lotte ancora pendenti
per l’uguaglianza. Un impegno che è particolarmente necessario di fronte alla
crisi dello Stato Sociale e la reazione patriarcale che inizia a svilupparsi: due
fattori che non soltanto rallentano l’agenda femminista, ma che mettono in
pericolo i diritti che crediamo definitivi.
La conquista della democrazia paritaria implica necessariamente la revisione della mascolinità patriarcale da un processo di trasformazione socio-culturale nel quale noi uomini dobbiamo assumere un ruolo protagonista. Senza di questo i risultati saranno puntuali e fragili, in modo che si continuerà prorogando un mandato che resta impegnato a mettere più ostacoli alle donne nell’esercizio dei loro diritti, che negli ultimi tempi sta sviluppando meccanismi sempre più sottili di dominio.
La conquista della democrazia paritaria implica necessariamente la revisione della mascolinità patriarcale da un processo di trasformazione socio-culturale nel quale noi uomini dobbiamo assumere un ruolo protagonista. Senza di questo i risultati saranno puntuali e fragili, in modo che si continuerà prorogando un mandato che resta impegnato a mettere più ostacoli alle donne nell’esercizio dei loro diritti, che negli ultimi tempi sta sviluppando meccanismi sempre più sottili di dominio.
La revisione (della mascolinità) deve a sua volta
influenzare l’armonizzazione tra pubblico e privato, nonché la ridefinizione
della razionalità pubblica fatta a immagine e somiglianza degli uomini. In
questi tempi di crisi politica ed economica è più opportuno che mai stabilire
altri modi di esercitare il potere, di organizzare la convivenza e la gestione
dei conflitti. C’è bisogno di trovare come aveva già dichiarato Virginia Woolf
nelle sue Tree ghinee, “ nuovi metodi e nuove parole”. Una sfida che richiede
il superamento della soggettività patriarcale, la scommessa di mascolinità
eterogenee e dissidenti e la configurazione di una cittadinanza capace di
superare i binarismi pubblico/privato, ragione/emozione, produzione/riproduzione,
cultura/natura, eterosessualità/diversità affettivo - sessuale, che per secoli
sono serviti a mantenere sottomesse le donne e in posizioni di privilegio gli
uomini.
Sebbene anche, e ciò lo abbia scoperto nel scoprirmi
davanti allo specchio – questa maschilità imposta ci ha condannati – senza saperlo
– a perderci tutto quello che l’ordine culturale dominante capiva entrasse in
contraddizione con la dimostrazione pubblica della nostra virilità.
Da qui, il duplice impegno che come uomo democratico assumo come irrinunciabile, che comincia dal gettare la maschera di genere che mi avvelena e continua con la militanza femminista, che parte dalla convinzione che la democrazia è paritaria o non è.
blogs.elpais.
Da qui, il duplice impegno che come uomo democratico assumo come irrinunciabile, che comincia dal gettare la maschera di genere che mi avvelena e continua con la militanza femminista, che parte dalla convinzione che la democrazia è paritaria o non è.
blogs.elpais.
(la traduzione è mia).
ci sono oggi molti modi di vivere la mascolinità e la femminilità, più o meno diffusi ma legittimi..senza opprimere l'altro genere o essere sottomessi
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