L’adesione alla democrazia è radicata in un sistema di governo che efficacemente combatta l’ingiustizia sociale e garantisca meglio l’equa distribuzione della ricchezza, ma anche (nelle democrazie avanzate) al riconoscimento e consolidamento dei diritti civili, politici, economici, sociali, sessuali e culturali. La qualità di una democrazia si misura per il potenziamento dei diritti di cittadinanza. Tuttavia, oggi questo ideale è completamente minacciato.
In tempi di crisi tutto è malleabile e in grado di
essere riplasmato. In un contesto di crisi economica la democrazia ne risente,
perché la cittadinanza ha la percezione, che la crisi economica ha portato una crisi sociale e politica. La deriva è conseguenza della trascuratezza
dei principi di uguaglianza, libertà e giustizia come valori-guida della
coesione sociale. L'abbandono delle politiche pubbliche il cui referente sia l’eguaglianza,
le limitazioni all’uso e godimento dei nostri diritti e la sostituzione del
paradigma della giustizia sociale, verso un significato di giustizia coercitiva
e punitiva, finisce per influenzare i gruppi sociali più vulnerabili o
collettivi che, proprio di recente, sono riusciti a guadagnare qualche
posizione di uguaglianza sociale.
La crisi economica è servita come pretesto per
espropriare la forza della democrazia, la difesa della maggioranza e anche
della sua efficacia, il bene comune. Nel contesto attuale, in cui le decisioni
discendono dalle autorità transnazionali poco rappresentative e in cui la
razionalità economica sembra prevalere su qualsiasi altro tipo di
considerazione sociale, la democrazia diventa un sistema politico troppo
formale. Se inoltre l'ideale di uguaglianza è soppiantato dal sacrificio,
quello di libertà dall’ordine e la giustizia dall’autorità, le vittime saranno
in grande quantità. I valori arcaici di "sacrificio ",
"ordine" e "autorità", che piacciono molto all’ideologia
politica conservatrice contribuiscono non solo all’infantilizzazzione della
popolazione nel suo complesso, ma tendono a riposizionare i vari gruppi sociali
o collettivi in condizioni culturali e valutative pre-democratiche.
Niente di tutto
questo avviene casualmente o inconsciamente, ma, al contrario, il ritorno alle
"essenze" obbedisce a una "strategia di contenimento
democratico", se per esempio, siamo sopraffatti dalla perdita di potere
d'acquisto, non chiederemo qualità nei servizi, compreso il fatto che alcune
persone accetteranno che si mantengano tra rapporti di causa-effetto. Affinché
però si produca nella cittadinanza una relativa accettazione di questo nuovo
modello di “ contenimento democratico”, i governi, soprattutto quelli d’ideologia
conservatrice, tendono a concentrarsi sulla repressione delle attese di alcuni
gruppi sociali: tra essi quello delle donne.
Il “contenimento democratico” esercitato sulle donne
assolve una doppia funzione: non solo ostacola il consolidamento dei diritti di
uguaglianza e di libertà delle donne, ma in più, dispone la cittadinanza tutta,
verso l’assunzione dei valori più tradizionali. I mezzi per ritardare le
aspettative delle donne sono la misoginia e la reazione politica.
Culturalmente, l'universo misogino rappresenta un
contro-valore ai principi di uguaglianza e di riconoscimento. Per misoginia
intendiamo l’avversione o l’odio per le donne che consiste nel disprezzarle
come sesso. La misoginia rivela una tendenza ideologica retrograda, ma che può essere
associata anche a un generalizzato sentimento di disprezzo: l’avversione per le
donne è in alcuni casi un sintomo di misantropia. Misoginia e misantropia si
uniscono per invalidare le politiche di riconoscimento, per negare i meccanismi
inclusivi, per ingiuriare il "politicamente corretto " per rendere la
democrazia in un sistema politico cinico e formale: la misoginia ha come unico
paradigma l’elitismo.
Il canale di trasmissione della misoginia è il costante
ricorso agli stereotipi, alle percezioni e convinzioni che i sessi sono
fondamentalmente differenti. Oggi, come oggi, la misoginia si diffonde più in
là delle colonne degli opinionisti, dove era riuscita a sopravvivere, per
essere presente nei manifesti, manuali di vita, raccomandazioni religiose, per
citare solo alcune delle più recenti manifestazioni misogine.
A sua volta, per reazione dobbiamo intendere l'atteggiamento
di opposizione alle innovazioni politiche, sociali e culturali. Una delle
innovazioni politiche che ha causato più cambiamenti tanto nei valori come nel
modo di relazionarci socialmente, così come l’articolazione politica è stata la
sfida per un’effettiva uguaglianza tra donne e uomini. La reazione all’innovazione
politica dell’uguaglianza ha dimorato in istanze estranee al potere politico, ma,
sfortunatamente, adesso si annida in seno a chi esercita il potere.
… Trasformare i " diritti delle donne " in
tabù, non è solo una distorsione della realtà, ma una perversione reattiva.
In conclusione, sappiamo che questo governo (spagnolo)
lavora contro l'uguaglianza e il riconoscimento, sceglie le donne come gruppo
sociale di riferimento su cui applicare la "strategia di contenimento
democratico". Per questo è pratica del femminismo, come teoria politica
qual è denunciare quest’arretramento: quando si oscurano i diritti delle donne,
arretra tutta la cittadinanza.
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