sabato 26 aprile 2014

Dentro la sottomissione

Miguel Lorente Acosta, medico legale, docente di Medicina Legale presso l'Università di Granada






Si può vincere, dominare, opprimere, umiliare ma sottomettere richiede  qualcosa in più, che l'azione diretta a obbligare le altre persone oltre la loro volontà . Sottomettere richiede un doppio elemento che da quel momento agisce come strumento di controllo e dall’altro, comporta continuità nel tempo.
Questa doppia caratteristica implica ,che per mantenersi nel tempo, deve agire su chi è presentato come “suscettibile di essere oggetto di sottomissione”. Se non c'è questa previa condizione, quando la sottomissione è eseguita su un ampio gruppo di popolazione, il numero di persone sottomesse e il suo prolungamento nel tempo, produrrebbe una reazione contro la stessa dell’intera società, che non può restare indifferente davanti all’ingiustizia della sottomissione o dallo stesso gruppo colpito, che alla fine si ribellerà.La diseguaglianza storica ancora imperante nella nostra società, immersa in una cultura androcentrica, è dovuta all’assunzione arbitraria e interessata del maschile come riferimento universale per condizionare le manifestazioni della realtà, e per darle un senso e un significato, una volta che accada. Così, la disuguaglianza, fa sì che gli uomini e tutto ciò che li riguardano, siano posti in una posizione gerarchicamente superiore e, le donne, il femminile in generale, siano relegate allo spazio concesso e ripartito dalla cultura e dagli uomini.
La struttura così costruita è piena di trappole, trucchi e nascondigli, perche tutto passa secondo il manuale d’istruzione della cultura e che quando qualcuno o qualcosa esce dal copione abbia una spiegazione coerente con i valori stabiliti per organizzare la convivenza. Ad esempio, la cultura " normalizza " la violenza contro le donne perché  è " accettabile in alcune circostanze ", e non è una deduzione che provenga dal guardare quotidianamente ciò che succede, ma lo dimostrano gli studi sociologici realizzati nel nostro paese e nell’Unione Europea (Eurobarometro), dove il 2% ha detto che questa violenza è giustificabile in determinate circostanze. Non dicono quali, il che permette che ogni aggressore decida, interpretando il riferimento generale della cultura applicata al suo ambiente particolare, di usare la violenza e quale grado di violenza merita ciascuna situazione.
La stessa strategia costruita dalla cultura fornisce una spiegazione anche per i casi più gravi, in modo che gli omicidi sono ampiamente giustificati dalla società in nome di alcool, droghe, disturbi mentali, malattie mentali, passione o la gelosia di sempre. La giustificazione non arriva fino all’omicidio come negli anni ’60 con la disciplina penale dell’uxoricidio, però fa sì, che invece di agire contro le cause, si perda tempo ed energie, chiedendosi i motivi che in realtà non si vogliono sapere.
Tutto ciò è parte della diseguaglianza, che la cultura ha presentato come “ordine naturale” e che perpetua attraverso un " controllo sociale ", che porta a che le cose siano come “devono essere” e che le donne assumano come parte delle loro identità, le condizioni che gli uomini e la loro cultura hanno stabilito in precedenza. E, se esse non lo fanno, allora, applicano elementi attivi e diretti per conseguirlo.
Abbiamo esempi molto vicini. Da un lato, abbiamo il libro pubblicato dall'Arcidiocesi di Granada, ” Sposati e sii sottomessa”, un libro criticato da chi mette in discussione la disuguaglianza, ma che la gerarchia ecclesiastica non ha sconfessato, né i settori più conservatori hanno detto nulla, pur essendo un libro che assume esplicitamente il ruolo subalterno delle donne agli uomini e il loro obbligo ai mandati assegnati. Naturalmente molti possono capire che si tratta di un quarto capitolo di “ 50 sfumature di grigio”, perché realtà e finzione non sono così distanti. Dall’altro lato, abbiamo l'esempio della dichiarazione resa dalla donna che è stata aggredita con l'acido dal marito, che ha dichiarato al processo: “Se avessi saputo, non mi sarei mai separata”.  Cioè, se avesse conosciuto il prezzo da pagare per la sua ribellione, sarebbe rimasta sottomessa ai dettami del marito.
La situazione è chiara, in un'epoca d’insubordinazione sociale, le donne continuano a essere sottomesse agli uomini e ai riferimenti naturalizzati attraverso la cultura.
E 'stata la cultura androcentrica che ha reso le donne suscettibili di sottomissione e che ha deciso quali siano i mandati ai quali sono obbligate, perché quelle circostanze e la violenza si ottengono con il silenzio e la passività della maggior parte della società.
Così il silenzio e la passività si trasformano in parole e azioni del postmachismo davanti ai progressi nell’uguaglianza e nell’eliminazione della violenza di genere, che è un’ulteriore dimostrazione che la cultura non è casuale e che obbedisce a una strategia di potere costruita sui riferimenti e privilegi degli uomini. Se così non fosse, non avrebbe senso che per correggere un’ingiustizia, come la disuguaglianza o raggiungere l’obiettivo di porre fine alla violenza di genere, si adducono tantissimi argomenti critici costruiti sulla distorsione della realtà, come quelli sulle false denunce, inventandosi dati o il tentativo di evitare di parlare della violenza sulle donne, portando avanti l’argomento, che occorre parlare di “tutte le violenze”.
Dobbiamo essere ribelli contro la sottomissione della disuguaglianza e, perciò, dobbiamo essere critici con la cultura storica e con chi lancia nuovi argomenti per fermare i progressi e rimanere dentro i limiti della proprietà privata, che alcuni uomini hanno assunto in loro nome, dopo aver strappato terreno a tutta la società, cioè, alle donne e agli altri uomini.

 Autopsia

( dallo 
spagnolo, Lia Di Peri)




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