Miguel Lorente Acosta, medico legale, docente di Medicina Legale presso l'Università di Granada
Si può vincere, dominare, opprimere, umiliare ma sottomettere richiede qualcosa in più, che l'azione diretta a obbligare le altre persone oltre la loro volontà . Sottomettere richiede un doppio elemento che da quel momento agisce come strumento di controllo e dall’altro, comporta continuità nel tempo.
Questa doppia caratteristica implica ,che per mantenersi
nel tempo, deve agire su chi è presentato come
“suscettibile di essere oggetto di sottomissione”. Se non c'è questa previa
condizione, quando la sottomissione è eseguita su un ampio gruppo di
popolazione, il numero di persone sottomesse e il suo prolungamento nel tempo, produrrebbe
una reazione contro la stessa dell’intera società, che non può restare
indifferente davanti all’ingiustizia della sottomissione o dallo stesso gruppo
colpito, che alla fine si ribellerà.La diseguaglianza storica ancora imperante nella
nostra società, immersa in una cultura androcentrica, è dovuta all’assunzione
arbitraria e interessata del maschile come riferimento universale per
condizionare le manifestazioni della realtà, e per darle un senso e un significato,
una volta che accada. Così, la disuguaglianza, fa
sì che gli uomini e tutto ciò che li riguardano, siano posti in una posizione
gerarchicamente superiore e, le donne, il femminile in generale, siano relegate allo spazio concesso e ripartito dalla
cultura e dagli uomini.
La struttura così costruita è piena di trappole,
trucchi e nascondigli, perche tutto passa secondo il manuale d’istruzione della
cultura e che quando qualcuno o qualcosa esce dal copione abbia una spiegazione
coerente con i valori stabiliti per organizzare la convivenza. Ad esempio, la
cultura " normalizza " la violenza contro le donne perché è " accettabile in alcune circostanze
", e non è una deduzione che provenga dal guardare quotidianamente ciò che
succede, ma lo dimostrano gli studi sociologici realizzati nel nostro paese e
nell’Unione Europea (Eurobarometro), dove il 2% ha detto che questa violenza è
giustificabile in determinate circostanze. Non dicono quali, il che permette
che ogni aggressore decida, interpretando il riferimento generale della cultura
applicata al suo ambiente particolare, di usare la violenza e quale grado di
violenza merita ciascuna situazione.
La stessa strategia costruita dalla cultura
fornisce una spiegazione anche per i casi più gravi, in modo che gli omicidi
sono ampiamente giustificati dalla società in nome di alcool, droghe, disturbi
mentali, malattie mentali, passione o la gelosia di sempre. La giustificazione
non arriva fino all’omicidio come negli anni ’60 con la disciplina penale
dell’uxoricidio, però fa sì, che invece di agire contro le cause, si perda
tempo ed energie, chiedendosi i motivi che in realtà non si vogliono sapere.
Tutto ciò è parte della diseguaglianza, che la
cultura ha presentato come “ordine naturale” e che
perpetua attraverso un " controllo sociale ", che porta a che le cose
siano come “devono essere” e che le donne assumano come parte delle loro
identità, le condizioni che gli uomini e la loro cultura hanno stabilito in
precedenza. E, se esse non lo fanno, allora, applicano elementi attivi e
diretti per conseguirlo.
Abbiamo esempi molto vicini. Da un lato, abbiamo
il libro pubblicato dall'Arcidiocesi di Granada, ” Sposati
e sii sottomessa”, un libro criticato da chi mette in discussione la
disuguaglianza, ma che la gerarchia ecclesiastica non ha sconfessato, né i
settori più conservatori hanno detto nulla, pur essendo un libro che
assume esplicitamente il ruolo subalterno delle donne agli uomini e il loro
obbligo ai mandati assegnati. Naturalmente molti possono capire che si tratta
di un quarto capitolo di “ 50 sfumature di grigio”, perché realtà e finzione
non sono così distanti. Dall’altro lato, abbiamo l'esempio della
dichiarazione resa dalla donna che è stata aggredita con l'acido dal marito,
che ha dichiarato al processo: “Se avessi saputo, non mi sarei mai separata”. Cioè, se avesse conosciuto il prezzo da
pagare per la sua ribellione, sarebbe rimasta sottomessa ai dettami
del marito.
La situazione è chiara, in un'epoca d’insubordinazione
sociale, le donne continuano a essere sottomesse agli uomini e ai riferimenti
naturalizzati attraverso la cultura.
E 'stata la cultura androcentrica
che ha reso le donne suscettibili di sottomissione e che ha deciso quali siano
i mandati ai quali sono obbligate, perché quelle circostanze e la violenza si
ottengono con il silenzio e la passività della maggior parte della società.
Così il silenzio e la passività si trasformano
in parole e azioni del postmachismo davanti ai progressi nell’uguaglianza e
nell’eliminazione della violenza di genere, che è un’ulteriore dimostrazione
che la cultura non è casuale e che obbedisce a una strategia di potere
costruita sui riferimenti e privilegi degli uomini. Se così non fosse, non
avrebbe senso che per correggere un’ingiustizia, come la disuguaglianza o
raggiungere l’obiettivo di porre fine alla violenza di genere, si adducono
tantissimi argomenti critici costruiti sulla distorsione della realtà, come
quelli sulle false denunce, inventandosi dati o il tentativo di evitare di
parlare della violenza sulle donne, portando avanti l’argomento, che occorre
parlare di “tutte le violenze”.
Dobbiamo essere ribelli contro la
sottomissione della disuguaglianza e, perciò, dobbiamo essere critici con la
cultura storica e con chi lancia nuovi argomenti per fermare i progressi e
rimanere dentro i limiti della proprietà privata, che alcuni uomini hanno
assunto in loro nome, dopo aver strappato terreno a tutta la società, cioè,
alle donne e agli altri uomini.
Autopsia
( dallo spagnolo, Lia Di Peri)
( dallo spagnolo, Lia Di Peri)
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