Intervista a Silvia Federici
Dove sono le donne nella lotta di
classe? Per Silvia Federici la chiave di questa risposta sta nella divisione
del lavoro e nel “ grande territorio di sfruttamento”, che è il lavoro
domestico. “Il capitalismo si è appropriato del lavoro non pagato, si è
costruito sulla degradazione del lavoro di riproduzione e di cura. Non è, però,
un lavoro marginale ma il più importante, perché produce soprattutto la
capacità delle persone di lavorare “.
Il suo lavoro principale è intitolato Calibano e la Strega. Donne, corpo e
accumulazione primitiva, pubblicato nel 2004. In quest’opera ha realizzato uno
studio storico della "caccia alle streghe" datata dal XV secolo,
quando l'Europa, alle origini del capitalismo, frazionò le terre comunali in
porzioni di proprietà individuali, che sono state consegnate all’uomo. In quel
momento, in cui il raccolto per il sostentamento si separò dal raccolto per il
mercato, mettendo le donne in secondo piano, sui loro corpi si scatenarono le
battaglie che portarono molte di loro – soprattutto le vecchie depositarie dei
saperi e cultura – al rogo.
- C'è una spiegazione storica per l'aumento della
violenza contro la donna?
Silvia Federici - E’ importante riconoscere che la
violenza è sempre stata presente in forma potenziale nel rapporto tra gli
uomini e le donne in questa società. Molte donne sono picchiate se non
preparano da mangiare; a molte donne si dice che non devono uscire, che devono
rimanere in casa per prendersi cura dei figli, come parte dell’ordinamento del lavoro domestico. Io penso però che ci
siano molte ragioni per l’aumento di questa violenza. La prima è la ricerca di
autonomia, di fronte al rifiuto di adempiere i servizi che, tradizionalmente,
hanno offerto agli uomini. La ricerca dell’indipendenza espone le donne al
pericolo. Per esempio, con l'immigrazione: le espone alla violenza con le
autorità alla frontiera e sul lavoro nella casa di persone che non conoscono,
che le maltrattano. Questo non significa che le donne dovrebbero stare in casa
ma denunciare una situazione di alto rischio in materia di occupazione per
raggiungere l'indipendenza economica. In secondo luogo, credo che le donne sono state e sono coinvolte in molte lotte
che la violenza arriva non solo dai singoli uomini ma anche dallo Stato e dai
paramilitari (Federici si sofferma su questo punto che ritiene non marginale)
Le donne hanno difeso l'uso non
commerciale della ricchezza naturale, perché hanno una diversa concezione di
ciò che è prezioso. Chi le dà la sicurezza? Non hanno fiducia nel denaro, ma
nella sicurezza di avere animali, mucche, alberi. C'è violenza contro di loro
perché sono le protagoniste di molte lotte.
- Puoi
tracciare un ponte tra le violenze del Medioevo e quelle attuali?
Credo sia importante sottolineare
un altro problema: ci hanno fatto il lavaggio di cervello su questi temi; ci
hanno convinti che la produzione è un fine in sé, che nulla le equivale in termini
di valore, che è giusto sottomettere la vita umana alla produzione. E’ uno dei principi fondamentali del
capitalismo e per lui tutto è legittimo: l’omicidio, la rapina, la guerra. Però
anche tutto questo è penetrato nella nostra personalità: lo abbiamo interiorizzato.
E’ da molti anni che sento che il mostro è dentro di noi. Ad esempio, si tende
a ridurre il tempo necessario per l'amicizia, per l'amore, per l’incontro. Raúl Zibechi mi diceva che il
tempo condiviso è una delle chiavi nelle comunità zapatiste. Mi sembrava
fondamentale ma al tempo stesso così difficile, perché dobbiamo cambiare noi
stessi, convincerci che una delle ricchezze più grandi sono i rapporti con gli
altri. E uno dei compiti più importanti è sviluppare la nostra personalità.Si dà valore a un telefono nuovo ma non alla capacità di essere più solidali,
di non essere ostili, di trattarsi come nemici. Non si dà valore allo sviluppo
delle capacità di comprensione, compassione ed empatia con il resto. La
collaborazione è importante nel capitalismo solo quando è utilizzato per
produrre qualcosa che si possa commercializzare per questo che abbiamo bisogno
di un cambiamento di soggettività. Ho incontrato donne in un
villaggio di Buenos Aires che mi hanno colpita per la ricca personalità che
possedevano. Avevano fatto riunioni, assemblee su ciò di cui avevano bisogno: avere
la luce nel quartiere, pavimentare la strada, perché si riempie di fango quando
piove. Questo significa molto lavoro ma soprattutto un sacco di decisioni.
Quando ci si muove fuori dalla ottica dello Stato e del mercato, tutto diventa
un rischio. Tutto è rischio. Dovrebbe essere misurato bene cosa è importante e
cosa non lo è: questo è un criterio che si crea insieme con gli altri. Solo da
un rapporto di solidarietà può essere definito.
-
Le nuove forme di resistenza
passano attraverso l’incontro?
-
Il concetto di creare il comune significa
anche ricostruire il tessuto delle nostre società. Ogni ondata di sviluppo capitalistico ha distrutto
il rapporto di fiducia, la conoscenza, il vicinato. Ad esempio, negli Stati
Uniti negli ultimi 30 anni la ristrutturazione territoriale ha distrutto tutte
le comunità del nord-est, le comunità industriali. Lì dove le persone hanno
lavorato per anni, dove avevano costruito forme di contro-potere, perché si
conoscevano e sapevano che quando ci sarebbe stato uno sciopero il tuo vicino
sarebbe stato accanto a te, avrebbe potuto sostenerti. Tutto è stato distrutto.Perché è così facile oggi
espropriare, gentrificare (cambiamenti urbanistici)?
Perché non c’è nulla che unisce la gente ai luoghi. Ci
sono città americane in cui tutta la popolazione è nuova. Non si conoscono,
quindi, non hanno capacità di resistenza. La gente non è pazza. Non può resiste
alla oppressione e al dominio se non ha fiducia nel fatto che gli altri lottino
con te.
- Potresti fare qualche esempio di questa resistenza?
-
Ci sono molti modi e non tutti
sono ugualmente efficaci. Uno riguarda la creazione di forme di riproduzione
fuori dal mercato. Quando abbiamo iniziato a stare insieme e pensare come
costruire qualcosa in comune, è chiaro che la maggior parte delle persone vivono
inserite in una rete di rapporti capitalistici e non può sapere fin dall'inizio
se ciò che fa è capitalista o anticapitalista, se la fa crescere o cambiare. E
'anche chiaro che se non s’inizia a ricostruire il tessuto di relazioni, che è
la fabbrica della nostra vita, a costruire rapporti che ci diano appoggio,
solidarietà, fiducia, non possiamo resistere. Combattere la militarizzazione
della vita, la disoccupazione, l'impoverimento intellettuale o morale. Questo è
il problema comune oggi. Penso anche agli studenti e alla privatizzazione del
sapere, alla resistenza della conoscenza in merce, perché per studiare, bisogna
indebitarsi. Le lotte contro l'espropriazione delle terre sono le più
importanti. Quando le grandi sementi, le aziende agro-alimentari, controllano
le terre del mondo e noi non abbiamo alcun rapporto con ciò che mangiamo, non
abbiamo alcun rapporto con la natura, noi siamo come animali chiusi nelle
città.So che alcuni economisti
marxisti, celebrano la città come il luogo delle grandi relazioni. Ma la città
è anche una realtà sociale che è molto dipendente dalla terra. Quando non si
controlla nulla del campo, dei boschi,delle coste, dei mari, siamo completamente
vulnerabili a quello che ci impongono. Non abbiamo alcun controllo. Questo è
quello che accade.
- Che effetto ha questa fase
globale sui nostri corpi?
Il corpo della donna è trattato
sempre più come una macchina. Un esempio sono i ventri in affitto, perché le
donne che sono fecondate non sono trattate come le madri alle quali sarà dato
il bebè. Alle prime è vietato nei contratti che firmano, di sviluppare
l’affetto per quel bambino che devono partorire. Un altro attacco è legato alla
cosmetica. Entro il movimento femminista noi donne abbiamo lottato contro
l’estetica come disciplina, che è stata usata per dividere le donne. Questa
commercializzazione del corpo delle donne sta ritornando. Anche se credo che il
settore dove ciò si possa notare meglio è la salute. Quando si scopre di soffrire
di una grave malattia è terribile se non si ha una comunità accanto a te che
possa aiutarti a comprendere ciò che sta succedendo, pensare ai diversi tipi di
terapia, accompagnarti dai medici. Se non hai questa comunità, sei perduta. Il
protocollo medico di fronte al cancro ha una concezione militare della terapia:
si combatte il cancro, si distrugge, si attacca, in modo molto traumatico. Il
cancro al seno è un esempio paradigmatico di come si impongano le terapie che
non tengono in alcuna considerazione, ciò che le donne sentono,le loro paure,
la possibilità di cure alternative.Negli Stati Uniti si formano
collettivi di donne con cancro al seno che si uniscono per sostenersi. Questo
mi sembra indicativo del grado d’isolamento che ha questa società. L'isolamento
è pericoloso perché debilita te e la tua capacità di resistenza.Un altro capitolo importante è la
maternità. Negli Stati Uniti, in Tennessee, è stato approvato nel mese di
agosto dello scorso anno una legge che stabilisce la pena della “aggressione
aggravata” alle donne che consumano marijuana durante la gravidanza, che può
arrivare fino a 15 anni. E’ considerato come un modo di uccidere il feto:
un’aggressione.Io dico spesso che il corpo
femminile è l'ultima frontiera del capitalismo.
Produrre vita al di fuori del
corpo della donna è l'ultima frontiera che il capitalismo non è stato in grado di passare.
- Che ruolo svolge in questo la memoria
storica?
Credo che sia importante stabilire,
contro la teoria dominante, che il capitalismo ha prodotto scarsità e non
ricchezza. Almeno per noi è stato un impoverimento. Abbiamo perso il nostro
rapporto con la natura: come possono i polinesiani navigare in mare senza
strumenti, solo con la comprensione dei loro corpi, verso l’infrangersi delle
onde? Non posso comprenderlo. Abbiamo perso il rapporto con il nostro corpo e
con gli altri. Ci hanno chiuso in cose piccole, isolate, con la paura degli
altri. L'impoverimento sta nel non essere in grado di comprendere e apprezzare
la ricchezza che significa il rapporto con gli altri.Non solo questo ma aver perso la
capacità di sentirsi parte di qualcosa più grande di se stessi. Questo tema è
un'ossessione per me. Ci hanno limitati a cose così piccole.Il capitalismo ha avuto inizio
con la recinzione dei campi per sfrattare i contadini ma anche per circondare
le persone. Hanno troncato il rapporto con la natura, tagliato il rapporto
con gli altri. Hanno tagliato le relazioni con il nostro corpo, mi riferisco a
questa forma di auto-disciplina del distacco, questo processo di allontanamento
dal proprio corpo. Questo è un impoverimento, quando ti senti una cosa piccola,
isolata e non ti senti parte di qualcosa di più grande, di una storia. E 'importante capire che molte
persone si sentono in contatto con un mondo di relazioni che va oltre la loro
vita, che non vedono la fine della loro vita come la fine di tutto, che vedono
la loro vita continuare negli altri. Questo significa essere parte di qualcosa
di più grande. Quando si ha paura degli altr,i quando non si è in grado di
apprezzare e comprendere la ricchezza che dà il rapporto con gli altri, siamo
all’impoverimento.
(traduzione a cura di Lia Di Peri)
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