Andy Philipps Zeballos
Non è un concetto facile da definire. Per spiegare di
cosa si tratti e quale conseguenza l’epistemicidio abbia dovremmo iniziare
cercando di spiegare cosa significa 'episteme'. Esso indica l’insieme delle conoscenze costruite sotto un paradigma metodologico
che condizionano i modi di comprendere e interpretare il mondo in un determinato
spazio-tempo. Inoltre, l’episteme tende a differenziarsi dalle credenze e
opinioni.
Adesso, forse, il concetto di “epistemicidio”, può diventare un po’ più
facile da capire. E’ la liquidazione di alcune forme dell’apprendere, creare e
trasmettere, conoscenze – saperi comunitari, ancestrali o proprie di certe
culture di vera natura in particolare dopo la nascita e l'uso del metodo
scientifico come unico valido delle classi dominanti, trasformandosi quella in
una sorta di garante della obiettività che ci protegge dalla soggettività
dell'irrazionale.
Per Boaventura de Sousa Santos si
tratta semplicemente della distruzione dei saperi propri dei popoli causata dal
colonialismo europeo e nordamericano (europei sfollati).
Questa liquidazione può essere realizzata in diversi
modi: la più evidente, forse, è l'annientamento fisico degli esseri umani di
una certa comunità o cultura; poi ci sarà l’assimilazione culturale, l’imposizione
- ricatto con cui lo Stato fornirà alcuni servizi, se queste comunità abbandoneranno
determinate pratiche per altre (“ se frequenti una scuola in cui si parla la
lingua ufficiale di Stato, ti daremo cibo in cambio"). Questa pratica è
anche legata alle politiche di "sbiancamento" che si attuavano soprattutto
nei paesi del Sud America. Un altro modo è lo sfollamento dei popoli e il
conseguente "sradicamento". È per questo che alcuni studiosi come
Boaventura de Sousa Santos sostiene che non è possibile la giustizia sociale
globale senza giustizia cognitiva globale, e che la conoscenza scientifica
della modernità sia un grande epistemicidio nello aver costretto alla marginalità
le conoscenze altre. Egli differenzia cinque modi di produzione della
delegittimazione razionale e dalle scienze sociali:
La monocultura del sapere e del rigore che scredita le conoscenze alternative.
La monocultura del sapere e del rigore che scredita le conoscenze alternative.
La monocultura del tempo lineare e l'idea che
la storia abbia il significato di progresso, di sviluppo al quale devono aspirare
gli altri popoli non europei.
La monocultura della naturalizzazione delle differenze
che occultano le gerarchie.
La monocultura della scala dominante dove il globale è egemonico e il particolare locale non conta.
La monocultura della scala dominante dove il globale è egemonico e il particolare locale non conta.
La monocultura della produttività capitalista che si
applica sia al lavoro sia alla natura ed elimina un’altra logica produttiva.
Occorre ricordare che non deve confondersi episteme né
epistemicidio con l'epistemologia, che è comunemente definita come la branca
della filosofia che studia il metodo scientifico.
L’epistemicidio andino
In un'intervista alla filosofa boliviana Silvia Rivera
Cusicanqui si afferma che gli studenti universitari che provengono da zone rurali
la trasmissione della cultura e della conoscenza avviene principalmente
in maniera orle e attraverso mamme e nonne. Un modo di apprendimento e di
valutazione più efficace per loro è quando si realizzano le dinamiche di classe
e, gli esami orali, dove invece di scrivere e leggere in silenzio, si ascolta e
si legge a voce alta. Gli studenti hanno risultati migliori, in generale, con
gli esami orali invece di quelli scritti.
Questo ha a che fare non solo con il modo in cui è
stata trasmessa la conoscenza (racconti, miti, storie, aneddoti, ecc),
generazione dopo generazione, ma con una cultura "verbale", che può
essere materializzata in canti e musica. Un buon esempio può essere visto nel
film “Il seno impaurito” (La Teta asustada”) ", dove la protagonista
conosce la (terribile) storia di sua madre attraverso canti armoniosi e
tranquilli che le cantava in lingua quechua.
Quindi, una volta raggiunto questo punto è molto
complicato non notare che il modo occidentale di creare conoscenza (scienza /
metodo scientifico), anche se dominante, è uno tra il mare di possibilità e
modi che ci sono per conoscere, osservare e trasmette il sapere: sapere non
occidentale. Insieme con il genocidio
avvenuto sia direttamente (omicidi e torture sistematiche) e indirettamente
(diffusione di malattie infettive) dopo la "conquista dell'America",
l'evangelizzazione forzata o il divieto dei riti/pratiche pagane (come ad
esempio parlare in lingue non romanze) tra gli altri nel Indio- America Latina
si è commesso e si continua a commettere da parte degli stati-nazione ereditati
dall'ultima fase di riorganizzazione della elite vicereale, uno dei maggiori
epistemicidi di tutti i tempi. Questo, per esempio, è stato ben illustrato dagli
incroci o dallo sbiancamento, una politica ufficiale in alcuni paesi della
America “ Latina” fondata sullo oblio facendo credere che la idea della memoria
minacci la pace mentale del meticcio, che non vuole più essere un indio. Queste
ferite non si sono rimarginate nella memoria delle popolazioni indigene e
persino un neo-conservatore come S. Huntington riconosce che "L'Occidente
non ha vinto la guerra per la superiorità delle sue idee o valori o la
religione, ma dalla superiorità nella capacità di applicare la violenza più
organizzata ".
La ristretta gamma di epistemi è conseguenza anche
della assenza di risposte sia nella dimensione filosofica sia tecnica.. Oggi,
nessuno può negare la profonda e sorprendente conoscenza che i Maya possedevano
degli astri e la misurazione (un esempio è la significativa influenza nella
modificazione dal calendario giuliano a quello gregoriano) o la conoscenza che
avevano gli Inca dell’architettura e agricoltura. Anche oggi, in un momento in
cui si cercano forme alternative di coesistenza tra gli esseri umani e il
pianeta terra, non sono per nulla disprezzabili alcune delle lezioni che i
popoli indigeni hanno condiviso e, tuttora, condividono sui diversi modi di
coesistenza con l’ambiente, facendo conoscere a tutti noi che la vita umana è
compatibile (e anche armonizzabile) con la "Pachamama".
Il successo del sistema mondiale moderno/coloniale, come sostiene Ramon
Grosfoguel, nel suo libro “La decolonizzazione della economia politica e gli studi
postcoloniali “ consiste nel "far sì che soggetti socialmente ubicati nel
lato oppresso della differenza coloniale, possano pensare in modo sistematico
come quelli che chi si trova in una posizione dominante. Le prospettive epistemiche subalterne sono la
conoscenza che proviene dal basso e produce una prospettiva critica del sapere
egemonico nelle relazioni di potere coinvolte ".
Speriamo che non sia troppo tardi
Non siamo i
primi a lamentare questo tragico evento, la perdita di ricchezza intellettuale,
culturale ed epistemica.
In
letteratura questa idea della scomparsa della alterità, l'imposizione del pensiero
Unico e la egemonia culturale dell'occidente nei cinque continenti angosciava
lo stesso Levi-Strauss, che scriveva durante il suo viaggio per le foreste
occidentali del Brasile: " quanto minori erano le possibilità delle
culture umane di comunicare tra di loro, meno capaci erano i loro emissari di
percepire la ricchezza e il significato di questa diversità. " (Tristi
Tropici, 1955).
Anche se forse
dove meglio è catturato questo senso di vuoto e di apatia è la scena successiva
di "Cent'anni di solitudine", quando uno dei figli illegittimi del
colonnello Buendia chiede alla bisnonna Úrsula se la storia che raccontano gli
anziani sugli ‘esotici’ oggetti portati dagli zingari (soprattutto Melquiades)
a Macondo fosse vera oppure no:
"Stupito, chiese a Ursula se tutto questo fosse
vero, e lei rispose di sì, che molto tempo prima gli zingari portarono a Macondo
meravigliose lampade e tappeti volanti.
Quello che accade – sospirò - è
che il mondo va finendo poco a poco e non arrivano più queste cose”.
traduzione di Lia Di Peri
unitedexplanations.
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