Lidia Falcón, politica e scrittrice spagnola.
Iñigo Errejón nel programma Hoy por Hoy mattina SER, l’8 febbraio, si è pronunciato a
favore dello affitto dei ventri delle donne per soddisfare i desideri di quei genitori che
vogliono figli fabbricati con il proprio sperma.
Ha aggiunto che si dovrebbero adottare correttivi e controlli, perché questa pratica
che chiama “maternità surrogata” non significa lo sfruttamento delle donne
povere, esprimendo così la sua compassione per tali soggetti.
Nel corso della intervista Iñigo Errejón, ha fatto auto-critica, perché
il suo partito è immerso più nella discussione dei problemi organizzativi e
di concorrenza tra le diverse fazioni che si disputano il potere, che nel
risolvere le mancanze delle persone.
Delle persone che non sono donne, perché nessuno degli sfruttamenti e delle minacce che le colpiscono, fino a ucciderle, erano presenti nel suo discorso. Persino la giornalista ha dovuto fargli notare che quando parlava della maternità surrogata, non aveva pronunciato neppure una volta, la parola donna, come se il tema riguardasse gli uomini allo stesso modo o fosse una questione al di fuori della specie umana.
Delle persone che non sono donne, perché nessuno degli sfruttamenti e delle minacce che le colpiscono, fino a ucciderle, erano presenti nel suo discorso. Persino la giornalista ha dovuto fargli notare che quando parlava della maternità surrogata, non aveva pronunciato neppure una volta, la parola donna, come se il tema riguardasse gli uomini allo stesso modo o fosse una questione al di fuori della specie umana.
Il signor Errejón ha iniziato la sua riflessione
dicendo che tutti hanno il diritto di avere figli. Indubbiamente, per un
professore di Scienza Politica è un’analisi estremamente povera come
spiegazione di un problema che colpisce
migliaia di donne, nella loro vita più privata.
Perché come esperto di relazioni umane dovrebbe sapere che i diritti di alcuni non si possono esercitare contro i diritti dei più. Il diritto alla paternità non vuol dire che per poterlo esercitare si possa disporre del corpo di una donna, bombardandolo di ormoni, inserendole un ovulo - proprio o estraneo fertilizzato – e aspettando che la gravidanza arrivi a termine, per strapparle poi il figlio, in modo irreversibile. E tutto questo per denaro.
A questo professore di politica che grida quotidianamente contro lo sfruttamento dei lavoratori da parte delle potenze economiche, non lo tocca lo sfruttamento delle donne da parte di tutti i poteri:quello capitalista e quello patriarcale.
Perché come esperto di relazioni umane dovrebbe sapere che i diritti di alcuni non si possono esercitare contro i diritti dei più. Il diritto alla paternità non vuol dire che per poterlo esercitare si possa disporre del corpo di una donna, bombardandolo di ormoni, inserendole un ovulo - proprio o estraneo fertilizzato – e aspettando che la gravidanza arrivi a termine, per strapparle poi il figlio, in modo irreversibile. E tutto questo per denaro.
A questo professore di politica che grida quotidianamente contro lo sfruttamento dei lavoratori da parte delle potenze economiche, non lo tocca lo sfruttamento delle donne da parte di tutti i poteri:quello capitalista e quello patriarcale.
Se Errejón ricorda la massima che la libertà di
ciascuno finisce dove inizia quella degli altri e se si fosse formato di più
in femminismo che nel suo indigesto mentore Laclau, non si sarebbe pronunciato
con questa leggerezza sul terribile dramma che sta ora assediando le donne povere in diverse aree del mondo.
Quelle governate dai politici che si sono posti al servizio delle grandi
compagnie farmaceutiche, delle agenzie che cercano ragazzine nelle zone rurali dell'India, Pakistan, Bangladesh, Ucraina, per
negoziare, un miserabile contributo che danno alla famiglia, le loro ovaie, i loro grembi,
la loro resistenza fisica, disprezzando la loro dignità come essere umano, i
loro sentimenti ed emozioni: machisti che vogliono essere padri a costo di strappare il bambino alla donna
che gesta e partorisce.
No, signore Errejón, le donne non sono vasi, o provette
né cave d’India per esperimenti né abbiamo i ventri unicamente come
fabbrica di bambini.
Le donne non investono soltanto nella maternità gli ovuli e gli ormoni, che producono le loro ovaie, il calcio, i minerali e le sostanze nutritive che costruiscono il feto; non soltanto noi donne sopportiamo per nove mesi, che la nostra anatomia ci cambi fino a renderci quasi irriconoscibili come quelle persone che eravamo prima della fecondazione; noi donne non soltanto perdiamo il turgore dei seni e la tonicità dei muscoli nel difficile compito di dare vita a un altro essere umano, così lentamente; non soltanto perdiamo la capacità di muoverci con agilità; di compiere lavori pesanti e di realizzare esercizi fisici durante i nove mesi;non solo soffriamo dolori, lacerazioni, parti cesarei e, talvolta infezioni, durante il parto e abbiamo bisogno di giorni per recuperare tanta sofferenza ma come esseri coscienti di ciò che sta accadendo investiamo sentimenti ed emozioni, speranze e timori, gioie e paure in questa fase trascendente della nostra vita. E, allo stesso modo,che nella schiavitù si usa non soltanto la capacità lavorativa del lavoratore ma la persona tutta è perciò infame, manipolare il corpo femminile per fertilizzarlo, ingravidarlo e, poi, sottrargli il “prodotto”, come se si trattasse di avere fabbricato scarpe. E’ anche questo infame.
Le donne non investono soltanto nella maternità gli ovuli e gli ormoni, che producono le loro ovaie, il calcio, i minerali e le sostanze nutritive che costruiscono il feto; non soltanto noi donne sopportiamo per nove mesi, che la nostra anatomia ci cambi fino a renderci quasi irriconoscibili come quelle persone che eravamo prima della fecondazione; noi donne non soltanto perdiamo il turgore dei seni e la tonicità dei muscoli nel difficile compito di dare vita a un altro essere umano, così lentamente; non soltanto perdiamo la capacità di muoverci con agilità; di compiere lavori pesanti e di realizzare esercizi fisici durante i nove mesi;non solo soffriamo dolori, lacerazioni, parti cesarei e, talvolta infezioni, durante il parto e abbiamo bisogno di giorni per recuperare tanta sofferenza ma come esseri coscienti di ciò che sta accadendo investiamo sentimenti ed emozioni, speranze e timori, gioie e paure in questa fase trascendente della nostra vita. E, allo stesso modo,che nella schiavitù si usa non soltanto la capacità lavorativa del lavoratore ma la persona tutta è perciò infame, manipolare il corpo femminile per fertilizzarlo, ingravidarlo e, poi, sottrargli il “prodotto”, come se si trattasse di avere fabbricato scarpe. E’ anche questo infame.
Per questo è vergognoso che i politici che pretendono di lavorare per migliorare le
condizioni di vita dei cittadini, che denunciano le aziende e le oppressioni
sofferte dai lavoratori, che scrivono lunghi manifesti contro un sistema
economico e politico che condanna alla miseria, alla ignoranza, alla tristezza
e al dolore milioni di persone, siano così crudeli con le donne, per soddisfare
i desideri di una manciata di uomini
ricchi.
Perché, essere padre o madre, è un diritto ma non una
necessità. Milioni di uomini e donne non hanno i bambini per vari motivi, oggi,
sempre più volontaria – e non gli accade nulla.
Noi donne non siamo vasi né provette né cavie d’India per testare esperimenti scientifici.
E aggiungo: gli uomini neppure sono stalloni. Gli uomini, quelli che possono vantarsi di esserlo, non debbono approfittarsi della povertà, della impotenza, della immaturità di povere ragazze, per soddisfare questo presunto desiderio di paternità. Perché se davvero ciò che li spinge è la generosità di prendersi cura di un bambino, nel mondo ci sono milioni di creature che hanno bisogno di padri e madri.
Noi donne non siamo vasi né provette né cavie d’India per testare esperimenti scientifici.
E aggiungo: gli uomini neppure sono stalloni. Gli uomini, quelli che possono vantarsi di esserlo, non debbono approfittarsi della povertà, della impotenza, della immaturità di povere ragazze, per soddisfare questo presunto desiderio di paternità. Perché se davvero ciò che li spinge è la generosità di prendersi cura di un bambino, nel mondo ci sono milioni di creature che hanno bisogno di padri e madri.
Questi amabili uomini che non adotterebbero i minori
che ne hanno bisogno, ciò che vogliono è perpetuare il loro seme, proprio come
patriarchi biblici. Per essi non sono passati i secoli di progresso sociale e
umano, che hanno portato al rispetto delle donne poiché esseri umani.
Per loro la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, del 1948, accelerata dopo le tragedie orribili delle contese del XIX e XX secolo, non si applicano al sesso femminile, perché per loro le donne non sono altro che questo: sesso e ventre riproduttore.
Per loro la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, del 1948, accelerata dopo le tragedie orribili delle contese del XIX e XX secolo, non si applicano al sesso femminile, perché per loro le donne non sono altro che questo: sesso e ventre riproduttore.
E non gli importa neppure dei diritti dei bambini. Poiché
queste creature fabbricate su richiesta dei padri non avranno nessuna
conoscenza delle loro radici, dei loro antenati, della storia, della cultura
della biografia della loro madre e della famiglia della madre. Privando questi
nuovi uomini e donne della conoscenza della comunità umana da cui provengono.
Fabbricati come il mostro di Frankenstein per soddisfare il desiderio di chi
può pagarlo.
E ora, nei momenti decisivi di questa immediato Congresso in cui dirigenti e militanti di
Podemos, che deve definire e risolvere che tipo di formazione politica sarà, quali
scopi sociali avrà, quale programma difenderanno, cosa possiamo aspettarci da
loro e in che modo possiamo confidare a
che ci difendano da così tanti poteri predatori e crudeli che ci schiavizzano,
se i suoi militanti e dirigenti decidono che le donne possano essere trattate come
pecore o vacche, approvando quello che chiamano "maternità
surrogata", perderemo la speranza che questo partito sia progressista e
possa cambiare la società a nostro beneficio.
E se dopo tante dichiarazioni di femminismo come hanno fatto le donne di Podemos, voteranno a favore di tale infamia, sarà chiaro che né sono femministe né sicuramente sono consapevoli di essere donne.
Note
E se dopo tante dichiarazioni di femminismo come hanno fatto le donne di Podemos, voteranno a favore di tale infamia, sarà chiaro che né sono femministe né sicuramente sono consapevoli di essere donne.
Note
* Íñigo Errejón
politico e politologo spagnolo tra i fondatori nel 2014 di Podemos
traduzione di Lia Di Peri
traduzione di Lia Di Peri
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