giovedì 18 maggio 2017

L' etica animale. Una questione femminista?

Angélica Velasco Sesma 








La filosofa Angélica Velasco Sesma pubblica La etica animale. Una questione femminista?  
in Colección Feminismos de Ediciones Cátedra.
Pubblichiamo l’introduzione a questo saggio antispecista, che solleva la necessità di comprendere la dominazione degli altri animali dalla prospettiva di genere e la critica al sistema patriarcale. Mercoledì 17 maggio si terrà una tavola rotonda su questo libro di rappresentanti politici che sarà moderata dallo storico e scienziato Ricardo Campos e dalla filosofa eco - femminista Alicia H. Puleo.


L'etica è una delle discipline della filosofia con maggiore coinvolgimento nella nostra vita quotidiana e della società nel suo complesso. Costituisce anche una delle aree di ricerca di più intensa oggi produzione filosofica. Uno dei suoi risultati innovativi è l’Etica Ambientale, legata alla nascita di nuove conoscenze scientifiche, così come la percezione di fenomeni d’inquinamento, perdita di biodiversità, desertificazione, ecc. Da alcuni rami dell’Etica Ambientale, si è sostenuto che ciò che è moralmente rilevante sono le totalità: le specie, gli eco-sistemi, la bio-sfera.
In queste teorie, i singoli soggetti perdono di significato morale.


Viceversa, le etiche atomistiche sostengono che sono proprio gli individui importanti. Nel caso di posizioni sensocentriche, la considerazione morale si estende a tutti i singoli animali. Certamente, come giustificare che non è moralmente rilevante nuocere a un individuo in grado di sentire dolore? È sufficiente fare appello alle nostre capacità cognitive più elevate per legittimare lo sfruttamento degli animali e per escluderli dalla cerchia della considerazione morale? Un carattere moralmente ammirevole può essere basato sul dominio del non umano? Questi sono alcuni dei temi affrontati dalla cosiddetta etica animale e alla quale mi si avvicinerà lungo queste pagine.

Nell'approcciare dall’Etica la questione del nostro rapporto con gli animali, ci allontaniamo dalle correnti egemoniche che hanno considerato questo tema una questione irrilevante. Escludere dalla cerchia della considerazione morale esseri senzienti che possono essere colpiti dalle nostre azioni, non sembra soddisfare le esigenze di un'etica veramente universalistica. Allo stesso modo assumere l’appartenenza all’umanità come criterio per legittimare l'assenza di considerazione morale rispetto al resto degli animali presuppone il mantenimento della struttura gerarchica di pensiero che vede la differenza come inferiorità e l’inferiorità come motivo di dominio.

Pensatori come, François Poulain de la Barre o John Stuart Mill, hanno affermato che la disuguaglianza tra i sessi è il pregiudizio più universale. Quest'ultimo filosofo ha sostenuto che, in più, è il pregiudizio più interessato di tutti perché cerca il potere per metà dell'umanità.
Che cosa potremmo dire, allora, del pregiudizio di specie o specismo che concede la sovranità assoluta a una specie su tutte le altre?  Lo specismo è stato respinto come un pregiudizio illegittimo, poiché sostiene che il criterio della moralità sia l’appartenenza alla specie umana.  Come ha ricordato la filosofa Celia Amorós, i pregiudizi non sono innocenti ma sono associati agli interessi di chi si colloca in una posizione di dominio.
Applicando questa riflessione alla questione degli animali, siamo in grado di stabilire che negare loro la rilevanza morale non è qualcosa casuale ma un modo per garantire che qualsiasi interesse umano, sia vitale o banale, ha un'importanza assoluta, quando è in conflitto con gli interessi degli animali. Chiamo ideologia della subordinazione/dominio/sfruttamento degli animali l’insieme di credenze che stabilisce che gli esseri umani hanno il diritto di soddisfare tutte le loro necessità a spese dello sfruttamento degli animali. Gli argomenti dell’antropocentrismo estremo determinano la priorità generale dei problemi umani, affermando che,solo quando questi saranno stati risolti, sarà legittimo affrontare i problemi del nostro rapporto con gli animali. E 'facile vedere che questo argomento implica un rinvio sine die della questione degli animali nello stesso modo che il marxismo, rinvia sine die la causa delle donne al trionfo del socialismo.
A livello internazionale, la difesa degli animali è stata guidata, in modo schiacciante, dalle donne. Anche all'interno della produzione teorica, molte pensatrici hanno centrato i loro sforzi intellettuali a sostegno del trattamento rispettoso nei loro confronti. Tuttavia, paradossalmente, sono gli uomini che ricevono maggiore riconoscimento nell’ambito dell’Etica Animale.
Questo libro affronta la questione dell’Etica Animale come questione femminista, partendo dalle connessioni tra il dominio di genere e di specie. L’animalizzazione e la naturalizzazione delle donne hanno permesso di giustificare il loro assoggettamento agli uomini. Esse sono state considerate come le più vicine alla natura. Esiste però, davvero, un legame privilegiato tra le donne e la natura? Dall'antropologia si è ipotizzata l’universalità della subordinazione femminile a seguito di una presunta maggiore vicinanza delle donne alla natura. Sia le donne come i lavori di mantenimento della vita, tradizionalmente svolte da esse conterebbero, quindi, in misura minore rispetto agli uomini e alle attività in ambito pubblico. La donna sarebbe l’intermediaria tra la cultura e la natura. Quest’ultima è stata considerata inferiore alla prima in pratica in ogni società conosciuta. La naturalizzazione delle donne e la sottovalutazione della natura sono state elementi costanti nella storia dell'Occidente. E l'idea delle nature differenti e complementari dei sessi è stata un argomento ricorrente per legittimare la società patriarcale. 

Per verificare l'ipotesi che l’Etica Animale è una questione femminista, nel primo capitolo, vi presento le teorie più influenti per potere, poi, esaminare il suo pregiudizio androcentrico.
A seguito di un controllo di alcune delle posizioni che certi filosofi di fama hanno mantenuto sulla cosiddetta questione degli animali, analizzo gli argomenti che si sono dati dall’utilitarismo per giustificare l’ampliamento della cerchia di considerazione morale di là dalla nostra specie.

Nel suo classico Liberazione Animale, Peter Singer, punta sulla stessa linea di Jeremy Bentham, per applicare il principio dell’uguale considerazione d’interessi anche agli animali perché sostiene che l'unica frontiera legittima nella considerazione morale è la capacità di soffrire e di godere. Una volta sviluppati gli approcci di Singer, mi concentro sulle critiche che queste proposte utilitariste hanno ricevuto da parte di Gary Francione, così come dal Progetto Grande Scimmia come un tentativo di concedere il diritto alla vita, all'integrità fisica e la libertà alle grandi scimmie antropoidi.  In seguito, analizzo la proposta deontologica di Tom Regan, che intende concedere diritti agli animali in base al loro status di soggetti-di-una- vita. Termino il capitolo con un approccio alle altre prospettive di etica animale, come quelle di Peter Carruthers, Mark Rowlands o Martha Nussbaum.

Tuttavia, i cosiddetti teorici dei diritti degli animali, Peter Singer e Tom Regan, hanno mantenuto la polarizzazione androcentrica dell’Etica che considera le emozioni come inferiori alla ragione  in modo che quest'ultima debba dominare la prima. Hanno cercato di basare le loro proposte sulla capacità razionale e nei principi universali . Pertanto, nel secondo capitolo, presento l’Etica, della cura come uno sviluppo femminista dell’Etica che integra questi elementi.

Negli anni ottanta del XX secolo, come reazione alla classificazione dei livelli di pensiero morale da Lawrence Kohlberg all'Università di Harvard, si intraprese un esame critico della gerarchizzazione tradizionale dell’Etica che denigrava l’empatia e altre attitudini e virtù necessarie per prendersi cura degli altri. Queste virtù erano davvero forme morali inferiori? La ricerca pionieristica appartiene allo stesso ambiente accademico di Kohlberg. Nel titolo del lavoro di Carol Gilligan – in Different Voice si parlava di "un'altra voce" proveniente da diverse esperienze derivate probabilmente  dalle forme di organizzazione dei lavori di uomini e donne nella storia.
 
Si è iniziato così a pensare  che le classificazioni della Filosofia Morale si appoggiavano esclusivamente sull’esperienza dell’ambito pubblico, escludendo o sottovalutando le virtù connesse con le pratiche delle donne in ambito domestico, alla cura dei famigliari a carico: bambini, malati e anziani. La cura può essere universalizzata in modo che venga riconosciuta come una virtù sia per gli uomini sia per le donne. Con sfumature diverse, tutte le teorie raggruppate sotto il nome di Ethics of Care rilevano l'apprezzamento della situazione e del carattere personale e concreto dell’etica come relazione.
Siamo tutti interdipendenti sostengono,apprezzamento che mantiene la somiglianza con l'idea di complessità degli ecosistemi e che alcuni pensatori hanno applicato alla loro difesa degli animali.
Il superamento del pregiudizio androcentrico  si tradurrà in una trasformazione dell’Etica in cui le emozioni,le virtù della cura e l’attenzione al contesto e alle relazioni appaiono come elementi legittimi della moralità, elementi che saranno indispensabili nel caso dell’Etica Animale. Sarà necessario, includere, quindi, emozioni e sentimenti come componenti essenziali dell’Etica, poiché permettono di spiegare la motivazione morale.
L’enfasi che le teorie egemoniche hanno posto nella Ragione e il tentativo di eliminare le emozioni considerandole elementi negativi, dimentica che gli umani,
non sono solo esseri razionali ma che l’emotività è una parte costitutiva di essi. È pertanto necessario superare la svalutazione delle emozioni e raggiungere teorie nelle quali la capacità razionale e quella emotiva si vivano egualmente necessarie.
Quindi, è possibile e auspicabile un’Etica Animale rigorosamente basata su principi universali che non considerano la nostra risposta emotiva allo sfruttamento degli animali?


E’ sufficiente un’Etica Animale che si proponga di analizzare i nostri comportamenti con i non-umani dal punto di vista morale, ma che non prenda in considerazione i comportamenti di genere che sottendono al dominio degli animali? Basterà  proporre un'estensione dell’etica  in modo che i nostri atteggiamenti morali riguardano anche il mondo non umano, ma non si avvicinano a eliminare la disuguaglianza di genere? Sono necessari i valori di cura per l’Etica Animale o bastano i principi universali della giustizia? E’ auspicabile un’Etica Animale non sessista ma fortemente androcentrica?  Quale  trasformazione sociale, culturale e personale potrebbe essere raggiunto basandosi  su tali teorie di polarizzazione androcentrica?  
E, ugualmente, una teoria femminista che non analizzi in modo approfondito il nostro rapporto con la natura e con gli individui non umani sarà una teoria completa e in grado di soddisfare le esigenze che richiedono la situazione attuale e la evoluzione morale? Può il femminismo avere successo se si dimentica la subordinazione e sfruttamento in cui si trovano migliaia di milioni di animali non umani come risultato del nostro atteggiamento di dominio? E 'possibile smetterla con un tipo di oppressione se non si va alla radice stessa dell’oppressione?  Che tipo di persone siamo se non concentriamo i nostri sforzi per farla finita con una classe d’ingiustizia ma restiamo indifferenti per le altre? E 'possibile raggiungere un pensiero critico ed egualitario senza occuparsi della interconnessione tra le diverse forme di oppressione? Femminismo ed Etica Animale devono necessariamente integrarsi?

Anche, se parto dalla convinzione che, ogni movimento deve affrontare seriamente i suoi obiettivi specifici, se non si raggiunge una più ampia visione dell’oppressione, si rimane particelle isolate senza raggiungere una comprensione globale dei problemi che permetta di affrontarli in modo soddisfacente. E’ stato proprio l’eco-femminismo che ha mostrato che i diversi sistemi di dominio sono collegati a livello concettuale. In conformità a questa constatazione, è facile capire che si tratti di un imperativo morale e di una necessità pratica analizzare queste connessioni in modo olistico e cercare di superarli attraverso un lavoro congiunto e globale.
Nel modo in cui è stata concettualizzata e si concettualizzano l'umanità, la natura, le donne e gli animali traspare un particolare modo di percepire e comprendere la realtà. Una visione arrogante del mondo, dell’essere umano e della filosofia limita la possibilità di trasformazione politica ed evoluzione morale. Viceversa, nozioni egualitarie e rispettose, dualismi che non si presentano in forma gerarchica permettono di sviluppare un pensiero in cui la differenza non serva come pretesto per il dominio. Questo è ciò che ha preteso l’eco-femminismo: fornire teorie etiche e politiche emancipatrici impegnate con l'uguaglianza e il rispetto per la natura. Così, una volta affrontato la questione dell'etica della cura, passo, nel secondo capitolo, ad analizzare le idee fondamentali di questa corrente femminista che capisce i problemi ecologici e il nostro modo di interagire con la natura come qualcosa che può essere affrontato dalla prospettiva di genere.

In primo luogo, conosceremo le ragioni per cui molte femministe hanno iniziato a preoccuparsi per le questioni ambientali dando luogo all’eco-femminismo come teoria e pratica. Come vedremo, anche se le teorie eco-femministe sono diverse, tutte coincidono nel sottolineare che esistono più collegamenti tra il femminismo e l'ambientalismo e che una corretta comprensione di questi collegamenti è essenziale per raggiungere l'Etica Ambientale, una teoria femminista e un movimento ambientalista di successo. Mi occuperò quindi delle analisi di queste connessioni. Verificheremo, quindi la necessità di sottolineare che il dominio della natura e di dominio delle donne sono collegati e che qualsiasi Etica Ambientale che non si occupi di questa realtà genererà spiegazioni e programmi d'azione inadeguati e incompleti. Intraprenderò lo studio del cosiddetto eco -femminismo classico, in cui si accetta che le donne abbiano per essenza un legame speciale con la natura e si difende la necessità di rivalorizzarla. La natura sarà pertanto superiore alla cultura e la soluzione alla crisi ambientale passerebbero per un recupero dei principi femminili di cura, amicizia e amore, superando i valori maschili di violenza e di dominio. Questo essenzialismo delle ecofemministe classiche è stato giustamente criticato e respinto sia dal femminismo sia dall’eco-femminismo. Con quest’approccio ai principi essenzialisti comprenderemo la necessità di affrontare il legame tra genere e ambiente dal punto di vista costruttivo, che non accetti l'esistenza di una sorta di amabile essenza femminile e l’altra maschile violenta.

Poi,uno studio della filosofia di Karen Warren e di Val Plumwood, ci fornirà validi elementi per sviluppare proposte etiche impegnate con la sostenibilità e l'uguaglianza. Trovo particolarmente rilevante l’idea di Warren della necessità di trasformare il nostro atteggiamento verso la natura,da arrogante alla percezione affettiva del mondo non umano e il suo concetto di logica del dominio. Tuttavia, il suo rifiuto dei principi e dei diritti rappresenta un rischio effettivo per la  tutela dei non-umani. L'eco-femminismo critico elaborato da Alicia Puleo supera le debolezze di alcune teorie eco-femministe. Questa proposta è ora essenziale, perché la sua difesa dell’uguaglianza, il pensiero critico, l'antropocentrismo moderato, la eco-giustizia, l’empatia e la compassione, tra gli altri fattori, non porta al rifiuto dei diritti e dei principi universali di giustizia, ma concilia in modo intelligente ragione ed emozione, giustizia e cura.

La crisi ecologica e di civiltà in cui viviamo ci impone di ripensare il nostro rapporto con la natura e capire la nostra dipendenza da essa. Concepire i nostri corpi come naturali e riconoscere la nostra animalità favorirà un modo più rispettoso di rapportarci sia con la natura sia con gli animali. Questo riconoscimento è essenziale per raggiungere una cultura di uguaglianza e rispetto.
La ri-concettualizzazione di concetti come “natura” o “essere umano” che può insorgere a seguito della rivalutazione dei nostri aspetti corporei ed emotivi, così come delle qualità tradizionalmente considerate femminili, è un passo imprescindibile per costruire le basi di una società pacifica, giusta ed ecologica.
La posta in gioco è la definizione stessa di essere umano: decideremo tra un soggetto che mantiene il dominio sia sulle persone sia sulla natura e gli animali che basa la sua esistenza sullo sfruttamento dei più deboli, e un altro soggetto che accetta la sua interconnessione con il mondo naturale e lavora  per costruire rapporti di rispetto con tutte e tutto ciò che lo circonda.

Dalla prospettiva dell’eco-femminismo si è ampiamente analizzato il modo di interagire con gli animali e le implicazioni etiche di questo rapporto.  I capitoli terzo e quarto sono dedicati a queste riflessioni e argomentazioni. Le teoriche eco-femministe hanno criticato il dualismo gerarchizzato ragione / emozione che persistono nel pensiero dei filosofi animalisti prima citati e hanno sviluppato teorie non androcentriche alternative e / o complementari.
Deborah Slicer, Carol Adams, Alicia Puleo, Val Plumwood o Vandana Shiva sono alcune di esse.
Noi verificheremo qui che le differenze tra le posture atomistiche e olistiche, dando luogo a differenze di opinione in molti casi difficili da risolvere, generando in ogni caso, interessanti dibattiti che arricchiscono l'Etica Animale.


Dopo aver esposto queste idee,  che evidenziano la necessità di includere la prospettiva di genere anche in questo campo dell'Etica, esamino i rischi di voler basare l’Etica Animale esclusivamente sui valori della cura come da alcuni sostenuto. Noi verificheremo che, nonostante l’importanza dell’Etica della cura, una difesa esclusiva di questi valori e un rifiuto dei principi universali di giustizia e di diritti, porta a teorie non in grado di garantire la difesa dei non-umani.Infine, l'analisi del dibattito sulla prostituzione mi aiuta a sviluppare le mie idee sulla subordinazione, dominio e sfruttamento degli animali, sostenendo che se il personale è politico, se lo è la sessualità, il rapporto con il nostro corpo e il tema della prostituzione, politica è anche il nostro rapporto con gli animali.
L'oggettivazione delle donne e degli animali e la concezione dei loro corpi come semplici merci sono un segno evidente che, anche in relazione al corpo stesso, vi siano rapporti di potere.
Ana de Miguel ha giustamente sostenuto che nella questione della prostituzione è in gioco il concetto stesso di essere umano. L'ideologia della prostituzione, che sancisce il diritto di tutti gli uomini a soddisfare le loro necessità sessuali, legittima una pratica nella quale prevalgono le relazioni di disuguaglianza, una pratica che rafforza l'idea che le donne sono pezzi di carne e contribuisce a costruire un mondo più ingiusto.
Partendo da queste argomentazioni sostengo che, nella questione degli animali, sono in gioco il concetto di umano e il mondo nel quale vorremmo vivere. Nello stesso modo in cui il prostitutore mostra un carattere riprovevole nello ignorare le circostanze e i sentimenti delle prostitute, anteponendo in modo egoististico i suoi desideri sessuali, il consumatore di prodotti di origine animale elude la sua responsabilità nel proseguimento della sofferenza e del dominio. Concludo, pertanto, che la difesa degli animali è una questione femminista, che dovrebbe essere affrontata con la serietà che richiede un problema così rilevante.
L'ecofemminismo ha scelto di scoprire la logica del dominio che collega i diversi sistemi di oppressione e di collegare le lotte femministe con quelle ambientaliste. Come ha affermato Karen Warren, è una questione femminista tutto ciò che aiuti a capire l’oppressione delle donne. Pertanto, non solo le questioni ambientali, ma anche la questione degli animali è necessariamente una questione femminista. Lo sfruttamento degli animali è una scuola di desensibilizzazione morale. Una personalità moralmente ammirevole è necessariamente lontana dai comportamenti di dominazione e s’impegna a rispettare tutti gli individui, umani e non umani. Questa personalità richiede necessariamente il rifiuto di ogni forma di sfruttamento e un impegno in direzione della cura applicato sia agli umani, sia alla natura sia agli animali.Una società nella quale realmente si rispettino i principi democratici di uguaglianza, libertà, fratellanza/sorellanza così come la pace, la giustizia e la sostenibilità, richiede cittadini e cittadine impegnat* con questi principi e i valori della cura. Questo impegno deve essere un impegno sentito, vivo. Come ha ben sostenuto John Stuart Mill, una democrazia autentica richiede un cambiamento radicale nella natura umana. Questa idea è pienamente in vigore nel XXI secolo. Qualsiasi trasformazione politica deve essere accompagnata da un'evoluzione morale degli individui. Si tratta di un fenomeno di retro-alimentazione. E i nostri atteggiamenti etici devono estendersi anche alla natura e agli individui non umani. 

Nel nostro atteggiamento verso gli animali traspare un particolare modo di essere. Infatti, nel nostro comportamento con i più deboli dimostriamo il nostro impegno morale e livello di coinvolgimento con i valori della cura, giustizia e rispetto. La visione androcentrica del mondo legata al distacco emotivo, la competitività, la violenza e l'oppressione è mantenuta quando non ci si occupi della sofferenza dei non umani. Pertanto, è fondamentale superare questa visione androcentrica e ampliare la cerchia della considerazione morale, includendo tutti quelli che sono colpiti dalle nostre azioni. La (r) evoluzione morale che esige il momento attuale comprende la critica al sessismo, all'androcentrismo,  all'antropocentrismo estremo e all’arrogante visione del mondo non umano.

Come ho voluto dimostrare in queste pagine, un progetto etico veramente emancipatore deve affrontare tutte le forme di dominio e cercare di superarle. I diversi sistemi di oppressione sono collegati concettualmente attraverso la logica del dominio. Come mantenere, quindi, che una proposta etica è veramente universalista e liberatoria, se non si capisce questa connessione? Come considerare un carattere virtuoso se le sue pratiche sono fondate sul dominio dei più deboli? Come raggiungere un mondo basato su principi democratici di libertà, uguaglianza, fratellanza / sorellanza, solidarietà e sostenibilità, senza prendere in considerazione la nostra interconnessione, interdipendenza, con la natura e gli animali? Come raggiungere un’Etica Animale soddisfacente se non s’incorpora una prospettiva di genere?
Queste sono le domande che guidano questo libro e cercherò di rispondere da quelle pagine.


(traduzione di Lia Di Peri)


Eldiario.es

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