domenica 25 settembre 2011

Mettere in dubbio il genere

di Regina Martínez

Il termine genere racchiude una serie di caratteristiche e norme di comportamento associati al maschile e femminile.

"Non nasciamo donne, lo diventiamo" Queste parole di Simon de Beauvoir (Il secondo sesso, 1949) immaginiamo  furono un cruciale affronto al determinismo che cercava di giustificare la disguaglianza sulla base delle differenze fisiche.

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Più paziente,più sensibile, più dedita alla cura.Le caratteristiche associate alla femminilità cercano di giustificare la diseguaglianza esistente e i ruoli che la società ci assegna. Ma la realtà è in funzione del momento storico, del contesto culturale e della classe sociale che  hanno creato diverse aspettative e situazioni.

Marx diceva che le idee dominanti nella società sono le idee della classe dominante. Mentre alla fine del XIX e parte del XX secolo si imponeva il ruolo della donna come " angelo del focolare" (pura, credente, delicata, innocente) le lavoratrici venivano sfruttate in condizioni abominevoli...
Attualmente gli sforzi e le ossessioni per ottenere un corpo perfetto tormenta molte donne, risponde più alla mercificazione ( cosmetica, pornografia, moda) del corpo e al cliché della donna ricca ( quella che si presenta come un bene in più per suo marito) che agli interessi delle donne comuni. Sojouner Truth, schiava afroamericana abolizionista, lo illustrava brillantemente: " Gli uomini affermano che la donna ha bisogno di aiuto per salire su un'auto. Nessuno mi ha aiutata a salire su una  macchina, che forse non sono donna? Guardate le mie braccia! Ho arato e piantato e raccolto la vendemmia e non c'è uomo che possa superarmi in questo,  che forse non sono una donna? [...]”.

Gli stereotipi di genere si trasformano in una prigione: un uomo sensibile è debole , una donna aggressiva non è femminile. Però succede che si mescolino con l'orientamento sessuale  e una donna "poco femminile" si percepisce come lesbica, mentre un uomo "molto mascolino" rientra nell'eterosessualità.

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 Come si è più volte ribadito né la sessualità né il genere sono concetti fissi, ma dipendono dalla cultura e dal momento storico.
Infatti il termine omosessuale nacque in un momento molto specifico in Occidente e in altre culture troviamo differenti tipologie della combinazione sesso-genere. Per esempio i berdache di alcune società nativi americani nascono uomini, si vestono da donna, hanno uno status di tutto rispetto e un ruolo spirituale nella società e si sposano con uomini non berdache, che a loro volta non sono considerati "gay".
Pertanto se tralasciamo  un poco di vederci come ombelico dell'occidente, ci accorgeremo che neppure le classificazioni che includono l'eterosessualità, omosessualità e bisessualità sono universali. Nè lo è l'ossessione alla medicalizzazione di quelle persone intersessuali che alla nascita si pensa non abbiano quelle caratteristiche fisiche che definiscono una donna o un uomo e si interviene chirurgicamente con perdita del piacere e l'affettazione identitaria che comporta.
Anche coloro che non soddisfano gli stereotipi eteronormativi, vengono stereotipati. Il capitalismo quando non può schiacciare le differenze o il dissenso cerca di assorbili a suo vantaggio.
Dopo la liberazione sessuale degli anni '60, si produce la sessualizzazione brutale della donna sotto il neoliberismo; dopo le vittorie del movimento LGBT irrompe in seguito la cosiddetta 'valuta' rosa.
Le lotte hanno fatto avanzare moltissimo, ma non possiamo fermarci perché il sistema cerca di fagocitarci costantemente.


Auto-designazione

Negli anni '90 arriva una nuova visione che mette in dubbio i precetti dei due movimenti sociali cruciali per la  questione sessuale.
In primo luogo la messa in discussione del femminismo della differenza, che assumendo le caratteristiche del femminile, favorisce la identificazione della donna come classe o genere separato dall'uomo, ma allo stesso tempo come un tutt'uno omogeneo che lascia fuori i non occidentali e i transessuali.
Dall'altra parte questa nuova visione sfida anche  la prospettiva dei gruppi LGBT che guidano movimenti separatisti per l'identità accettando implicitamente che essere omosessuali sia qualcosa di atipico.

La teoria Queer rivoluziona il panorama, sfidando la nozione di sessualità come qualcosa di rigido e incasellato. Come spiega Judith Butler (fiosofa e docente americana):

"Queer è un ternime che mira ad evitare di dover presentare la carta d'identità prima di entrare ad una riunione […], è un argomento contro una certa normatività".

Non esiste una classificazione valida,tutte le identità sociali sono egualmente anomale.

Per coloro che utilizzano il marxismo come strumento analitico di lotta, quest'analisi è condivisibile: i confini tra le identità sessuali sono una mera costruzione sociale. Il rifiuto ad essere etichettato e stigmatizzato è altamente rivoluzionario perché evita almeno concettualmente la segregazione. Tuttavia risiede qui uno dei problemi. Gran parte di questa teoria (queer) nasce dal post strutturalismo e dal post-modernismo, che nega l'esistenza della classe lavoratrice e rileva il linguaggio e la politica, come strutture del potere contemporaneo, senza offrire una spiegazione dell'origine e della oppressione sessuale e di genere. D'altra parte con la semplicità tipica delle generalizzazioni, dato che vi sono collettivi e movimenti più radicali e anticapitalisti , la strategia di lotta parte dall'auto-designazione, dai cambiamenti nello stile di vita e dagli eventi culturali.

La de-costruzione del genere presuppone la possibilità di costruire un movimento unitario nella più ricca diversità. E questa unità si ottiene a partire dalla lotta anticapitalista, dato che il sistema perseguita quelle tendenze e sessualità che non soddisfano la riproduzione a buon mercato e garantita della classe operaia promossa dalla famiglia nucleare, che come hanno detto molti attivisti prima di essere un rito ultracattolico è radioattiva. 


(traduzione di Anita Lia Di Peri Silviano)

2 commenti:

  1. Chiaro, conciso, ottimo come introduzione alla questione, anche se non ne tocca alcuni punti problematici
    Bene hai fatto a tradurlo (e brava per tutto il lavoro che fai nel blog!)
    Anche se in maniera intermittente - mi conosci e sai tra quante cose mi "arrabatto" -, ti seguo con piacere

    Buona giornata e a presto

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  2. Cra V. hai ragione quando affermi che tra-lascia alcune questioni. Ma è già una conquista riuscire a interessare su questa tematica. Bisogna in alcuni luoghi essere quasi didascaliche, ché altrimenti molti 'fuggono'. Così è anche per la tematica del femminicidio messicano che dopo tanti anni di studio e ricerca personale, pubblicazioni( da fonti originarie)analisi e riflessioni critiche, ancora oggi, c'è un generale disinteresse. Ma la roccia (dell'indifferenza) viene erosa anche da piccole gocce d'acqua.
    Grazie V. (anch'io ti seguo e apprendo)

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