mercoledì 1 febbraio 2012

Messico : Accusate e incarcerate per aver " ucciso i figli"

da Patricia Chandomí

Come esempio lampante di esclusione sociale, emarginazione e negazione dei loro diritti riproduttivi da parte del governo, tre donne indigene sono state incarcerate nello stato di Chiapas, accusate di omicidio, per aver  sofferto parti o aborti in pessime condizioni.

Carmen, Juana e Rosario sono donne giovani, povere e analfabete.Non parlano lo spagnolo e hanno patito violenza da parte dei loro partner. Tutte e tre sono detenute nella prigione di Santo Cristobal della Casas per il reato di omicidio aggravato dal grado di parentela.

" Non sono state condannate per aborto, ma per omicido aggravato dal grado di parentela" spiega l'avvocata difensora Martha Figueroa.

" Noi (le donne) chiedevamo di aggravare il femminicidio per grado di parentela, perché non è la stessa cosa che ti uccida uno sconosciuto, invece che una persona che è stata il tuo compagno; tuttavia, per il reato di omicidio per grado di parentela, quando le processate sono donne,si applica con un solo testimone"

L'avvocata Figueroa cita il caso di Carmen, Juana e Rosario: le tre donne sono indigene Choles della zona nord del Chiapas " In realtà  - denuncia Figueroa - queste donne hanno avuto brutti parti, tutte sono state segnalate come cattive madri, quando a fallire fu lo Stato che le ha mantenute in totale emarginazione ed esclusione".

Trattate come bestie.

Nel marzo 2012  Carmen compirà un anno che è nell'ala femminile del carcere numero 5 di San Cristobal della Casas. Essa è in attesa di giudizio.
" Non ho il coraggio di uccidermi" dichiara l'indigena a Cimacnoticias con l'aiuto di un traduttore. Dopo una lunga pausa non vuole più parlare. Le sue compagne di cella la giustificano " E' per i maltrattamenti subiti dal marito: le si avvicinò per picchiarla  in testa con dei bastoni infuocati, l'ha colpita come se fosse un animale, come se non sentisse nulla".
La sua avvocata spiega " Carmen ha subito molta violenza, che le ha provocato una diminuzione cerebrale".
La donna è madre di cinque figli. Il marito - José - l'ha torturata per anni, minacciandola di morte. Carmen l'ha denunciato in ripetute occasioni, però tornava sempre libero,come se non fosse successo nulla".

Durante la sesta gravidanza, l'indigena si è separata dal compagno, iniziando una relazione con il cognato. José le disse  che quel figlio non era suo e la minacciò di ucciderla assieme al nascituro. " Ho vissuto la gravidanza con tanta paura, paura che ci uccidesse" dichiara Carmen.

" Come ogni mattina mi sono recata nei campi;non sapevo che lì avrei partorito...avevo tanta paura che arrivasse lui  e ci uccidesse,ho posato il neonato e mi sono messa a gridare perché ci aiutassero, ma non è venuto nessuno, mi sono trascinata per il campo con molto dolore e paura... nessuno mi ha aiutata, quando sono ritornata a cercare mio figlio non c'era più, poi è arrivata la polizia che mi ha trascinata in carcere per omicidio"

Niente da  mangiare

Juana e suo marito, Caralampio, sono detenuti da 10 mesi. I due sono stati accusati di tentato omicidio aggravato dal grado di parentela.

" Siamo molto poveri - racconta nell'intervista Juana - ci sono state volte che davo ai miei sei figli solo una frittata al giorno. Mi dicevo, i miei figli stanno morendo di fame, questa era la mia preoccupazione di tutti i giorni, piangevamo della nostra povertà, tutti lavoravamo nel campo e non bastava". il parto avvenne in montagna: " Nessun dottore mi ha mai visitata, non riuscivo a riposare, dovevo lavorare tutti i giorni. Il bambino è arrivato mentre lavoravo; è nato lassù in montagna; lo lasciai adagiato sotto alcune piante per correre ad avvisare mio marito; quando siamo ritornati non c'era più,pensai che era caduto nel burrone. Al ritorno a casa ci stava aspettando la polizia che ci ha accusati di aver tentato di ucciderlo".

E continua: Così ho saputo che mio figlio era vivo;ce l'hanno tolto. Il Distretto federale l'ha dato in adozione... Mi sento così impotente, mi preoccupo dei miei figli, se mangiano, ora che i loro genitori sono in carcere"...

Nove anni in carcere.
Rosaria è originaria della comunità di Palenque. Singola, ha lavorato incinta di otto mesi, come cameriera. Nel bar dove lavorava per ordine del suo padrone, doveva accompagnare il cliente a bere.

" Era l'unico posto dove mi accettarono incinta di otto mesi - racconta - questo lavoro mi permetteva di pagarmi la stanza. Quel giorno ho evitato di bere perché mi sentivo un pò stordita. Vivevo in un piccolo solaio che si raggiungeva attraverso una scala di legno. Stavo salendo, quando sono caduta e ho perso il bambino. Appena mi sono ripresa mi hanno detto che dovevo andare in carcere perché avevo ucciso mio figlio".

Rosaria è stata condannata a 15 anni di prigione per "omicidio aggravato per grado di parentela". Sono nove anni che è in carcere.

In tutto questo tempo ha imparato lo spagnolo ed ora può raccontare la sua storia senza l'aiuto di un traduttore. Rosaria è rimasta incinta un paio di volte in prigione, ma nessuna delle gravidanze è arrivata al termine per la sua salute cagionevole. Rosaria si tormenta per i suoi due figli che ha  lasciato al momento di andare in carcere.

L'avvocata Martha Figueroa commenta " Le autorità hanno giudicato Rosaria per il contesto. Siccome era sola, povera e cameriera, un figlio l'avrebbe disturbata. E' assurdo arrivare all'ottavo mese di gravidanza per poi lasciarti cadere da una scala a rischio della tua stessa vita".

Senza diritti
 
La difensora rileva che nei tre casi di queste donne detenute sia chiara la misoginia e la punizione fisica e sociale delle più povere e storicamente emarginate. Per questo l'avvocata chiede l'immediata liberazione.

 E' da notare che con questi arresti lo Stato messicano viola la Convenzione per  la Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro la Donna, in riferimento a chi ha l'obbligo di garantire l'accesso ai servizi sanitari e di pianificazione familiare per le donne.

In più fallisce nella concessione di servizi appropriati per la gravidanza, parto e purperio in modo gratuito  - quando sia necessario -  così come nell'adeguata alimentazione per le donne durante la gravidanza e l'allattamento.

 Cimacnoticias.com.

(traduzione di Lia Di Peri)

foto da aliciaguevaraenelmundo.blogspot.com/







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