Nella mitologia greca, la Gorgone era uno spietato
mostro femminile. Il suo potere era così grande, che chiunque provasse a
guardarla rimaneva pietrificato. Le gorgoni sono rappresentate, a volte, con
ali dorate, artigli di bronzo e zanne di cinghiale e i capelli intrecciati con
serpenti.
Terrificante vero? La stessa percezione che hanno le
persone del mito moderno legato allo sviluppo del femminismo: l’embrista.
Essendo un mito “appropriato” nessuno l’ha mai vista, però tutti e tutte ne
hanno paura. E’ la somma di tutte le paure del patriarcato e delle stesse donne
rispetto alle altre.
Tuttavia, se analizziamo la questione, né l’embrista, né
la femminista estremista e neppure la nazi-femminista esistono come esseri
diabolici che si aggirano cercando di pietrificare gli uomini con lo sguardo o
sterminarli nella camera a gas. Sono leggende metropolitane appartenenti alla
mitologia patriarcale, riversata nel caldo dell’inerte ignoranza.
Definendo l’embrismo.
Digitando su Google il termine “embrismo”, la maggior
parte delle definizioni sono abbastanza laconiche catalogandolo come il contrario
del machismo. Seguendo la definizione, l’embrismo sarebbe il contrario del
machismo, quindi, per sapere che cosa sia l’embrismo, bisogna vedere cosa sia
il machismo.
Il machismo, espressione che deriva dalla parola “
macho” è definito dal Dizionario come "l’atteggiamento arrogante degli
uomini verso le donne". Il machismo comprende l’insieme dei comportamenti,
atteggiamenti, convinzioni, pratiche sociali e credenze volte a
giustificare e promuovere le condotte percepite tradizionalmente come eterosessualmente maschili e discriminatorie contro le donne.
Se l’embrismo è l’opposto del machismo, esso sarebbe
quindi, “ l’insieme di atteggiamenti e credenze destinate a giustificare e
promuovere il mantenimento di comportamenti percepite come eterosessualmente
femminili e anche discriminatori contro gli uomini”. Non è strano tutto ciò?
Per essere un movimento così potente che soggioga e opprime gli uomini e li
violenta in casa, nei campi e li giudica, il suo sviluppo teorico è molto semplicistico
e, coincidenza, si definisce come un riflesso del machismo, così come il
femminile è stato definito da sempre, come l’immagine speculare del maschile.
Il machismo è l’insieme d’idee, comportamenti e
atteggiamenti socializzati, ampiamente appresi, con un forte rinforzo
culturale, pertanto accettati e normalizzati. Il machismo, quindi, conta su un
sistema che consente la sua riproduzione. Dov’è il sistema culturale, la
pratica sociale, l’ossatura della tradizione, la struttura d’appoggio che permette
la riproduzione del presunto embrismo? Chi dice che “ le donne sono così, è
normale, è la loro natura”, quando esprimono comportamenti che le fanno
guadagnare l’etichetta di embriste?
Come dichiara Beatriz Gimeno: “ C’è un movimento, un’ideologia,
un pensiero, una teoria, dei testi, che sostenga
che gli uomini debbano essere sottomessi alla disuguaglianza, nella quale
viviamo noi donne? Che dovrebbero essere spogliati dei loro diritti economici o
politici, che debbano guadagnare meno, che si meritano di essere oggetto di
violenza da parte delle donne, che debbano essere reclusi nelle loro case,
lasciare il mondo lavorativo e lo spazio pubblico?”.
In quale posto esiste un sistema di dominio destinato a
soggiogare gli uomini, appoggiato dalle leggi, finanziato dalla Banca mondiale,
controllando il potere politico e i mass-media per mercificare gli uomini e
violentarli per essere tali? L’embrismo, presumibilmente, contribuisce a
mantenere un comportamento eterosessulmente femminile. Tutte le volte, che si
qualifica sempre qualcuna embrista si fa perché quella donna ha mostrato
comportamenti legati al maschile: violenza, aggressività, senso competitivo, ambizione
di potere, ecc. L’evidente contraddizione conferma l’impronta machista del
concetto. Quale sistema, ideologia, teoria, difende il mantenimento di comportamenti
eterosessuali femminili? Quale sistema è nella posizione privilegiata di
definire ciò che è femminile o no, ciò che è maschile o no e chi è embrista o
no?
E’ penoso che dobbiamo continuare a farci del male le
une con le altre con etichette inventate dal patriarcato. Come se non fossero già
abbastanza le definizioni canoniche di santa, madre, vergine, strega, folle e
puttana. Adesso, c’è questa moda di dire “ Io sono femminista e voglio l’uguaglianza,
non come queste embriste/nazi-femministe” Il che equivale a dire “ Io sono una
signora, non come queste donne sciolte, là fuori”. Cioè “ Le altre sono quelle più cattive”.
Questo patriarcato introietta l’elevata purezza. Rileva la parola “altre”,
perché questo tipo di elaborazioni sono quelle che ci mantengono in una
situazione di alterità che ci impedisce di costruire il “ noi”.
Perché analizzare il concetto di embrismo? Perché noi
donne siamo state educate storicamente a diffidare del nostro potere, a
squalificare il potere delle altre donne, per confrontarci solamente con l’approvazione
maschile. L’embrismo è un’invenzione machista, affinché le donne rifiutino l’emancipazione
delle altre, quando non compiacciono il patriarcato. Ci fanno credere che è
male ribellarsi di fronte alla discriminazione di genere e che ci siano donne
ribelli buone e donne ribelli cattive, secondo il grado di approvazione che
concede il sistema patriarcale.
L’ embrismo è utilizzato per rafforzare la
socializzazione negativa delle donne. Abbiamo imparato che solo sotto la
protezione e la guida dell’autorità maschile, siamo sicure che dobbiamo diffidare
delle altre donne, perché come diceva mia nonna, sono ruba-mariti, perché
tradiscono, perché le donne sono volubili e solo sottomettendoci che arriviamo
a bilanciare, controllo e tranquillità. Le embriste, allora, sono un pericolo
per il sistema, perché non cercano la sua approvazione e mettono a rischio la
socializzazione negativa, che permette di dividere e controllare le donne.
Le donne non hanno sorellanza con le loro pari o
competono senza scrupoli per il potere, hanno una logica patriarcale nel modo
di vedere il mondo, però non sono embriste. Sono riproduttrici del machismo, così
come quelle che accusano di embrismo. Pertanto, il discutibile in questo caso è
il patriarcato e i suoi modelli di naturalizzazione delle relazioni umane
disuguali, non certo il femminismo.
Delegittimare i processi di autonomia delle altre donne
è esercitare violenza simbolica, con uno stereotipo che demonizza la
consapevolezza del potere delle donne, come comportamento aggressivo
estremo. Chiamare embrista le altre donne è essere d’accordo che il patriarcato
abbia ancora il diritto di definire e dirci quale femminismo accettare, quali
siano i processi emancipatori più legittimi o no, quali donne siano brave e
quali siano cattive dentro i movimenti e no. Implica che sia giusto escludere
mediante etichette e stereotipi quelle donne il cui cammino verso la
liberazione sembra più minaccioso rispetto a quello delle altre.
L’embrista se davvero esistesse, non sarebbe giammai un
pericolo per le donne che cercano autonomia, ma per il sistema oppressivo, per
gli oppressori e riproduttori e riproduttrici.
L’embrismo è il mito inventato dal machismo per non
ammettere la sua paura delle donne senza paura.
* El quinto poder
traduzione di Lia Di Peri
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